I pellegrini ticinesi a Schio con l'Opera diocesana Pellegrinaggi nel maggio 2023.
Ticino e Grigionitaliano

150 ticinesi in pellegrinaggio sulle orme di Santa Giuseppina Bakhita

Il tradizionale pellegrinaggio del lunedì di Pentecoste, organizzato dall’Opera diocesana Pellegrinaggi, si è svolto a Schio, in Veneto, sulle orme di Santa Giuseppina Bakhita. In tutto, erano circa 150 i partecipanti, fra i quali non c’era però l’Amministratore apostolico mons. Alain de Raemy a causa dell’incidente occorsogli a Roma. Tra l’altro il vescovo Alain ha sempre dichiarato di essere molto affascinato dalla figura di questa Santa. Mons. De Raemy ha comunque fatto giungere ai pellegrini i suoi saluti ed è stato ricordato nella preghiera. I partecipanti sono partiti da diverse località del Ticino di prima mattina e sono arrivati a Schio intorno a mezzogiorno. Dopo aver condiviso il pasto nella cornice delle Piccole Dolomiti, nel pomeriggio si sono recati nel santuario di Santa Giuseppina Bakhita dove, anche attraverso alcuni filmati, le suore Canossiane hanno presentato la figura di questa Santa.

Chi è Santa Bakhita?

Bakhita, nata nel 1869 ad Olgossa, nel Sudan, e morta a Schio nel 1947, ha vissuto un’infanzia segnata dalla riduzione in schiavitù. Venduta e rivenduta più volte sui mercati di El Obeid e di Khartoum, conobbe le più dure umiliazioni e sofferenze fisiche e morali. Un’esperienza tanto drammatica che dimenticò il suo nome: furono i suoi nuovi padroni a chiamarla «Bakhita», cioè «fortunata». Nella capitale del Sudan venne finalmente comprata dall’agente consolare italiano, Calisto Legnani. Arrivò in Italia dove, divenuta la bambinaia della casa di Augusto Michieli, fu affidata all’Istituto dei Catecumeni. Qui incontrò l’Istituto Canossiano. L’esperienza di quell’incontro fu tale che la giovane chiese e ottenne di poter vivere insieme alle Madri. Il 9 gennaio 1890 Bakhita ricevette il Battesimo con i nomi di Giuseppina, Margherita, Fortunata, Maria Bakhita, la Cresima e la prima Comunione. Rimase nel Catecumenato, dove si chiarì in lei la chiamata a farsi religiosa e l’8 dicembre 1896 si consacrò al suo Signore nell’Istituto di santa Maddalena di Canossa. Nel 1902 da Venezia fu trasferita a Schio dove visse fino alla morte, prestandosi in diverse occupazioni: cuciniera, ricamatrice, sagrestana, portinaia. Era nota come «Madre Moretta» e benvoluta da tutta la popolazione. Lei stessa segnata profondamente dall’esperienza della privazione della libertà, Santa Bakhita è protettrice delle vittime di tratta. Per questo l’8 febbraio, giorno della sua memoria liturgica, è stato intitolato Giornata mondiale contro la tratta.

Il gruppo di pellegrini della diocesi di Lugano si è quindi spostato nella chiesa in cui sono conservate le spoglie mortali di Santa Bakhita, dove don Massimo Braguglia ha celebrato la Santa Messa. In seguito, c’è stato spazio per un momento di preghiera personale, e per visitare la camera di Santa Bakhita e il piccolo museo a lei dedicato. Infine, il rientro in Ticino in tarda serata.

«È stata una bella giornata di condivisione all’insegna dello stare insieme e anche guardando al Signore per le nostre intenzioni, per intercessione di Maria Madre della Chiesa che oggi viene anche ricordata nella liturgia e di Santa Giuseppina Bakhita, che abbiamo visitato e che abbiamo pregato in modo particolare in questo pellegrinaggio», ci ha raccontato Davide Santini.

I pellegrini ticinesi a Schio con l'Opera diocesana Pellegrinaggi nel maggio 2023. | © odp
29 Maggio 2023 | 20:33
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