Processione al Gannariente
Ticino e Grigionitaliano

Domenica 5 maggio la storica processione di Gannariente con il vescovo De Raemy

Come avviene ogni anno, la prima domenica del mese di maggio, è prevista la tradizionale processione di Gannariente. La processione, che segna la ripresa della vita in valle Bavona, è seguita sempre da molti fedeli che percorrono i 9 chilometri che da Cavergno portano all’oratorio di Gannariente. Quest’anno mons. Alain De Raemy, amministratore apostolico della diocesi di Lugano, presiederà domenica 5 maggio la storica processione. L’appuntamento è alle ore 6 a Cavergno e il cammino percorre tutta la valle Bavona e ad ogni nucleo (sono 10), c’è in attesa un gruppetto di fedeli che accompagnati dal suono della campanella, vanno incontro alla processione con il crocefisso dell’oratorio e viene accostato a quello di Gannariente. Questo gesto è definito il bacio dei crocifissi. Si arriva a Gannariente dopo circa 4 ore di cammino e viene celebrata la messa.

Una tradizione secolare

Da circa 400 anni la prima domenica di maggio è testimone di una processione votiva che da Cavergno porta i pellegrini lungo la Valle Bavona fino all’Oratorio di Gannariente. Una tradizione legata alla fede religiosa e probabilmente nata per scongiurare la peste attorno al 1600 o altre sventure naturali.

La litania dei Santi in latino accompagna la processione in un ritmo cadenzato e ripetitivo: prima i cantori vicini al sacerdote, poi gli uomini dietro e infine le donne davanti che portano anche la croce dell’Oratorio di Gannariente e che verrà riposta al suo posto una volta arrivati in fondo alla valle, nella chiesetta. Una conoscenza che tuttavia va scomparendo con le persone anziane che ancora conoscono questi canti di un lontano mondo arcaico. I canti ormai dimenticati sono così sostituiti con canti liturgici in italiano più conosciuti e recenti, ma sicuramente meno emotivamente coinvolgenti per coloro che hanno vissuto per anni la processione di Gannariente come apertura della Valle dopo la stagione invernale, primo maggengo in attesa della transumanza per l’alpe.

Il primo Oratorio si trova all’imbocco della valle, quello di San Luigi, ancora nel paese di Cavergno. Di seguito ci si fermerà per un momento di preghiera all’Oratorio della Mondada, poi alla Fontana, a Sabbione, a Ritorto, all’Oratorio di Foroglio dove anticamente ci si fermava per uno spuntino. Negli ultimi decenni questa fermata necessaria è stata spostata a Roseto presso il suo Oratorio. Una pausa di una ventina di minuti sempre gradita per un caffè, una fetta di torta. Si riparte quindi per l’Oratorio di Fontanellata, di Faedo, della Bolla, di Solnerto per poi giungere verso le ore 10.30 alla chiesetta di Gannariente.

Nel corso degli anni la devota processione si è un poco trasformata in un pellegrinaggio meno austero e, in caso di bel tempo, molti sono i ticinesi che si aggregano a questo momento di fede comunitaria anche per una simpatica passeggiata a piedi alla scoperta di una Bavona dal punto di vista anche religioso.

Processione di Gannariente del 4 maggio 1930

In questa foto storica si possono vedere i cavergnesi che stanno raggiungendo la frazione di Foroglio e stanno attraversando il vecchio ponte di ferro. Al centro della processione si può intravvedere il parroco con i paramenti religiosi davanti alla croce che incontrerà, «baciandola», la croce dell’Oratorio del posto quale saluto e forte legame tra i terrieri della frazione e la gente del paese o di altre frazioni che si sono aggiunte man mano durante il percorso: un simbolo d’unione forte ripetuto per ogni Oratorio della valle accompagnato dal suono della campanella delle piccole chiesette, un suono allegro e di benvenuto. Il «bacio-abbraccio» fra i Gesù delle croci è forse unico in Ticino e presente solo in questa processione bavonese, mentre è conosciuto e ancora presente in regioni limitrofe della vicina Italia.

La leggenda di Gannariente

Una volta, dove oggi c’è l’ enorme frana di Gannariente, si raccontava ci fosse una bella frazione, come le altre della Bavona, abitata da operose famiglie di contadini ed alpigiani. Già allora, si parla attorno al ›600 , gli uomini emigravano in cerca di lavoro in vari paesi d’Europa, lasciando le donne, gli anziani e le loro famiglie a condurre le attività agricole in paese. La leggenda racconta di una mamma, rimasta sola nella frazione con una figlia piccola, che giornalmente doveva occuparsi di molte faccende e per questo partiva presto la mattina lasciando la bimba a casa con una scodella di cibo sotto la supervisione di un’anziana vicina di casa. La sera quando rientrava trovava sovente la figlioletta già addormentata e con la scodella vuota. La cosa si ripeté più volte, finché la donna si insospettì, rendendosi conto che la bimba diventava sempre più magra. L’anziana signora, incuriosita, non smise di osservare le adiacenze e l’entrata della casa della vicina. Ad un certo punto della giornata vide che un animale, della grossezza di una faina, entrava dalla finestra della vicina, salendo sul tavolo e consumando il contenuto della scodella. Il giorno dopo, armate di bastoni, la mamma e l’anziana signora si appostarono l’una dentro casa e l’altra fuori. L’animale si ripresentò e mentre era intento a consumare il pasto fu ucciso a bastonate dalle due donne le quali però non sapevano che la bestia era «l’animale protettore» del luogo. Alla morte dell’animale successe immediatamente l’enorme cataclisma che portò al franamento della montagna sovrastante. A difesa da altre sciagure la pietà dei bavonesi ha poi costruito l’oratorio del 1594 che ancora oggi è meta dell’annuale processione, la prima domenica di maggio.

Processione al Gannariente | © Saverio Bernaschina
30 Aprile 2024 | 17:28
Tempo di lettura: ca. 3 min.
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