Ticino e Grigionitaliano

La memoria e l'amore negli scritti poetici di Maria La Placa Osterwalder

«Molte persone realizzano in età avanzata prestazioni eccellenti in molteplici campi. Oggi la terza età può essere fonte di nuove soddisfazioni: la creatività non conosce età». È da questa convinzione del dottor Hans Vontobel – banchiere e mecenate svizzero scomparso nel 2016 all’età di 100 anni – che è nata nel 1990 la Fondazione «Terza età creativa», che si propone di portare a conoscenza di un più vasto publico «creazioni di notevole pregio, spesso realizzate in ambito privato». A questo scopo è stato anche istituito un concorso biennale che premia i migliori lavori realizzati da persone over 70, in ambito letterario, scientifico, musicale o teatrale. È questa l’occasione per cui oggi, in questo spazio vi presentiamo Maria La Placa Osterwalder, che vi ha visto l’occasione di mettersi ancora una volta in gioco, prendendovi parte con «Parole di carta», una raccolta di poesie pubblicate ormai diversi anni fa, per le edizioni Ulivo, di Balerna. Nata a Padova durante gli anni della seconda guerra mondiale, conosce sin da bambina, le sirene d’allarme, le corse per andare a ripararsi nei rifugi, la precarietà e l’arte di arrangiarsi con poco. A sette anni arriva a Friborgo, grazie ai programmi della Croce Rossa internazionale in favore dei bambini della guerra. Vi trascorre sei mesi presso quella che diventerà «Tante Alice». Rientrata a casa, la corrispondenza tra le due famiglie, continuerà sull’arco degli anni. E il caso vorrà che, anni dopo, durante una visita a Friburgo, Maria incontrerà quello che diverrà suo marito e con il quale condividerà 48 anni di vita in comune, a Lugano. Dopo il matrimonio, i figli: uno, due e tre. E la priorità diventa la famiglia. Ma Maria non dimentica quello che i suoi occhi di bambina hanno visto e queste sue memorie vengono alimentate e trasformate da quella vena artistica che da sempre la abita. Scrive: poesie e racconti (alcune sue poesie sono state pubblicate anche sul Giornale del Popolo e su catt.ch); dipinge: acquerelli («un’arte che non ammette l’errore »); canta nel «Coro lirico» del maestro Andrea Cupia; fa volontariato (in parrocchia, presso la Croce Rossa); si occupa dei nipoti. Fu molto amica di Federica Spitzer, la «figlia coraggio » che nel 1942 decise di farsi deportare volontariamente a Theresienstadt, per non separarsi dai suoi genitori. E che fino a tarda età continuò a portare la sua testimonianza ai ragazzi nelle scuole del nostro Cantone perché quella memoria non andasse distrutta. «Fritzi», fu sua amica e vicina di casa, a lei dedicò anche una poesia («Il cielo ha versato tutte le sue lacrime/Quel giorno che ci hai lasciato/ Sotto quell’acqua fredda che ci feriva le mani…»). Perché la memoria è importante e va testimoniata, raccontata, anche se «solo» con «parole di carta», come recita il titolo della raccolta di liriche di Maria La Placa Osterwalder :«Parole di carta che gridano/ Il loro amore/ Con voce muta e potente/ Zittite solo se lacerate/ Ma impresse a fuoco/Nella mente», racconta la poesia che dà il titolo alla raccolta. Parole forti che lacerano e che si imprimono nella mente, anche se non sempre riescono a trasformarsi in voce che grida. «Oggi – dice come per scusarsi – la mia mente è vuota. Questo lungo periodo di lontananza e distanziamento dovuto alla pandemia mi ha come prosciugata: la pagina rimane bianca, la tela, vuota». Ma siamo certi che Maria «tornerà a danzare », come scrive in una delle sue poesie e a «girare come un Sufi/ Fino a perdere la cognizione». (CZ)

6 Luglio 2021 | 07:53
Tempo di lettura: ca. 2 min.
memoria (16), poesia (28), terza età (2)
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