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Meeting di Rimini: aperta ieri la 40.ma edizione

Con la Messa presieduta dal vescovo di Rimini, mons. Francesco Lambiasi, ha preso il via ieri la 40.ma edizione del Meeting per l’amicizia tra i popoli che terminerà sabato 24 agosto. ›Nacque il tuo nome da ciò che fissavi’ questo il titolo dell’edizione di quest’anno. Versetto di una poesia di Giovanni Paolo II dedicato alla Veronica. Nel messaggio, a firma del segretario di Stato cardinale Pietro Parolin, Papa Francesco ha espresso l’auspicio che «sia sempre un luogo ospitale, in cui le persone possano ›fissare dei volti’, facendo esperienza della propria inconfondibile identità».

Mons. Lambiasi: viviamo una stagione di risveglio

Nell’omelia della messa che ha inaugurato il Meeting 2019, il vescovo di Rimini, Francesco Lambiasi, commentando il Vangelo di Luca dove Gesu’ dice ai suoi discepoli di essere venuto a ›gettare fuoco sulla terra senza portare la pace’, sottolinea come Cristo «ribalta equilibri, smaschera compromessi, scatena conflitti. Fino alla Croce, momento ardente di amore. Si scontra contro un sistema, quello degli scribi e dei faraisei, ritenuto sacro». «La parola del Vangelo e’ tagliante come una spada e mette in evidenza i difetti della società. In molti cristiani, sottolinea Lambiasi, il fuoco del battesimo non alimenta passione, non genera gioia. Ma oggi viviamo una stagione di risveglio. Lo Spirito Santo ha ripreso a soffiare e molti giovani sognano di fare un’esperienza di Gesu’ vivo, di santita’». «Oggi il mondo, conclude il vescovo di Rimini, non ha bisogno di cristiani affetti da balconite acuta ma di discepoli innamorati di Gesu’».

«Dobbiamo trovare qualcosa che ci permetta di partire, di giocarci da uomini la partita della vita». Così Emilia Guarnieri, presidente della Fondazione Meeting per l’amicizia fra i popoli a Radio Vaticana Italia, che spiega il versetto di Wojtyla che dà il titolo alla 40.ma edizione del Meeting, «nacque il tuo nome da ciò che fissavi». «Titolo che focalizza, prosegue, non un’intenzione ma un’azione, quella del guardare». «Dal rapporto con una realtà incontrata nasce il nome, l’identità di ciascuno di noi». «Il programma del Meeting 2019, afferma Guarnieri, nasce da incontri, dall’esperienza del dialogo, dalla voglia di capire e incontrare ciò che non conosco, dalla passione di affrontare i problemi, dallo struggimento di fronte al bisogno proprio e altrui». «Le amicizie che nascono così non ci lasciano soli davanti al bisogno e ci educano a guardare l’altro non come un concorrente, ma come un alleato nella sfida della vita».

I volontari

Sono circa 2.500 le persone che durante la settimana del Meeting impegneranno gratuitamente competenze e ferie per aiutare lo svolgimento della manifestazione. Provengono anche dalla  Svizzera (nei prossimi giorni potrete leggere su catt.ch alcune interviste a loro). Completano il quadro, 350 persone, in maggioranza universitari, che durante il «pre-Meeting» (dal 10 al 17 agosto), hanno lavorato gratuitamente per l’allestimento tecnico della Fiera.

Intelligenza artificiale: il «fattore umano»

«Le macchine nascono da sempre dal desiderio dell’uomo di superare la propria fragilità. Oggi l’uomo vuole integrarsi con le macchine per potenziare la propria umanità. È una follia? Che cosa è l’A.I. cioè l’intelligenza artificiale?». Con queste domande, nel Salone Intesa San Paolo B3, Davide Perillo, direttore di Tracce, introduce il tema e pone le domande agli ospiti.

Apre la discussione Daniele Magazzeni, associate professor in Artificial Intelligence presso il King’s College London, che afferma: «L’A.I. è la mia passione, ci lavoro, eppure più approfondisco la questione e più resto affascinato e stupito dalla intelligenza umana». L’A.I. pur essendo in grado di potenziare le capacità di calcolo e previsione umana non è in grado di fare una cosa: intuire. L’intuizione è capacità umana. Non bisogna demandare tutto alle tecnologie ma bisogna restare allenati a pensare e a farsi le domande. Ne soffrirebbe altrimenti la capacità e il gusto di relazione, una motivazione fondamentale del vivere.

Riprende Perillo: «E allora quale è il limite della A.I.?». Per Mark O’Connell, giornalista e scrittore, autore di «Essere una macchina», «c’è chi sta pensando di porsi limiti più ampi e sta pensando quindi al transumanesimo, alla possibilità cioè di andare oltre l’uomo, potenziare le sue capacità e, anzi, utilizzarle per creare un nuovo soggetto». C’è gente che studia come trasportare la mente umana e la sua capacità sulle macchine. L’obiettivo è la ricerca della immortalità.

Ma incalza Costantino Esposito, professore ordinario di Storia della Filosofia all’Università degli Studi di Bari: ci si chiede cosa sia l’A.I. ma prima bisogna chiedersi cosa sia il fattore umano, la coscienza. Se l’uomo diventa macchina come diventa l’uomo? C’è ancora l’uomo? Dove sarà l’identità della persona? Nasce quindi l’esigenza di pensare ad un’etica che capisca cosa sia l’intelligenza prima della sua connotazione artificiale.

https://youtu.be/b21hHjjp2ng

 

19 Agosto 2019 | 09:54
Tempo di lettura: ca. 3 min.
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