Cristina Vonzun

Considerazioni sinodali: una partecipazione che sia «missionaria»

Un primo risultato della consultazione sinodale in Ticino è stato pubblicato nei giorni scorsi ed è disponibile nel sito della diocesi di Lugano. Come ha spiegato il coordinatore dell’équipe Zone Reti pastorali della Diocesi di Lugano don Sergio Carettoni, nell’intervista a catt.ch, la sintesi corrisponde ad un passaggio, una fase verso un’attitudine sinodale che vorrebbe essere diffusiva nella Diocesi a partire dalle Zone Reti pastorali, ma non esclusivamente. Di fatto, lo stesso don Carettoni ha indicato che ora il documento di sintesi ritorna ai diversi gruppi che hanno contribuito a realizzarlo. La fotografia offerta dalla sintesi della consultazione in Ticino dice che c’è stato molto coinvolgimento, segno del desiderio della gente di essere ascoltati, di prendere la parola, di sentirsi ed essere parte della Chiesa. Sappiamo che una delle sfide forti di papa Francesco è liberare la Chiesa al dialogo e alla partecipazione. Il Sinodo è in tal senso uno strumento. Pericolo che il Papa indica allo sviluppo di una Chiesa sinodale è «il clericalismo», come dice lui. Una parola grossa che va capita bene. Di fatto è un atteggiamento che si declina sostanzialmente nell’interpretare un ruolo (da parte di un chierico, di un laico o di un religioso che sia, di tutti insomma) non come servizio ma come potere, in modo autoreferenziale, fuori dal confronto con altri. Il clericalismo, di fatto, sappiamo -da quanto dicono in Germania i vertici di quella Chiesa – ha persino avuto come deriva ultima la copertura degli abusi. Il cammino sinodale è esattamente il contrario, ma un contrario impegnativo perché chiede confronto, dialogo, anche incontro di visioni diverse, chiede soprattutto di imparare a muoversi come Chiesa in modo partecipativo. La partecipazione è l’aspetto pratico di quella comunione che il Concilio ci insegna essere l’essenza della Chiesa, a partire dall’Eucaristia celebrata dal vescovo diocesano. Comunione ecclesiale, che non è democrazia. La Chiesa non è una democrazia, si ripete da anni, è semmai una realtà partecipata, fatta di carismi e ruoli diversi, che insieme, guidati dallo Spirito Santo e dalla successione apostolica, nel discernimento, vivono e sono la Chiesa. Una Chiesa che ora è chiamata ancora di più a concretizzare in modo sinodale questa comunione nella sua forma pratica che è la partecipazione attiva, concreta, di tutti. Ma a cosa?

I laici, le donne, i religiosi e le religiose, i giovani: il bisogno di sentirsi coinvolti

E allora -riprendendo alcune istanze mosse nel documento di sintesi sinodale della diocesi di Lugano, se ne ricava il desiderio profondo di laici e altre categorie di sentirsi più coinvolti. Taluni hanno espresso proposte concrete. Sono voci e desideri. Ma cosa indicano? Diciamo che molte proposte elencate tratteggiano l’ideale che questa partecipazione non sia solo rivolta verso le dinamiche ecclesiali interne ma guardi alla missione, alla Chiesa in uscita. Diversi contributi lo evidenziano con la richiesta di attenzioni a fragili, anziani, poveri, migranti, alle sfide politiche e sociali, con il desiderio di comunità ecclesiali che siano presenti e accompagnino.

Una partecipazione in vista di cosa?

Essere «Chiesa in uscita». Questo rappresenta lo scopo senza il quale la partecipazione alla vita ecclesiale può correre il rischio di ridursi a mera contabilità di presenze o assenze, calcolo di quote, revisione di strutture e responsabilità in modo autoreferenziale. Insistere su una «Chiesa in uscita» – sottolineatura di fondo emersa nella sintesi ticinese – è insistere sul dare senso pieno anche al processo sinodale. Perché? «La Chiesa esiste per annunciare il Vangelo, solo per quello!», sottolinea papa Francesco, ad esempio, al Regina Coeli dell’Ascensione del 2017. Ma non solo. Lo stesso Sinodo ha un tema che è: «Per una Chiesa sinodale: comunione, partecipazione e missione». La sfida proposta dal Papa – mi pare quindi essere – una maturazione della comunità ecclesiale in un’attitudine sinodale che passa per performare la partecipazione al fine di dare senso pieno all’essere e al vivere della Chiesa che è per la missione. La partecipazione, se va effettivamente resa più sinodale con idee, attivazioni di Zone Reti e altro ancora, necessita di non perdere di vista la missione. Quindi, nel concreto? Nel concreto nell’elaborare proposte di partecipazione non andrebbe mai persa di vista la missione della Chiesa locale, del gruppo, della comunità a cui si appartiene, nei vari ambiti di presenza e servizio, attuali e anche futuri in cui si vive e con i quali ci si confronta. Per questo, forse è utile rileggere il discorso del Papa in apertura del Sinodo 2021-2023 che affronta il rapporto «circolare» comunione, partecipazione, missione.

28 Aprile 2022 | 14:14
Tempo di lettura: ca. 3 min.
sinodo2021-23 (220), ticino (908)
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