Ticino e Grigionitaliano

Domenica 8 ottobre 2023. Commento ai Vangeli

Calendario romano: Matteo 21,33-43

di Dante Balbo

Il frutto di un amore profondo, vitale, unico, è la pace, il senso di aver trovato casa, riposo, ma anche slancio vitale, senso di compimento.
Questa realtà viva la può misurare l’intelligenza, ma soprattutto lo stupore, la meraviglia di sentirsi circondati da una benevolenza che ci supera e completa, ci fa pensare cosa mai ci trovi l’altra persona in noi. Nelle letture di questa domenica è san Paolo a ricordarlo ai Filippesi, quando parla della pace che supera ogni intelligenza, nella fiducia di una comunità che si rivolge al suo Signore mettendo fra le sue mani i bisogni di ciascuno e di tutti. Nelle altre letture, invece, c’è tutta l’accorata delusione di un amante che ha fatto di tutto per il suo amore e ha ricevuto in cambio frutti acerbi, disprezzo e persino l’omicidio del Figlio per impossessarsi del potere. L’intera storia della salvezza è un continuo sforzo di un Dio che ama senza sosta, senza mezze misure, donandosi gratuitamente e fino al sacrificio del suo amato, pur di conquistare anche uno solo.
Torna il tema di coloro che sono destinati ad edificare il nuovo popolo dell’alleanza, perché hanno accolto l’amore non con l’intelligenza, le regole, le leggi rassicuranti che pretendono di incapsularlo nelle norme, ma con la gioia di essere salvati, con l’ardore di chi ha riconosciuto la bellezza di un tempo nuovo, in cui il Signore cammina con il suo popolo, ascolta le sue suppliche, accoglie il dolore perché ne ha portato il peso.Il tema con cui sia Isaia il profeta che Gesù nel Vangelo descrivono questo amore non corrisposto è quello della vigna, un simbolo importante di tutto il percorso biblico, che rappresenta la gioia. Il vino è il regalo del Signore dopo il diluvio, il primo miracolo di Gesù, il sangue vivo nato dalla umana terra del Figlio di Dio, per divenire segno di alleanza eterna. Per questo so che mi ami Signore, perché per me hai voluto la gioia, come ogni amante che della felicità dell’amato nutre il suo amore.

Dalla rubrica Il Respiro spirituale di Caritas Ticino su TeleTicino e online su YouTube

Calendario ambrosiano: Lc 17,7-10

di don Giuseppe Grampa

«Siamo servi inutili». Perché allora Dio avrebbe affidato all’uomo la coltivazione e la custodia della terra (Gen 2,15) mettendo nelle mani di un buono a nulla la grande e stupenda realtà del mondo creato? È ben vero che proprio nei confronti della creazione ci stiamo comportando in modi irresponsabili e devastanti. Eppure Dio si è fidato e continua a fidarsi dell’uomo. Anzi all’uomo ha affidato addirittura la custodia del suo fratello, chiedendo conto non solo a Caino ma a ciascuno di noi della sorte del suo fratello: «Dov’è tuo fratello?» (Gen 4,9). Questa domanda accompagna fin dalle origini la vicenda umana: siamo costituiti custodi l’uno dell’altro.
Ma allora non siamo «servi inutili»: la relazione che Dio ha con l’uomo è relazione che ne esalta la libertà e la responsabilità, anzi Gesù stesso affermerà che non siamo servi ma «amici» (Gv 15,15). Perché questo aggettivo, «inutili»? Altri traducono inutile con «senza utile», ovvero senza guadagno. Significa che facciamo il nostro dovere non per utile, per guadagno, per ricavarne meriti da vantare. Allora servo «inutile» è quel servo che compie lietamente il suo dovere nella consapevolezza che anche questo adempimento è dono, è grazia, non è merito nostro da vantare davanti a Dio. L’intera nostra esistenza è preceduta, accompagnata e seguita dalla benevolenza di Dio, dalla sua grazia e quanto di buono le nostre mani possono compiere è come il fiorire, nella nostra libertà, della sua grazia. Servi «inutili», cioè salvati per grazia e non per le opere di cui siamo capaci. Questa evangelica inutilità non vuol dire irrilevanza del nostro agire; vuol dire riconoscere con Maria che «il Signore ha compiuto in me cose grandi». Il servo «inutile» è quello che compie fino in fondo il lavoro affidatogli – non è quindi un buono a nulla – ma è consapevole che in lui tutto è grazia. Il servo «inutile» inizia ogni giorno la sua operosa fatica affidandosi alla parola del Signore: «Ti basta la mia grazia» (2Cor 12,9).

8 Ottobre 2023 | 07:27
Tempo di lettura: ca. 2 min.
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