Filippo Galli - AC Milan
Ticino e Grigionitaliano

A Lugano l’11 giugno il calciatore Filippo Galli e il prof. Bolis ospiti delle scuole San Benedetto

di Federico Anzini 

«Lo sport fa diventare grandi?» E’ questo l’interrogativo del prossimo e ultimo incontro del ciclo promosso dall’Associazione Genitori e Amici delle Scuole San Benedetto sul tema dell’educazione. Per l’ultimo appuntamento, che si terrà domenica 11 giugno, alle ore 15, presso le scuole San Benedetto (zona Lugano-Resega) sono previsti gli interventi di ospiti internazionali di grande rilievo: Filippo Galli, difensore della AC Milan dal 1983 al 1996 – con il quale ha vinto 5 scudetti e 3 Champion League, e il prof. Antonello Bolis, docente al Laboratorio di Teoria, Tecnica e Didattica del gioco del calcio all’Università Cattolica di Milano. Il dibattito sarà moderato da un volto noto della RSI, il giornalista sportivo Giacomo Moccetti, e approfondirà il tema educativo in relazione allo sport. L’evento è patrocinato dalla Città di Lugano e avrà Ars medica quale Medical Partner. Abbiamo rivolto al prof. Bolis alcune domande per approfondire meglio il valore dello sport.

Prof. Bolis, come parlare di sport in relazione all’educazione?

Se fatto male, lo sport fa male! Anche al fisico. Basti pensare al doping (sono recenti le polemiche sull’abuso di Micoren praticato nel calcio a cavallo degli anni 80) o all’eccessivo carico di lavoro rispetto alle caratteristiche fisiche dei soggetti in età evolutiva. Quindi, precisato questo, lo sport è sicuramente un’attività che ha una naturale potenzialità educativa a patto che nel suo svolgimento si rispettino tutte le sue dimensioni costitutive: la ludica, la competitiva e la relazionale (con i pari età e con gli adulti). A queste aggiungo la dimensione etica (le regole), quella cognitiva (l’apprendimento) e fisico-atletica (schemi motori, capacità coordinative,…). Tutte queste caratteristiche sono necessarie e complementari fra loro.

Oggi però assistiamo all’esasperazione di alcune di queste caratteristiche. Pensiamo, per esempio, alla dimensione competitiva…

Purtroppo confermo e quando questo avviene lo sport perde la sua natura formativa arrivando anche a produrre effetti negativi – sono sempre maggiori gli stati ansiogeni e depressivi nei giovani atleti – e ciò alla lunga favorisce l’abbandono della pratica sportiva stessa. Ma aggiungerei anche che lo sport è educativo quando queste

dimensioni sono declinate in maniera coerente all’età e alle caratteristiche evolutive di chi le pratica: i bambini non sono dei piccoli professionisti! Oggi per esempio si assiste ad una sempre più marcata «precocizzazione» della performance, del risultato, della specializzazione.

In che modo lo sport contribuisce a diventare grandi, adulti, cioè persone capici di vivere intensamente tutto?

Mi piace parlare di sport come occasione privilegiata dove poter sviluppare e potenziare le life skills, cioè tutte quelle competenze trasversali non ti tipo cognitivo. Pensiamo alle capacità relazionali, di adattamento, di iniziativa, di osservazione. Ma anche a tutte quelle abilità legate al problem solving come le capacità di valutazione e decisione, di scelta, di gestione delle emozioni, di accettazione del limite. In anni in cui si assiste ad una debolezza dal punto di vista esperienziale – basti pensare a quel fenomeno che qualcuno ha chiamato analfabetismo motorio – lo sport può contribuire a rafforzare ed arricchire la persona nella sua totalità.

E qui entrano in «gioco» gli adulti…

Soltanto guardando esempi virtuosi – dove tutte le caratteristiche dette prima sono vissute in modo armonioso – i giovani atleti possono arricchirsi con l’esperienza sportiva e lo sport diventa veramente educativo, cioè capace di tirar fuori il meglio dai ragazzi e formare tutte le dimensioni dell’umano già presenti, costitutivamente, nel bambino.

Papa Francesco afferma che c’è un forte legame tra lo sport, la fede e la vita. Cosa ne pensa?

È un’affermazione entusiasmante per chi come me crede nello sport. A mio avviso è un invito a vivere lo sport nella sua dimensione più autentica: quanto più esaltiamo la vera natura dello sport tanto più facciamo emergere quel desiderio di bellezza, di realizzazione, di soddisfazione e di ascesi che costituisce la struttura originaria dell’uomo/atleta.

L’accolgo come un invito a guardare con simpatia e attenzione alle passioni che muovono chi fa sport e a (ri)scoprire il gusto di far emergere i desideri elementari presenti nel bambino e nel giovane sportivo: quanto più andiamo a fondo in questa ricerca, tanto più scopriamo di cosa è fatta la nostra umanità.

Filippo Galli – AC Milan
9 Giugno 2023 | 06:59
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