Internazionale

Al via in Egitto una complicata conferenza mondiale sul clima

Il più grande evento climatico dell’anno prende il via domenica in Egitto quando una serie di sfide minaccia gli sforzi globali per domare l’aumento delle temperature. Ambientato nello sfondo di gravi disastri meteorologici, il raduno di quest’anno si scontra con l’aumento dei costi energetici, l’insicurezza alimentare e un’incombente crisi del debito che mina le misure di resilienza nei paesi a rischio.
Altre complicazioni includono l’acuirsi delle tensioni tra molti dei maggiori inquinatori climatici del mondo, una serie di promesse non mantenute di ridurre le emissioni e il fallimento nel fornire denaro alle persone in prima linea nelle catastrofi dovute alle emissioni. Non si apre dunque sotto i migliori auspici il 27mo vertice Onu sui Cambiamenti Climatici, la Cop27, ospitato dal 6 al 18 novembre 2022 nella localita’ turistica di Sharm El-Sheikh, in Egitto. In quella che è una corsa contro il tempo per salvare il pianeta dagli effetti sempre più tangibili e devastanti del riscaldamento globale, il contesto dei negoziati è all’insegna di tensioni alimentate da un lato dalle polemiche sui diritti umani nel Paese ospitante, dall’altro dai timori per la recessione globale, il caro energia, la crisi alimentare e il rilancio delle energie fossili quali conseguenze dirette del conflitto tra Russia e Ucraina.

Inoltre, ad oscurare il cruciale appuntamento climatico annuo ci sono le elezioni di midterm negli Usa, l’8 novembre, sulle quali si concentra l’attenzione mediatica, oltre alla rivalita’ alle stelle tra le due potenze maggiormente inquinanti, Stati Uniti e Cina. Queste le aspettative e la posta in gioco, a un anno dalla Cop26 di Glasgow, che era sicuramente piu’ carica di aspettative dopo lo stop per la pandemia di Covid-19.
«Il contesto geopolitico potrebbe non essere favorevole all’ambizione», ha affermato Alden Meyer, senior associate di E3G. «Tuttavia, il mondo si aspetta che i governi cooperino su tre grandi questioni: impatti sul clima, accelerazione dell’ambizione di mitigazione e fornitura di finanziamenti per il clima su larga scala».

Gli egiziani che ospitano il vertice hanno dato la priorità all’azione rispetto ai nuovi impegni. Ciò suggerisce che le risposte tangibili agli impatti climatici saranno un pilastro dei negoziati come mai prima d’ora. E questo significa trovare denaro: miliardi e miliardi di dollari.
Il presidente Joe Biden farà la sua comparsa l’11 novembre, circa a metà della conferenza di due settimane, insieme a una delegazione statunitense ridotta. Due nuovi leader, il primo ministro britannico Rishi Sunak e il presidente entrante del Brasile, Luiz Incio Lula da Silva, utilizzeranno i colloqui nel tentativo di mostrare la loro buona fede sul clima. I leader di Cina e Russia, rispettivamente il primo e il quinto più grande inquinatore climatico del mondo, stanno pianificando di saltare del tutto l’evento, così come i funzionari di molte delle maggiori economie, tra cui India e Australia.

Ecco cinque cose da osservare mentre più di 40.000 partecipanti scendono nella località turistica del Mar Rosso di Sharm el-Sheikh, in Egitto, per il 27° round di colloqui globali sul clima.

Il primo momento ›clou’ del controverso appuntamento in Egitto sara’ il ›vertice dei leader’ del 7 e 8 novembre: in tutto 125 partecipanti tra capi di Stato e di governo, oltre ai diplomatici di ben 200 Paesi e al numero record di 40 mila presenze tra esponenti di Ong, societa’ civile, studiosi, settore privato, difensori dei diritti. Molto atteso il ›ritorno’ al summit Onu del Brasile, dopo 4 anni di scetticismo da parte del presidente di estrema destra Jair Bolsonaro nei confronti del cambiamento climatico: il vincitore delle elezioni Luiz Inacio Lula da Silva e’ stato invitato, anche se entrerà in carica nel gennaio 2023. Il futuro presidente di sinistra ha gia’ assicurato di voler tornare in prima linea nella lotta ai cambiamenti climatici, tutelando l’Amazzonia, uno dei principali polmoni verdi del pianeta. Proprio trent’anni fa, nel 1992, si era tenuto il Summit della Terra di Rio, una data passata alla storia per la difesa degli ecosistemi.

Tra i nomi di spicco del vertice, oltre al presidente Usa Joe Biden, il neo premier britannico Rishi Sunak. Per la Svizzera partecipano il presidente della Confederazione Ignazio Cassis e la consigliera federale Simonetta Sommaruga.
Tra le assenze eccellenti quella del presidente della Cina Xi Jinping e del suo omologo russo Vladimir Putin.

I partecipanti sono suddivisi in due grandi gruppi, impegnati in serrati negoziati per raggiungere un accordo finale. Da un lato quello dei Paesi ricchi e piu’ sviluppati, responsabili della maggior percentuale di inquinamento globale, capitanati dal G7, a presidenza tedesca. Dall’altro il gruppo G77+Cina – ovvero 134 Paesi emergenti e poveri – attualmente presieduto da Munir Akram, ambasciatore del Pakistan all’Onu, che rinnovera’ le sue pressioni per ottenere i fondi precedentemente promessi a titolo di risarcimento e di sostegno alla transizione energetica.

Fonte: farodiroma/red

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6 Novembre 2022 | 06:47
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