Mons. Antonio Crameri, vescovo di Esmeraldas in Ecuador.
Internazionale

L’Ecuador sull’orlo di una guerra civile. Mons. Crameri: «Pregate per noi»

di Silvia Guggiari

Quando lo scorso autunno avevamo incontrato mons. Antonio Crameri, arrivato dall’Ecuador in visita in Ticino, ci aveva parlato della grave situazione nella quale versava il Paese latino americano, del narcotraffico, delle mafie e della lotta tra bande per il primato nel commercio della droga; ci aveva anche confidato della speranza che ancora la Chiesa riesce ad offrire alla popolazione e l’attesa del nuovo governo con le elezioni di ottobre, vinte poi dal giovane liberale Daniel Noboa.

Nei giorni scorsi, con l’arrivo delle notizie dall’Ecuador che parlavano di attacchi terroristici, violenze, disordini e di una minaccia di una guerra civile, abbiamo raggiunto mons. Antonio Crameri, di origini ticinesi e vescovo di Esmeraldas, che si trovava proprio nella città di Guayaquil, teatro delle maggiori rivolte e in particolare dell’attacco all’emittente televisiva nazionale: «Sembra che si sia scatenato il diavolo e che sia uscito dall’inferno» ci dice al telefono. «Casualmente martedì sono passato molto vicino alla sede televisiva nazionale dove dei delinquenti hanno fatto irruzione aprendo il fuoco in diretta tv: sono rimasto stupito positivamente per il tempestivo intervento della polizia per liberare gli ostaggi e arrestare gli aggressori senza spargimento di sangue. In strada si vedeva gente correre, le serrande dei negozi che si abbassavano, minacce di attentati. In città i terroristi sono entrati in almeno tre ospedali e hanno saccheggiato parecchi negozi».
Nella zona costiera e nelle città di Guayaquil e di Esmeraldas, sono stati segnalati scontri, sequestri, rapine, saccheggi in centri commerciali e auto date alle fiamme. Diversi i morti accertati fino ad ora. Per strada, tra la gente, c’è molta paura e si sente continuamente la minaccia di atti terroristici; la capitale Quito, come spiega il vescovo, non è direttamente interessata da questi disordini, ma nei giorni scorsi era completamente paralizzata per il traffico che si è creato per la paura che ha fatto fuggire gli abitanti rovesciandosi sulle strade.

Nel Paese, la situazione era molto tesa da diverso tempo, ma negli ultimi giorni sembra essere degenerata, in particolare nelle carceri: «Sono in contatto con il cappellano del carcere – racconta il vescovo Crameri – che mi ha detto che ci sono continui disordini e violenze, manca cibo, ci sono degli ostaggi. Inoltre, nella città di Esmeraldas sono state bruciate diverse macchine solo per infondere terrore, al momento la viabilità è completamente paralizzata, niente taxi né bus di linea».
Per far fronte alla crisi, il presidente Daniel Noboa ha dichiarato guerra civile alle bande di terroristi; inoltre ha dichiarato lo stato di emergenza per 60 giorni, invitando la gente a stare a casa. Ma come si è arrivati a tale situazione? Da diversi anni l’Ecuador è al centro del narcotraffico internazionale: un triste primato che ha creato violenza tra le tante bande che commerciano droga a livello mondiale. «In questi pochi mesi dall’elezione, sembra che finalmente il governo del nuovo presidente stia cercando di ostacolare il narcotraffico, la corruzione e le mafie. In dicembre, ad esempio, ha fatto scalpore il caso «Metastasi» che ha portato all’arresto di 38 persone tra i quali si trovano generali della polizia, militari, politici… viviamo un momento di grande disordine che vede coloro che dovrebbero mettere ordine implicati loro stessi in traffici illeciti. Questo presidente ha tanti problemi da risolvere e le sfide da affrontare sono di grande complessità». Salutiamo il vescovo Crameri assicurandogli un pensiero e una preghiera costante dal Ticino.

Mons. Antonio Crameri, vescovo di Esmeraldas in Ecuador. | © Cath.ch
12 Gennaio 2024 | 11:02
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