Padre Mauro Jöhri
Ticino e Grigionitaliano

Incontro con padre Mauro Jöhri, nuovo Custode dei cappuccini

«Torno nella Svizzera italiana con un sentimento di gratitudine. Sono entrato da ragazzo nel convento di Faido, ho svolto il mio cammino formativo in parte in Ticino e in Italia, poi nella Svizzera tedesca. Ho trascorso 11 anni alla Madonna del Sasso quando insegnavo al liceo, poi c’è stato l’insegnamento a Coira. Tutto questo significa un’appartenenza». Dopo quasi 30 anni di lontananza dal Ticino di cui 12 spesi a servizio dell’Ordine dei cappuccini nel mondo quale ministro generale, padre Mauro Jöhri (nella foto) è stato eletto dal Capitolo riunito al Bigorio «Custode» dei cappuccini della Svizzera italiana. Fra Mauro ritorna in Ticino dove ci sono 17 frati, di cui 6 confratelli sopra gli 80 e una new entry in arrivo dalla vicina Lombardia: un giovane che abiterà al Sacro Cuore a Bellinzona. In padre Jöhri tanti ricordi ed esperienze, un cammino percorso sulle strade del mondo e l’amicizia col Papa.

Padre Mauro, quale sfida vede per i cappuccini nella Svizzera italiana?

La sfida più grande è la vita fraterna nelle nostre case; coordinarle e mantenere degli spazi di apertura verso il futuro. Dobbiamo chiederci quali sono i bisogni a cui possiamo rispondere a partire da un carisma che è quello di una vita semplice, fraterna, capace di offrire luoghi di incontro e occasioni di accompagnamento, inseriti in una Chiesa locale.

La gente è segnata dalla vicenda del coronavirus. Le relazioni sembrano improvvisamente aver riacquistato punti…

La pandemia ha messo in luce il dramma di tante solitudini. Il giorno del «perdono di Assisi» che quest’anno era una domenica, l’ho trascorso dal mattino alla sera a confessare. Le persone sentivano il bisogno non solo di raccontare cosa hanno vissuto ma soprattutto di comunicare le tante incertezze che abitano l’avvenire. Pensavamo che la scienza avesse tutte le risposte ed invece abbiamo scoperto che non è così. La scienza ha il suo valore ma non ci risolve la vita. La fiducia ora va ritrovata nella fede che è quel fondamento che apre all’Oltre, al futuro, ma anche al cuore.

Il vescovo Lazzeri nella sua nuova lettera pastorale sogna la nascita di laboratori di speranza, luoghi di incontro, ascolto e fattiva carità. Come vede l’attuazione di questa idea?

Parlare di speranza significa affermare la disponibilità a camminare con le persone, ad ascoltarle, ad essere loro vicine. Ciò che mi sembra sia apprezzato dalla gente è incontrare, in un vissuto fraterno e accogliente, dei luoghi di speranza. Penso a comunità che conosco e che ho recentemente visitato. Non so se la parrocchia può rispondere a questo, i preti purtroppo devono correre per le messe da tutte le parti. Il Papa dice che «il tempo è superiore allo spazio». Cosa significa? Lo spazio sono le strutture da mantenere, mentre il tempo sono i processi, la crescita, la conversione. Il rischio è quello che noi puntiamo molto di più sugli spazi che su questi processi relazionali. Quindi i laboratori di speranza possono essere piccole comunità disponibili a condividere nella fede, tempo e vita, con gli altri. Di questo c’è urgenza oggi.

Del magistero di papa Francesco che lei conosce bene, cosa le piacerebbe trasmettere ai cappuccini nella Svizzera italiana?

Ho avuto più di un’opportunità di scambio con il Papa. Per me è importante che emerga un messaggio di fiducia: la centralità della misericordia, del Vangelo, della persona. Non il dito puntato del giudice, ma l’abbraccio accogliente. Mi preme l’insistenza del Papa sulla concretezza della vicinanza ai poveri: non ci si può dire veri cristiani se non c’è questa attenzione ad un mondo in cui la povertà sta continuamente crescendo e dove ci sentiamo impotenti davanti a drammi infiniti. Quello che è successo, giorni fa, a Lesbo o quello che si consuma quotidianamente nel Mediterraneo, ci interpella.

Il Papa è spesso sotto attacco, anche internamente alla Chiesa. Lei cosa ne pensa? Ci sono ambiti della Chiesa gerarchica che lo attaccano. È una situazione che fa male. Nel passato ci sono stati dei Pontefici che forse non corrispondevano pienamente al mio pensiero, ma, come ha sottolineato il cardinale Scola di recente: «È il Papa». Se lo Spirito Santo ci ha dato questo Pontefice significa che ha un messaggio per il giorno d’oggi e la Chiesa deve prenderlo sul serio. Capisco che si può fare fatica, ma questo non è un motivo per esercitare una critica anche aspra e gratuita contro il Papa. Altrimenti, se restiamo su questa posizione è come se affermassimo: «Le mie idee sono più forti dell’Istituzione». San Francesco ha la capacità di tenere uniti istituzione e carisma, che non sono in contraddizione ma si implicano. In lui c’è una duplice fedeltà dentro una tensione vissuta in un cammino unitario.

Focus: Comunità e progetti dal Bigorio a Faido

Comunità e progetti dal Bigorio a Faido I cappuccini nella Svizzera italiana sono 17. A Faido i frati si occupano in particolare delle parrocchie delle comunità di montagna. La comunità del Sacro Cuore a Bellinzona è una parrocchia abbastanza grande con tante attività di catechismo, formazione, accoglienza. La Madonna del Sasso vanta tutto l’anno la visita di pellegrini e soprattutto, in estate, di tantissimi turisti. Il Bigorio è la realtà che ha risentito maggiormente della pandemia. «La chiusura temporanea – ci spiega fra Mauro- ha causato evidenti problemi al personale laico costretto all’orario ridotto. Le spese sono molte. Così il Capitolo ha deciso che quando la casa non è aperta a corsi di formazione, può funzionare come bed and breakfast ma molto mirato nell’accoglienza». Il nuovo Custode per il momento esclude un ritorno dei cappuccini al convento di Lugano «dato il numero ridotto e le scarse possibilità di trovare possibilità concrete per avere il necessario per mantenere una struttura di quel tipo». L’Associazione della biblioteca Salita dei frati continua a gestire la biblioteca e il fondo di padre Giovanni Pozzi mentre la casa accoglie la comunità di Palavra Viva con gli studenti che frequentano la Facoltà di Teologia. Poi ci sono le iniziative dei singoli frati, da Fra Martino Dotta nella carità, a fra Eraldo fino ai corsi di meditazione di padre Andrea.

Padre Mauro è stato ospite anche di «Chiese in diretta» (RSI Rete Uno). Riascolta la puntata su www.rsi.ch/chieseindiretta. Leggi anche, per una breve biografia, di padre Mauro: Padre Mauro Jöhri eletto nuovo custode dei cappuccini della Svizzera italiana.

Cristina Vonzun

Padre Mauro Jöhri | © Hans Merrouche, kath.ch
5 Ottobre 2020 | 05:41
Tempo di lettura: ca. 4 min.
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