Mons. Crameri tra la gente della sua diocesi.
Ticino e Grigionitaliano

Ecuador: una Chiesa vicina alla gente tra covid e grandi povertà

Esattamente un anno fa la consacrazione a vescovo ausiliare della diocesi di Guayaquil in Ecuador, oggi mons. Antonio Crameri, di origine ticinese ma ormai da anni a servizio del Paese latino americano, ci racconta della sua missione, del nuovo incarico, oltre che della situazione in cui versa il Paese tra corruzioni e grandi povertà.

Mons. Crameri, come ha vissuto questo primo anno da vescovo ausiliare?
A poco a poco sono stato inserito nella nuova realtà della diocesi di Guayaquil, che racchiude un’area vastissima divisa su sette vicarie. A me sono stati affidati in particolare due settori pastorali: la commissione dei ministeri e della vita consacrata con l’animazione vocazionale e la formazione permanente dei sacerdoti, e la pastorale delle culture, impegno che porto avanti anche all’interno della commissione episcopale ecuadoriana. Il mio lavoro da vescovo ausiliare è dunque quello di coordinare e di organizzare gli incontri con i preti e i tanti collaboratori. La realtà nuova che il Signore mi ha affidato in molte occasioni mi distacca dal contatto con la gente e questa al momento è una grande fatica: le mie giornate sono fatte di riunioni, spesso virtuali. Durante questo primo anno ho dunque cercato, per quanto possibile, di privilegiare il contatto sul territorio con i preti che incontro nelle loro parrocchie, durante le visite o le celebrazioni delle cresime. Attraverso i sacerdoti incontro la gente delle comunità e questo per me è un elemento fondamentale: ho sempre sentito molto vicine a me le parole di papa Francesco «Siate pastori con l’odore delle pecore».

Mons. Antonio Crameri.

Quali sono le difficoltà che i sacerdoti affrontano quotidianamente?
Per i sacerdoti che vivono nelle comunità più emarginate della diocesi la difficoltà più grande è sicuramente la lontananza dal centro, dato che per andare da un punto all’altro della diocesi possono impiegarci fino a sei ore e attualmente, per di più, siamo nei mesi invernali durante i quali violenti acquazzoni impediscono di spostarsi. Per tutti i sacerdoti la difficoltà comune è senza dubbio quella economica: qui il parroco non riceve alcun sostentamento dallo Stato o dalla Chiesa, ma vive delle offerte della gente. Attualmente, inoltre, i preti come tutta la popolazione hanno ancora molta paura dei contagi. Per quanto riguarda i vaccini, purtroppo, l’Ecuador si trova ancora in una fase iniziale: su 17 milioni di abitanti, ad oggi sono arrivati solamente 144 mila vaccini.

Quale è la situazione attuale del Paese?
In questo momento siamo in una fase di cambiamento politico: a febbraio si sono tenute le elezioni politiche e ad aprile si terrà il ballottaggio tra i due candidati vincenti. L’aspetto preoccupante è che nel Paese c’è una corruzione incredibile, tanto che, dopo l’eliminazione del candidato dato per favorito, nel primo turno di elezione, c’è il sospetto di frode e ora si chiede di ripetere lo spoglio delle schede. Altro fatto incredibile si è presentato in campagna elettorale quando uno dei due candidati che è ora al ballottaggio, per conquistare voti ha promesso mille dollari a un milione di famiglie povere: la gente è talmente disperata che si lascia strumentalizzare. Il nostro Paese ha grandissimi debiti; sarebbe molto più sensato cercare di creare posti di lavoro, anche appoggiandosi ad altri Paesi. La povertà è dilagante: la maggior parte delle persone svolge un lavoro saltuario vivendo alla giornata. Inoltre, le scuole attualmente sono ancora tutte chiuse, le lezioni avvengono online per chi ne ha i mezzi e le possibilità. Per quelli invece che le possibilità non le hanno – si parla del 50-60% degli studenti – l’istruzione al momento non è garantita.

In questo contesto qual è il ruolo della Chiesa?
La Chiesa è fondamentale: negli ultimi mesi è riuscita a sfamare e sostenere tantissime famiglie in difficoltà, con la collaborazione di tante istituzioni civili e private. Basta pensare all’attività del Bancos de alimentos che durante la pandemia ha preparato un milione e seicentomila kit con alimenti e medicine. In questi mesi di emergenza è stata anche creata una rete di dispensari medici che sta facendo grandissime cose a favore dei poveri, offrendo consulenza online e distribuendo medicinali. Rimane comunque il fatto che le necessità sono tantissime in tutti i Paesi latino americani nei quali la stragrande maggioranza dei governi fa acqua da tutte le parti. Ora vedremo cosa succederà l’11 di aprile in Ecuador con la scelta del nuovo governo.

Silvia Guggiari

Mons. Crameri tra la gente della sua diocesi.
20 Marzo 2021 | 14:12
Tempo di lettura: ca. 3 min.
Condividere questo articolo!