Ticino e Grigionitaliano

«Che pensi Laura? Proprio non vuoi vederlo il tuo bambino?» (racconto di Natale scritto da Sergio Somazzi)

Un racconto di SERGIO SOMAZZI

L’autunno è una splendida stagione. Passata la gran calura estiva con i suoi amori magari tormentati nati in un giorno di ferie, l’arrivo dell’autunno con le sue foglie che cadono dagli alberi ci ricorda che poi ci saranno le castagno e poi la neve che forse a tanti non piace ma a chi è rimasto bambino incanta. Evviva il cambio delle stagioni!

Fu proprio in quella stupefacente giornata autunnale con i suoi vari colori e il lago limpido che Anna aveva scorto quella donna. Sì Anna l’aveva proprio vista quella ragazza riporre il suo bambino nel cassonetto e correr via. Era molto giovane e doveva avere i lineamenti delicati e i capelli rossi. E adesso Anna, confusa dal latrato e dal ringhiare di un cane vicino allo stesso cassonetto, non sentiva più i vagiti del bimbo e temeva il peggio. Quindi, facendosi coraggio, aveva sollevato il coperchio rischiando di venire assalita dal pastore tedesco e aveva rovistato tra i rifiuti alla disperata ricerca del neonato chiedendosi una volta di più come si facesse a liberarsi del proprio nascituro, come si facesse a liberarsi della propria essenza. Il bimbo era comunque ben coperto da un panno caldo, ma ora strillava segno che era ancora vivo, e questo confortò Anna che lo prese tra le braccia e se lo strinse forte al petto. Si guardò in giro in cerca di aiuto e anche per vedere se la mamma del bimbo fosse ancora nelle vicinanze, quindi decise di raggiungere il più vicino ospedale per consegnare l’infante.

All’uscita dell’ospedale Anna rivide la giovane madre seduta davanti al nosocomio.

Quindi le si avvicinò ma la ragazza fece per scappare.

«Non aver paura non ti faccio niente. Ma dimmi: perché l’hai fatto?»

La ragazza sembrava irritata, quindi le rispose aggressivamente:

«Non sono affari tuoi e te perché non ti sei fatta i fatti tuoi?»

Anna le chiese come si chiamava e la donna disse che non glielo voleva riferire.

«Sei ancora in tempo. Il bambino sta bene e vuole vederti. Sei la sua mamma»

«Io non lo voglio un figlio lo dice anche Marco sono troppo giovane ho la vita davanti, e poi come farei a mantenerlo?»

«Marco è il padre del bambino?»

«Sì ma te lo detto fatti i fatti tuoi.»

Ora la ragazza si mangiava le unghie e sembrava avere freddo.

«Tieni,» Anna le porse una giacchetta bianca. «Non vuoi proprio dirmi come ti chiami?»

La ragazza sembrò spazientirsi e le disse di chiamarsi Laura.

«Quanti anni hai Laura?»

«Ho gli anni che ho. Gli anni per stare in giro a divertirmi e non a curare un bambolotto.»

«Sei minorenne? E i tuoi genitori che dicono?»

«Loro sanno solo giudicarmi. Comunque nessuno sa che sono venuta qui nemmeno il mio ragazzo e tu sei tenuta a non tradirmi.»

«Ti chiederanno che fine a fatto il tuo bambino.»

«Sono fatti miei. Gli dirò che l’ho buttato nel lago.»

Laura doveva avere meno di diciotto anni. Aveva un’espressione apparentemente dolce cosa che lasciò Anna sorpresa e ancora più incredula per il gesto commesso e l’apparente mancanza di pentimento. Ma la giovane donna non stava bene:

«Che c’è Laura non ti senti bene? Vuoi che ti porti al pronto soccorso?»

«Così poi mi fai vedere mio figlio, no, ora vado a casa a poi tutto sarà acqua passata. Infondo ora il bambino sta bene e crescerà in una famiglia meglio della mia.»

«E Marco che dirà?»

«Lui sarà solo contento. Pensa che voleva già farmi abortire quando sono rimasta incinta.

«Ma ora se tu ti allontani da tuo figlio fai il suo gioco, come buttandolo nel cassonetto stavi come per abortire.»

«Ma tu cosa ne vuoi sapere. E’ facile giudicare per voialtri.»

«Io non ti sto giudicando per niente. E comunque anche io ho dei figli: un maschio e una femmina. Sono grandi ora. Ma non pensare che sia stato facile. Mio marito, il loro padre, mi ha lasciato sola con due bambini che erano molto piccoli, uno come il tuo. E una volta non c’erano tutti gli aiuti che ci sono ora.»

«E perché lo fai ora?»

«Lo fai cosa?»

«Lo fai di parlare con me del bambino. Perché vuoi che lo tenga?»

«Perché io sono contenta che i miei figli siano diventati grandi e abbiano avuto la possibilità di vivere.»

«Io non sono come te, e poi neanche io ce l’ho avuto un padre. I miei genitori mi hanno adottato. Il mio  vero padre si è suicidato quando ero adolescente.»

«E tu che fai? Studi? Lavori?»

«Io studiavo prima di questo incidente e con Marco andava meglio poi è arrivato lui a intromettersi nella mia vita.»

«Perché lo chiami incidente? E’ una bella cosa diventare madre.»

«E allora portatelo a casa tu che sei tanto intelligente.»

Anna guardò l’ora sul cellulare. Laura, che sedeva al suo fianco, aveva piegato le ginocchia sulla panchina e, stringendole tra le braccia, si era messa a pensare.

«Che pensi Laura? Proprio non vuoi vederlo il tuo bambino?»

Laura entrò nella la stanza inondata di sole dove scorse l’incubatrice con all’interno il suo bambino. Per un attimo fu presa dall’angoscia di essere riconosciuta poi avrebbe voluto allungare le braccia e prendere il suo Leonardo, così avrebbe voluto chiamarlo se l’avesse tenuto, e portarselo via. Leonardo dormiva e il silenzio della stanza induceva Laura a chiedersi del futuro del suo bambino. Del suo stesso futuro. Quindi prese una sedia e si sedette accanto a Leonardo. Aveva lo stesso naso del padre. La fronte come la sua. Il suo bambino era ignaro di quello che gli avrebbe riservato la vita se davvero avesse deciso di abbandonarlo. Non poteva commettere l’errore di suo padre.

Anna allungò la mano e accarezzò la spalla della ragazza socchiudendo la porta. «Lo vedi come è bello il tuo bambino?»

Laura non le rispose e si mise a piangere.

«Non devi piangere Laura. Oggi è un giorno bellissimo per te e il tuo bambino. Vedrai non ti pentirai mai della tua scelta se accetterai di fare da madre a Leonardo.»

«Io ci voglio almeno provare. Glielo devo.»

La giovane madre si era alzata e ora stringeva Anna tra le sue braccia.

«Chissà se almeno lui sarà un bimbo felice? Se non prenderà il mio brutto carattere.»

Anna replicò: «Laura tu non hai un brutto carattere. Forse hai sofferto troppo nella tua vita e ora la vita ti dà la possibilità di rifarti. Leonardo sarà un bambino felice, un uomo felice se avrà sempre al suo fianco la sua mamma.»

La stanza fu invasa dal buio. Anna accese la luce e vide Laura fissare il suo bambino che dormiva.

«Non so neanche di che colore ha gli occhi. Anna che dici sarò una brava mamma?»

«Sarai una mamma e basta. Nessuno è bravo o cattivo. Lasciati condurre dal tuo cuore.»

›Dal mio cuore? Il mio cuore spesso mi ha tradito’ pensava la giovane madre. Anche se capiva che da quel giorno in avanti non sarebbe più stata sola e la sua vita avrebbe avuto un nuovo senso.

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28 Dicembre 2021 | 10:29
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