Lo stabile della Facoltà di Teologia di Lugano.
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FTL, convegno card. Scheffczyk: il sommario e le relazioni

Si è concluso il simposio organizzato dalla Facoltà Teologica Luganese, a cento anni dalla nascita del cardinale Leo Scheffczyk. Di seguito sono disponibili gli abstract delle conferenze del primo giorno tenute dal cardinale Gerhard Müller, dal professor Manfred Hauke e dal professor Anselm Ramelow. Sotto le stesse trovate gli interventi di tutta la settimana.

L’assioma «gratia supponit naturam». Significato e attualità
(Gerhard Cardinale Müller)

La grazia è un dono di Dio che vuole che prendiamo parte alla sua eterna comunione. Essa è l’autocomunicazione di Dio Padre attraverso il Figlio nello Spirito Santo (gratia increata), ma contemporaneamente un efficace bene creato che purifica e rinnova l’uomo (gratia creata). L’uomo, in virtù della sua natura spirituale, non cessa di essere ordinato alla comunione con il Dio trinitario. Un umanesimo senza Dio non può perciò colmare l’intimo anelito dell’uomo. La grazia divina presuppone la natura umana con la sua capacità di riconoscere Dio e di amarlo. Anche se l’uomo, a causa del peccato di Adamo, ha perduto la santità originaria, egli, in quanto creato ad immagine di Dio, continua a essere nella condizione di rispondere alla chiamata della grazia e di collaborare alla sua opera di salvezza. Ciò nondimeno ha bisogno della grazia per giungere al compimento in Dio e nella comunione dei Santi. Dio è originee fine dell’uomo il quale, a sua volta, trae con sé la propria responsabilità nello spirito dell’amore filiale.

Introduzione alla vita e all’opera teologica di Leo Scheffczyk
(prof. Manfred Hauke)

Leo Scheffczyk (1920-2005) ricevette la dignità cardinalizia il 21 febbraio 2001 per i suoi meriti in teologia. Papa Benedetto XVI lo presenta, a causa della sua chiarezza esemplare, come «rompighiaccio» nelle discussioni sulla dottrina della fede. L’introduzione alla vita e all’opera teologica di Scheffczyk segue la biografia: la gioventù nell’Alta Slesia e la partecipazione alla Seconda Guerra Mondiale, l’ordinazione sacerdotale e il primo lavoro pastorale nell’Arcidiocesi Monaco e Frisinga, la tesi di dottorato (in Storia della Chiesa) sulla «Storia della religione di Gesù Cristo» del Conte zu Stolberg e sul suo superamento dell’illuminismo, la tesi di abilitazione in dogmatica sulla mariologia carolingia sotto la guida di Michael Schmaus, l’attività in qualità di professore a Tubinga e a Monaco di Baviera, il cardinalato e la conclusione benedetta della sua vita terrestre nel giorno della solennità dell’Immacolata Concezione (8 dicembre 2005). Nella ricostruzione biografica sono inseriti alcuni cenni all’impronta storica e sistematica della ricerca teologica di Scheffczyk (i «due occhi» della teologia). La «teologia della Parola» manifesta l’approccio personalista della dogmatica. Un’espressione eminente del suo pensiero si trova nella «Dogmatica cattolica» in otto volumi, elaborata insieme ad Anton Ziegenaus (1996-2003); la versione italiana è stata portata recentemente a termine (2010-2020).

Riflessioni filosofiche preliminari sull’importanza teologica del concetto di esperienza
(prof. Anselm Ramelow)

«Esperienza», secondo Richard Swinburne, è un «evento mentale cosciente» (conscious mental event). Esperienza presuppone quindi coscienza. Su questo sfondo possiamo comprendere l’esperienza religiosa. La conferenza abbozza il significato di coscienza e di esperienza, per applicare i risultati di quest’indagine al concetto religioso di esperienza. La coscienza dispone (secondo John Searle) di tre aspetti: una qualità soggettiva, unità e intenzionalità. La coscienza razionale dell’uomo che riflette su se stesso trascende il sé verso l’Essere e la verità, anche nello scetticismo. Esperienza presuppone la coscienza, ma aggiunge una certa estensione nel tempo e un processo di formazione nel quale anche la negatività ha il suo ruolo. L’esperienza religiosa come fenomeno di coscienza ha una qualità soggettiva ed è un’unità orientata all’insieme della realtà. L’unità mistica non è un’identità, ma viene caratterizzata da un’intenzionalità riferita ad un contenuto distinto dal soggetto.

Le relazioni della seconda giornata

Proseguono alla Facoltà di teologia di Lugano le relazioni dedicate al cardinale tedesco e insigne teologo Leo Scheffzyck. Di seguito la possibilità di scaricare una sintesi degli interventi della seconda giornata che sono stati i seguenti: Il tema dell’esperienza nella teologia di Scheffczyk. Panoramica generale (prof. Manfred Hauke); Al centro della realtà. Un incontro tra biologia (Adolf Portmann) e teologia (Leo Scheffczyk) (relazione del prof. Helmut Müller); La ricezione critica della Costituzione pastorale sulla Chiesa, «Gaudium et spes», in Karl Rahner e Leo Scheffczyk (intervento di Serafino M. Lanzetta); La persona come realtà di fede e esperienza. In dialogo con Leo Scheffczyk (relazione di Martin Lugmayr); Teologia e «verità della vita». Sulla distinzione e il rapporto tra «loci proprii» e «loci alieni» in dialogo con Leo Scheffczyk (intervento di Richard Schenk OP, Freiburg im Breisgau).

Le relazioni della terza giornata

Ecco l’elenco delle cinque conferenze della terza giornata di Convegno, scaricabili al link sotto: Fede ed esperienza in Joseph Ratzinger e Leo Scheffczyk, intervento di Andreas Jall; I cardinali Newman e Scheffczyk sullo sviluppo del dogma relazione di Andrew Meszaros; Il principio dell’et-et: un confronto con Il mondo della fede cattolica di Leo Scheffczyk conferenza di Mauro Gagliardi; Esperienza di fede nel Nuovo Testamento, nel contesto delle posizioni teologiche di Leo Scheffczyk e Edward Schillebeeckx, intervento di Lothar Wehr; Leo Scheffczyk e la Teologia in America Latina, relazione di João Paulo de Mendonça Dantas.

Le relazioni della quarta giornata

Anche giovedì 17 settembre si sono tenute cinque conferenze. Ecco i titoli e i relatori: Il rapporto reciproco tra «grazia esterna» e «grazia interna». Riflessioni sulle tracce di Leo Scheffczyk, di Thomas Marschler; Che cos’è la grazia? La grazia è sperimentabile? I progetti di Leonardo Boff e di Leo Scheffczyk, relazione di Andreas Fuchs; La dottrina dell’esperienza di fede in Hans Urs von Balthasar e Leo Scheffczyk. Un confronto, intervento di Manfred Lochbrunner; L’influsso dell’esperienza contemporanea sulla dottrina mariana. Risultati storico-dogmatici della dissertazione di Leo Scheffczyk per l’abilitazione alla libera docenza su «Il mistero di Maria nella devozione e nella dottrina dell’Epoca carolingia», conferenza di Imre von Gaál; L’esperienza della grazia in Réginald Garrigou-Lagrange e Leo Scheffczyk, di Marco Bracchi.

Il realismo della salvezza come punto cardine del pensiero teologico di Leo Scheffczyk e come base dell’esperienza di fede

P. Dr. Johannes Nebel FSO (Bregenz)

Riassunto (abstract)

Il realismo della salvezza è una caratteristica centrale e una preoccupazione principale della teologia del cardinale Scheffczyk. Il tema è di grande attualità, perché oggi spesso non è chiaro cosa significhi «salvezza» e cosa significhi la sua «realtà». Leo Scheffczyk offre eccellenti approcci in questo senso. È suo merito aver distinto il concetto di realismo della salvezza dalle altre correnti contemporanee, averlo ampiamente plasmato e averne fatto il perno della sistematica teologica. Nella demarcazione dall’idealismo e dall’esistenzialismo il realismo della salvezza significa il rapporto dell’uomo con Dio e con la salvezza preparata per lui da Dio sulla base della realtà della rivelazione per la quale la fede trova sostegno nell’ambito storico-materiale. Il realismo della salvezza è quindi il principio dell’esperienza di fede. Il panorama della sua portata comprende – a partire dall’incarnazione e dal mistero della persona di Gesù Cristo – tutta la fede, in particolare la realtà della Chiesa con i suoi sacramenti e sacramentali, il dogma, l’uomo come creatura dotata della grazia nella vita etica e spirituale, e le realtà escatologiche. Il realismo della salvezza trova in Maria il suo ancoraggio più intimo.
Il pensiero salvifico-realistico procede sempre dal mistero divino, «l’azione di Dio nella storia». La connessione tra lo storico e il mistero sta nella fede. Il realismo della salvezza non è quindi solo un aspetto della fede cattolica; si esprime in essa come tale – più di quanto Scheffczyk ha volutamente dichiarato: In essa si esplica il mistero della risurrezione e dell’esaltazione di Cristo, il Figlio di Dio incarnato, nel mondo. Quindi il realismo della salvezza riguarda anche il rapporto tra Chiesa e mondo.
L’apertura salvifico-realistica della fede offerta dal cardinale Scheffczyk integra la concretezza cattolica nel contesto globale dell’economia della salvezza, non solo nel singolo aspetto, ma come tale nel suo insieme. In considerazione della diversità diacronica (e così anche sincronica) del pensiero teologico, questo ha un potere di integrazione che in gran parte deve ancora essere scoperto.

La cattolicità in Leo Scheffczyk e Hans Urs von Balthasar

André-Marie Jerumanis

Riassunto (abstract)

In occasione del congresso sul pensiero di Leo Scheffczyk non si poteva trascurare l’apporto che ha offerto alla comprensione della dimensione cattolica, universale del cristianesimo. Il confronto con un altro grande teologo quale Hans Urs von Balthasar s’imponeva. Anche Balthasar, infatti, con la sua ampia ricerca teologica ha contribuito a cogliere la vera consistenza della qualifica «cattolica» del cristianesimo e la sua importanza per il contesto contemporaneo, grazie al suo impegno verso una riscoperta della Chiesa come communio universale. Il confronto proposto tra loro intende evidenziare meglio tutta la ricchezza e l’originalità del pensiero del cardinale Scheffczyk. I due Autori non mancano di rilevare quanto faccia problema l’idea stessa della cattolicità. La cattolicità, però, è qualcosa di essenziale, qualitativo e intrinseco al cristianesimo. Secondo Scheffczyk il cattolicesimo, in quanto realtà complessa, non può essere definito partendo solo da un unico principio teoretico, ma è necessario ricorrere al principio dell’ «et-et» (»sia-sia»). Il cattolicesimo, proprio perché è ciò che è comprensivo di tutto, esclude dal suo essere l’elemento settario, anche nel caso in cui debba essere di fatto vissuto nelle condizioni di minoranza. Scheffczyk propone quindi «un rapporto dinamico e flessibile al «mondo»», ma la Chiesa deve rimandare sempre a Cristo, quale fondamento in cui sono contenute le radici della rivelazione, della fede e della grazia. L’ «et» cattolico non è solo un’idea, ma un atteggiamento che permette di pensare in modo equilibrato la relazione tra Dio e l’uomo, tra il particolare e l’universale, tra le confessioni e le diverse concezioni del mondo, non sotto la forma dell’esclusione ma dell’integrazione, a partire da un’unità più grande che trova nella comunione divina della Trinità il fondamento dell’apertura «cattolica» sul mondo. Nel tempo delle grandi tentazioni identitarie in reazione all’anonimato che impone sempre una certa liquefazione delle differenze derivanti da una concezione ideologica della globalizzazione, i due autori ci ricordano che è possibile vivere la differenza in modo sinfonico, se non si dimenticano le premesse dell’autentica communio universale.

L’Importanza delle Religioni non-cristiane
nella Dottrina della Grazia di Leo Scheffczyk

Hans Christian Schmidbaur

Zusammenfassung (abstract)

Se Gesù Cristo è l’unico Salvatore e Mediatore tra cielo e terra – può dopo essere che Dio opera nel modo salvifico anche al di fuori della storia della salvezza ebreo-cristiana, nelle altre grandi religioni dell’umanità, o al di fuori della sua Chiesa (cattolica)? O sono loro già di principio esclusi da ogni agire salvifico divino, dalla Sua autorivelazione e da tutti i Suoi doni di grazia? – Qui c’è da sempre una divergenza di opinioni sia nella fede personale dei cristiani, sia nella teologia, sia anche nelle varie Chiese cristiani. – Nella sua dottrina della grazia, Leo Scheffczyk cerca di superare il dissenso che s’apre tra la pretesa di assolutezza del Cristianesimo come unica religione salvifica dell’una, e l’universalità della volontà e del piano salvifico di Dio dell’altra parte, indicando sul fatto che le altre religioni – malgrado il fatto che non sono «vie ordinari alla salvezza» che sono stati «parallelamente istituiti da Dio» – possono ciononostante contenere o offrire certi «aiuti salvifici» che – come c’insegna il Concilio Vaticano II – conducono gli uomini «sulle loro vie» alla via salvifica di Cristo.

Lo stabile della Facoltà di Teologia di Lugano.
18 Settembre 2020 | 18:00
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