Chryssavgis: «Uno scisma creato per abuso di potere»

Nessuna decisione presa d’improvviso. La questione dell’indipendenza della Chiesa ortodossa ucraina da Mosca era nelle agende delle Chiese da almeno tre decenni. Il Patriarcato di Costantinopoli ha cercato di risolvere la questione con il dialogo ma Mosca ha sempre rifiutato di partecipare ai tavoli bilaterali e multilaterali. È questa la «linea difensiva» del Patriarcato di Costantinopoli o, meglio, le ragioni che hanno spinto il patriarca Bartolomeo ad abbracciare la richiesta di «autocefalia» dei fedeli ortodossi ucraini. A spiegarle al Sir è il rev. John Chryssavgis, arcidiacono del Patriarcato ecumenico di Costantinopoli.

Perché il Patriarcato di Costantinopoli ha deciso di andare avanti con la concessione dell’autocefalia alla Chiesa ucraina, mettendo a rischio l’unità delle Chiese ortodosse, con uno scisma che avrà conseguenze molto gravi nel tempo?
È molto fuorviante presentare la concessione dell’autocefalia alla Chiesa in Ucraina come qualcosa d’improvviso o recente. La questione è stata proposta, discussa e invocata da oltre tre decenni, durante i quali letteralmente milioni di cristiani ortodossi in Ucraina sono stati ingiustamente e in modo scorretto esclusi dalla comunione e tagliati fuori dalla comunicazione con tutte le altre Chiese ortodosse. Perché Mosca sta ora interrogando Costantinopoli invece di mettere in discussione le proprie azioni di divisione in Ucraina condotte per così tanto tempo? Questo è uno scisma creato per nessun altro motivo se non per un abuso di potere che ha portato milioni di credenti ortodossi a pagare il prezzo di tali politiche. È stato per questo che la politica è entrata in gioco, non ora.

Continua a leggere su AgenziaSir

6 Novembre 2018 | 17:20
Tempo di lettura: ca. 1 min.
Condividere questo articolo!