Il gruppo quasi al completo.
Giovani

Dall'Incontro europeo di Taizé le voci dei giovani ticinesi. Il prossimo incontro europeo, nel 2020, a Breslavia, in Polonia

Sono state diverse migliaia  i giovani partecipanti del 41esimo Incontro europeo di Taizé. Tra di loro anche 10 ragazzi ticinesi.

Il gruppo quasi al completo.

Valerio, 20 anni, è al suo primo Incontro europeo e non nasconde lo stupore: «Devo dire che sono stato a Taizé, ma qui trovo tutto abbastanza diverso…siamo talmente tanti! Ho potuto fare un sacco di conoscenze, ci sono tanti giovani di altri Paesi, con i quali entriamo in contatto soprattutto nei gruppetti di lavoro al mattino, che ci permettono di affrontare determinate tematiche religiose e non solo».

«Madrid è una città per se stessa bellissima, ma a renderla ancora più speciale è l’accoglienza che stiamo ricevendo dai suoi cittadini, molto accoglienti e premurosi, soprattutto nell’ospitarci nelle loro case. Io, ad esempio, sono con altri due ragazzi in una famiglia con due bambini piccoli, che nonostante le difficoltà evidenti che questo può comportare ha deciso di accoglierci. Una bellissima testimonianza!».

«La nostra giornata inizia con la colazione in famiglia, poi alle 8.30 ci ritroviamo per una preghiera comune nella parrocchia di riferimento. Dopodiché, ci ritroviamo per discutere su alcuni spunti proposti dai fratelli della Comunità di Taizé ai giovani. Filo conduttore è il tema dell’ospitalità: come percepire l’amorosa accoglienza di Dio nella nostra vita? Dovendo esprimerci in inglese, che è la lingua comune, siamo «costretti» ad esprimerci in modo semplice; una prova che ha anche i suoi lati positivi».

Don Rolando, che accompagna il gruppo di giovani ticinesi, ci spiega che frère Alois, priore della comunità di Taizé, con i suoi confratelli ha elaborato quattro proposte di riflessione. «Per ricordare l’accoglienza di Dio nei nostri confronti, si medita dunque sulla parabola del Figliol prodigo, che mostra un Padre buono che sa aprirci la porta; ma c’è anche bisogno di rispondere, dunque un richiamo all’attenzione della chiamata».

«Attraverso il testo dell’Apocalisse – si legge in una dei testi per la preghiera distribuiti – Gesù ci invita a riconoscere le nostre mancanze, a cercare la nostra ricchezza in lui, a fare delle scelte, a impegnarsi, in una parola: vivere. È questa chiamata alla vita che Cristo ci rivolge quando bussa alla nostra porta. È come se dicesse a ciascuno e a ciascuna: non hai tutto nella tua esistenza, c’è una dimensione di profondità che potresti ancora scoprire. Quindi mostra zelo, puoi vivere in modo diverso!»

E ancora, in una traccia di riflessione lasciata dalla Comunità ai giovani:
«Per condividere con gli altri la nostra fiducia in Dio, abbiamo bisogno di luoghi non solo dove trovare qualche amico ben conosciuto ma un’amicizia che si estende a coloro che sono differenti da noi. Le parrocchie e le comunità locali, per loro vocazione, riuniscono diversità di generazioni e di provenienze sociali o culturali. In questa vocazione c’è un tesoro di amicizia, spesso troppo nascosto, da far fruttificare. Se ogni Chiesa locale fosse come una famiglia accogliente, dove possiamo essere noi stessi, con i nostri dubbi e le nostre domande, senza paura di essere giudicati…La Chiesa si trova dove soffia lo Spirito Santo, ovunque dove si irradia l’amicizia di Cristo. In alcuni Paesi del Sud, piccole comunità ecclesiali si assumono un grande impegno a favore degli altri, nel loro quartiere o nel loro villaggio. Saranno loro una fonte di ispirazione per altri Paesi?«.

«Davanti alle grandi sfide proposte dalle migrazioni, cerchiamo in che modo l’ospitalità può diventare una possibilità non solo per coloro che vengono accolti, ma anche per chi li accoglie. Gli incontri da persona a persona sono indispensabili: ascoltiamo il racconto di un migrante, di un rifugiato. Incontrare le persone che vengono da altri Paesi ci permetterà anche di capire meglio le nostre radici ed approfondire la nostra identità».

Nella sua personale lettera ai ragazzi, frère Alois conclude:
«Insieme ai miei fratelli, vediamo che l’esperienza dell’ospitalità coinvolge non solo i cristiani delle diverse Chiese ma anche i credenti delle altre religioni e le persone non credenti. In mezzo alle difficoltà di questo momento, avremo tutti insieme il coraggio di vivere l’ospitalità e così di far crescere la fiducia?».

Anche Felicia, 22 anni, è alla sua prima esperienza di questo tipo: «Mi sento a mio agio, sono in un ambito giovanile, dove si sperimenta la fede in amicizia. Una cosa che mi ha da subito impressionato? Accanto ai sacerdoti, la presenza contemplativa di molte suore. È bello da vedere. Sono tutte persone allegre. Portano la letizia evangelica vicino ai giovani!».

«Personalmente, ho deciso di venire, dopo l’esperienza di volontariato in Madagascar di questa estate con la Pastorale giovanile. Qui si vive una cosa un po’ diversa: piuttosto che fare del volontariato, si ringrazia il Signore per i doni che ci fa. Inoltre, eventi simili sono la dimostrazione che ci si può riunire ovunque nel nome del Signore per pregarlo!».

E se l’avete persa, sul sito RSI la replica della puntata di Strada Regina di ieri proprio dedicata all’esperienza di volontariato in Madagascar dei ragazzi della Pastorale giovanile!

Intanto, i fratelli della Comunità di Taizé hanno fatto sapere in queste ore che sarà la città polacca di Wroclaw (Breslavia) a ospitare, dal 28 dicembre 2019 al 1° gennaio 2020, il 42° Incontro europeo promosso dalla loro Comunità. L’annuncio è arrivato da fratel Alois, priore di Taizé, nel corso della preghiera serale che ha caratterizzato la terza giornata dell’Incontro di Madrid.
Al momento dell’annuncio erano presenti l’arcivescovo di Madrid, card. Carlos Osoro, mons. Wojciech Polak, arcivescovo di Gniezno, e mons. Andrzej Siemieniewski, vescovo ausiliare di Wroclaw.
Si legge in un comunicato della Comunità di Taizé: «In un momento nel quale la costruzione dell’Europa incontra forti resistenze e l’incomprensione tra Paesi si moltiplica, un incontro in Polonia offrirà a migliaia di giovani l’opportunità di sperimentare che è possibile costruire una fiducia reciproca». È la terza volta che l’Incontro europeo si tiene in terra polacca.

(red)

Il gruppo quasi al completo.
30 Dicembre 2018 | 12:34
Tempo di lettura: ca. 4 min.
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