Commento

Christus Vivit: un'ode alla Speranza e alla verità della Vita

Un’ode alla Speranza e alla verità della Vita. Questa è per me l’esortazione di Francesco indirizzata ai giovani: a vivere pienamente. Gesù è vivo e ti vuole vivo. Il testo si appoggia sulla vasta letteratura biblica veterotestamentaria che valorizza i giovani. Occorre più spazio dove risuoni la voce dei giovani. Occorre una Chiesa meno egocentrata! L’esempio umile di Maria e di molti santi (giovani santi) ne sono una testimonianza; del resto il tema dell’ultima Giornata mondiale della Gioventù (GMG) che abbiamo vissuto a Panama in gennaio, aveva per tema la disponibilità totale ed il «sì» di Maria a fare in modo che si compisse la Parola di Dio in lei. Una disponibilità gratuita che si apre alla santità come dono. Questo il messaggio universale dirompente del Papa ai giovani cristiani e non cristiani: «Voi siete l’adesso di Dio!»

Una prima indicazione: coltivare la paternità spirituale

Per dar spazio a questo dinamismo occorre coltivare cuori di padri nella Chiesa per ascoltare i giovani nelle loro variegate sfaccettature e tipologie giovanili con grandi e piccole sfumature: proteggerli dall’ideologizzazione, dall’emarginazione, dallo scandalo, dall’esclusione, dalla violenza e dalla pornografia. Spesso la gioventù è rubata dagli adulti medesimi che vogliono corpi giovani. Al n. 82 si parla di corpo, sessualità, tecnologia, cyborg … senza limite, abusi di potere, economici, di coscienza e sessuali, che sono anche conseguenza, dice il Papa, di un certo qual clericalismo nella Chiesa. È urgente riscoprire una Chiesa Madre, seppur peccatrice, non matrigna. Urge saper imparare a piangere, a commuoversi, senza fingere di essere asettici ed impermeabili a tutto; saper cogliere sensi di colpa nei ragazzi e ferite morali che spesso nascondono il desiderio di Dio. Dietro al mondo digitale c’è desiderio di altro, di reale e non di virtuale; tornare a giocare e a stare assieme camminando nella natura.
Il desiderio di … Terra Promessa è vivo tra i giovani migranti disperati a cui si ruba la giovinezza a cui avrebbero diritto. Il Papa li ricorda e richiama al n. 94 i giovani a non cadere nelle reti di pregiudizi contro i coetanei che cercano dignità.

I giovani possono rilanciare la Chiesa con una rinnovata Pentecoste, dopo il vincente mattino della Risurrezione! Non lasciarsi rubare la speranza! Esempi giovani di Santi (si pensi al giovane sedicenne Carlo Acutis, autentico testimone di una fede incrollabile, santo moderno), la via della santità come dono inestimabile per la propria vita.
Il Papa, come ha commentato il vescovo svizzero incariato dei giovani Alain De Raemy, dialoga in forma diretta coi giovani; per esempio ai numeri 105 e seguenti. Al n. 110 esorta a non rinchiudersi nella solitudine! Si soccombe! «Camminate assieme!»

Cosa dire ai ragazzi di oggi?
Cosa dire ai ragazzi di oggi? Che c’è un Dio la cui sostanza è l’Amore, è Cristo che vive e ti salva. Occorre lasciarsi amare. È un Cristo vivo quello che traspare in tutte queste pagine, frutto di un sinodo vissuto intensamente, di uno Spirito che è presente, che dà vita, che vivifica. Traspare anche molto l’immagine di un Dio Padre; il Papa dialoga coi giovani sulla PATERNITÀ, bello il numero 113 dove dà del TU ai giovani e li incoraggia a non perdersi d’animo se la presenza paterna nella loro vita è stata assente o poco incisiva! I numeri seguenti sembrano indicazioni per un autentico ritiro spirituale.
Si mette in evidenza la gioventù come luogo teologico, come soprattutto benedizione per la Chiesa, fatta di sogni e di scelte. Nell’inquietudine c’è un elemento di Luce! Mi viene in mente ciò che Francesco aveva detto a Cracovia nel 2016: «Voi non siete giovani del divano», giovani rassegnati e dimissionari prima ancora di iniziare!
E questo modello di Dio cristiano da riscoprire è un Dio che ama chi dona con gioia (2 Cor 9, 7). Ci rende attenti tutti ai furti! Davvero, di non lasciarsi rubare neppure la fraternità. Un proverbio africano così recita: se vuoi andare veloce, cammina da solo. Se vuoi arrivare lontano, cammina con gli altri.
La vocazione del giovane laico e non solo all’interno della Chiesa, è quella di andare OLTRE l’amicizia! AMICIZIA SOCIALE, CARITATIVA (il vescovo di Roma elogia questi giovani). Dall’inizio Francesco intendeva dedicare questo sinodo anche ai non credenti, pensando ad una tipologia di giovani coraggiosi, missionari (175) che hanno scoperto o stanno scoprendo la bellezza della fatica, del lavoro assiduo, del servizio, del dono di sé che dà senso al sé!
In tutto questo la Chiesa dev’esserci, deve accompagnare i giovani! Senza perdere il contatto con la memoria … con gli anziani, coi nonni …

Il libro di Gioele
Il vescovo di Roma ricorda il libro di Gioele, dove si parla di giovani che hanno visioni e di vecchi che sognano! Se gli anziani non sognano più, i giovani non possono vedere l’orizzonte! Responsabilità anche nostra, di chi accompagna le giovani generazioni, di educatori, di catechisti, di laici battezzati e di consacrati. Urge saper rischiare coi giovani, anche sbagliando!
Operando nella pastorale giovanile della nostra diocesi e ascoltando i giovani, percepisco che ci si attende da loro festa, più informalità, più testimonianze vere di vita, condivisione, schemi nuovi ed efficaci! Si tratta di ciò a cui siamo chiamati ora nella nostra piccola Chiesa locale!
Non illudiamoci, siamo di nuovo al primo annuncio in questa nostra terra di missione. Portando i ragazzi spesso a vivere esperienze forti di spiritualità, come quella a Taizé, mi accorgo sempre di più che giovane chiama giovane! E il Papa esorta a questa semina nel cuore di altri giovani! Quante volte mi è successo di vedere ragazzi che si avvicinano grazie all’amicizia, grazie ad un invito loro rivolto.
Più che contenuti ed indottrinamento, la familiarità è l’antidoto contro l’orfanezza! Famigliarità di calore, di valori, di punti di riferimento, di Amore. OCCORRE FORMAZIONE CULTURALE E SPIRITUALE. La dottrina e la teologia, se mai, seguono.

Come offrire spazi giovanili culturali? Le tante proposte in Ticino
Siamo chiamati a riflettere su come la Chiesa possa offrire spazi giovanili per la migliore cultura: caritativa, missione, volontariato più che formazione intellettuale/spirituale; sport/natura, stare assieme, vita nuova! Educare ai doni di Dio (perdono, eucarestia, testimonianza di santità).
Occorre sviluppare forse nelle nostre infrastrutture e nei nostri schemi mentali spazi inclusivi, una pastorale giovanile popolare, aperta ad altre visioni e ad altre fedi … o non fedi (n. 235). INTERPRETARE ALLA LUCE DELLA SCRITTURA TUTTO!!! I DISCEPOLI DI EMMAUS erano così stati affascinati! In tal modo avevano riconosciuto il Cristo: ascoltandolo mentre rileggeva tutto il loro vissuto alla luce delle sacre Scritture!
L’esperienza che stiamo vivendo col nostro vescovo Valerio delle catechesi dei sabati mattina è molto apprezzata dai ragazzi. Hanno còlto davvero che nella Scrittura si ritrovano sempre con le loro situazioni di vita ordinaria! Tutte le volte incontro giovani sconvolti da quest’affinità viva tra Vita e Scrittura! Occorre avere il coraggio di lasciarsi interpellare da questo rapporto con la Parola di Dio, da Gesù stesso che vive nella sua Parola. Mi convinco sempre di più che le vie parallele ed alternative diverse che proponiamo (pellegrinaggi, ciclopellegrinaggi, GMG, incontri di Taizé) sono esperienze missionarie di un nuovo primo annuncio, dove noi accompagnatori ci alleniamo ad ascoltare. Occorre sensibilizzare e potenziare sempre più la formazione di noi operatori. Non basta quanto stiamo facendo! Occorre fare di più! Esserci di più! Mostrando anche la nostra umanità, lasciando spazio al carisma dell’ascolto, come ancora ci ricorda l’esortazione, senz’aver paura di lasciar trapelare anche i nostri difetti, evitando di metterci su un piedistallo. Non siamo superman, e rivelandoci umani siamo maggiormente apprezzati dai giovani,
sulla vocazione alla santità Francesco ancora insiste nel discorso diretto al n. 255. Il termine vocazione è universale (Paolo VI ricorda che ogni vita è vocazione: si tratta in effetti di un come percorso che orienta molti sforzi e molte azioni verso una direzione di servizio.

Le domande esistenziali dei giovani
È importante che ogni giovane si chieda per cosa è fatto! Si tratta di rispondere alla domanda: qual è la tua rotta? L’esperienza di fede ci aiuta ad interiorizzare l’immagine del vasaio (esempio ripreso nell’esortazione) che plasma la materia che diventa vaso. Noi siamo materia buona e il Signore ci rende un capolavoro se lo lasciamo agire.
La Magna Quaestio gravita attorno alle due domande vitali: famiglia e lavoro. È in questo luogo esistenziale universale che si è chiamati ad un discernimento (Papa Francesco cita Amoris Laetitia, la sua lettera a conclusione dei Sinodi dedicati alla Famiglia).
Purtroppo la cultura del provvisorio non ci aiuta a considerare la vocazione come chiamata (275); siamo troppo impauriti e minacciati dalla disoccupazione.
Il Papa ricorda ai giovani che ci sono carismi donatici per gli altri. Al n. 287 la vocazione viene identificata come chiamata dell’Amico che darà gioia all’altro. La vocazione è un «regalo interattivo», ossia ciò che potrai essere con Lui e con gli altri. Al n. 292 si arriva ad affermare che «il mio tempo è il Suo» in una perfetta conformazione alla sua vita, rispondendo alla chiamata di Dio, donandogli il nostro essere e il nostro tempo con fiducia, gioia ed in modo incondizionato. Noi educatori, ci dice ancora il Papa, dobbiamo essere ascoltatori, accompagnatori, padri. Spesso mi ritrovo ad ascoltare idee, sogni e visioni dei giovani che si affidano nella direzione spirituale e mi accorgo di quanto sia vero ciò che viene scritto da Papa Francesco nell’atto finale delle sue 80 pagine di testo; ossia che è importante dire ai ragazzi che PIÙ CHE ASCOLTARE CIÒ CHE PIACE, occorre GUARDARE L’INCLINAZIONE DEL CUORE (AL DI LÀ DI GUSTI E SENTIMENTI) e SCORGERE L’INTENZIONE ULTIMA!
Sarà un mistero ciò che esce dal cuore di queste giovani generazioni. Occorre insistere con loro su un cammino di libertà. Gli altri non possono comprendere appieno né prevedere il futuro.
Qualche altro commentatore della lettera ha messo naturalmente in evidenza queste parole testamentarie per noi padri, educatori, genitori, che talvolta inconsciamente proiettiamo i nostri desideri e noi stessi sui giovani, pensandoli una copia di noi stessi, ma non è così.

«Accompagnare processi e non imporre percorsi»

Infatti al n. 297 siamo esortati ad ACCOMPAGNARE PROCESSI E NON IMPORRE PERCORSI!
ISOLARE I FATTORI È RISCHIOSO E PORTA AD AFFRETTATE CONCLUSIONI NON VERITIERE. SOLO DIO SPESSO SA COSA C’È NEL CUORE DEI GIOVANI. SI SA SOLAMENTE CHE HANNO UNO SLANCIO VINCENTE, DICE IL PAPA, E CHE ARRIVERANNO LÀ DOVE NON SIAMO ANCORA GIUNTI PRIMA, GRAZIE A FEDE ED INTUIZIONI! MA POI SEMPRE IL PAPA AGGIUNGE E TERMINA, RIPRENDENDO UN’ESPRESSIONE DELL’INCONTRO E PREGHIERA CON I GIOVANI ITALIANI AL Circo Massimo a Roma (11 agosto 2018), DICENDO AI GIOVANI TUTTI: «abbiate la pazienza di aspettarci!»
Qui da noi non ci resta che leggere e mettere in pratica questa lettera coi giovani impegnati e a cui sta a cuore la pastorale giovanile popolare e l’evangelizzazione, discutendo con loro e aprendo nuove piste. Col vescovo svizzero dei giovani mons. Alain c’è l’intenzione pure di avviare un gruppo di lavoro nazionale che rappresenti le tre aree linguistiche. Siamo quindi interpellati anche noi. L’idea sarebbe di iniziare a dialogare, pensare e progettare.
Che questo pensatoio insieme abbia inizio. Sarebbe bello vedere partire tanti sinodi nazionali sui giovani, analizzando e mettendo in atto questo testo sofferto e vissuto di Francesco.

9 Aprile 2019 | 06:45
Tempo di lettura: ca. 7 min.
diocesi (196), giovani (724), Papa (1256)
Condividere questo articolo!