Svizzera

Giornata della memoria: una mostra online della Gamaraal Foundation ricorda i sopravvissuti alla Shoah

Volti, parole, una testimonianza di vita percepita come una necessità comunicativa: quella di dire ad alta voce, di gridare anzi, «mai più». È questo il principale messaggio dei protagonisti della mostra virtuale che la Gamaraal Foundation ripropone sul proprio sito in prossimità della Giornata della memoria, decidendo di mettere online e rendere pubbliche le dichiarazioni raccolte dalla maggior parte dei sopravvissuti alla Shoah oggi viventi in diverse parti della Svizzera, con cui la Fondazione ha contatti costanti.

Mantenere viva la memoria

Molti i visitatori «virtuali», da più parti del mondo e concorde l’apprezzamento per questo toccante allestimento, allestito con la voce di chi più ha sofferto, in prima persona, per la tragedia dell’olocausto e che nella Svizzera ha trovato pace, sicurezza, tutela. «Siamo in un momento storico molto delicato. Dobbiamo trovare nuovi modi per perpetuare la memoria di ciò che è accaduto e trasmetterla alle future generazioni. Il cuore del nostro progetto è la storia di chi ha vissuto in prima persona l’Olocausto. E ho capito, sin da quando ho dato vita, nel 2014, alla Gamaraal Foundation, che questo andava fatto in fretta. Il tempo, in questo senso, è il nostro peggior nemico, dato che molti di questi testimoni sono molto anziani, e molti di essi sono già morti. Come tramandare qualcosa di tanto inesprimibile a parole? Questa è la domanda che mi accompagna da tanti anni», ci racconta Anita Winter, oltre che ideatrice della mostra, fondatrice della Gamaraal.

I ricordi della Notte dei cristalli

«L’impegno per la Fondazione deriva anche dalla mia storia personale», sottolinea. «Mio padre era nato il 1922 a Heilbronn; mia madre il 1934 a Norimberga. Entrambi hanno avuto la fortuna di trovare in Svizzera una casa, nonostante tutte le avversità e con la volontà di evadere il destino toccato a altri 6 milioni di ebrei in tutta Europa. Mio padre aveva vissuto anche la notte dei cristalli. Mi raccontò di essersi rifugiato, nella Berlino del 1938, in un armadio, per poi uscire alla scoperta il giorno seguente e constatare con i proprio occhi e un’immensa tristezza il grado di distruzione cui era stata sottoposta l’intera città, messa a soqquadro.  In seguito, si è subito recato all’ambasciata svizzera, dato che sua madre, mia nonna, era di origini svizzere, nella speranza di poter subito trovare rifugio. Mia madre di quegli anni, per contro, ha sempre raccontato poco, mentre mio padre ha speso tutta la vita ripetendo che non bisognava né dimenticare né odiare mai più. Ha davvero visto con i suoi occhi ciò di cui può essere capace l’uomo».

La mostra virtuale

Così, tramite le biografie dei testimoni, l’esposizione «The Last Swiss Holocaust Survivor» intende mostrare a cosa può portare l’antisemitismo, sensibilizzando soprattutto i giovani. La accompagna una pubblicazione, nella quale  i ricercatori Gregor Spuhler e Sabina Bossert, per l’Archivio di storia contemporanea dell’ETH di Zurigo, spiegano: «Alla fine della guerra, la Svizzera si impegnò offrendo aiuti umanitari e permise ad esempio ai giovani provenienti da Buchenwald di effettuare dei soggiorni nel paese, per riprendersi. Dopo la rivoluzione ungherese del 1956 e la Primavera di Praga del 1968, vennero accolti ulteriori migliaia di rifugiati. Il fatto che anche in Svizzera ci siano sopravvissuti all’Olocausto è diventata una consapevolezza ancora più chiara dopo le indagini storiche svolte dalla Commissione Bergier, alla fine degli anni Novanta. Da allora, le istituzioni politiche e la società hanno portato avanti la rivalutazione storica dei fatti e rafforzato la cultura della memoria. Ciò comprende anche l’impegno della Svizzera nell’International Holocaust Remembrance Alliance (IHRA), fondata in Svezia nel 1998. Oltre a USA, Israele, Argentina e Canada l’associazione internazionale comprende anche 27 Stati europei. Nel 2017/2018 la Svizzera ha assunto la presidenza dell’IHRA. È in questa occasione che la mostra «The Last Swiss Holocaust Survivors» è stata concepita, dando così voce agli ultimi testimoni dell’Olocausto e ai loro discendenti».

«Ci terrei a ringraziare dal profondo del cuore tutti i testimoni che nell’ambito di questa mostra, hanno trovato la forza di raccontare le loro storie di vita, le loro esperienze e i loro ricordi, che in parte sono quasi inesprimibili a parole», conclude Antia Winter. «Perché ricordare? Semplicemente per avere presente dove possono condurre intolleranza e razzismo. Chi è sopravvissuto può darci forza, energia di testimoniare, ma soprattutto ci dà una responsabilità».

Per acquistare la pubblicazione che accompagna la Mostra «The Last Swiss Holocaust Survivor» (https://www.staempfliverlag.com/detail/ISBN-9783727261596/Winter-Anita/The-Last-Swiss-Holocaust-Survivors).

Laura Quadri

21 Gennaio 2023 | 07:30
Tempo di lettura: ca. 3 min.
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