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Abusi: il baratro della Chiesa in Cile

Nessun protocollo, da solo è sufficiente». E la prima preoccupazione della Chiesa cilena, è attualmente, rivolta alle vittime. È quanto sostenuto ieri in una conferenza stampa dal portavoce della Conferenza episcopale cilena, il diacono Jaime Coiro, e dalla componente del Consiglio nazionale per la prevenzione degli abusi ed esperta in diritto canonico, Ana María Celis. I due esponenti della Chiesa cilena hanno commentato i dati che sono stati diffusi ieri dal procuratore cileno Luis Torres, nel primo rapporto sugli abusi che vedono coinvolti esponenti della Chiesa cattolica e in particolare da sacerdoti.
Sono 158 le persone coinvolte in accuse di abuso dal 2001, nell’ambito di 144 indagini: in 74 casi si tratta di vescovi o sacerdoti diocesani, in 65 di appartenenti a ordini o congregazioni religiose; ci sono anche 10 laici e 5 persone indagate per copertura o per aver ostacolato la giustizia. Le vittime di abusi sono 267, tra cui 178 tra bambini e adolescenti e 31 adulti. In 58 casi, relativi a denunce precedenti alla riforma, non è stato possibile precisare l’età della vittima al momento dei fatti. Mentre 104 indagini sono ormai chiuse, ne restano ancora aperte 34. Tra le 104 chiuse, 23 sono terminate con una condanna. In un caso si è registrata un’assoluzione. In 4 casi si è deciso una sospensione condizionale del procedimento. In 43 la causa è stata archiviata.
Dal 30 luglio al 3 agosto, si terrà un’assemblea plenaria straordinaria della Conferenza episcopale cilena, per riflettere sull’attuale situazione della Chiesa cilena, soprattutto dopo il recente incontro dei vescovi con Papa Francesco. Ricordiamo che nel frattempo il Papa ha reso effettive le dimissioni che diversi vescovi accusati di copertura di pedofili gli avevano presentato.

fonte: agenziasir/red

24 Luglio 2018 | 18:25
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