Fridays for future. E adesso?

Greta Thunberg e le migliaia di ragazzi di Fridays for future stanno applicando molte pagine della Laudato si’, l’enciclica ecologica di papa Francesco. Parola di padre Paolo Benanti, francescano, professore alla Facoltà di Teologia – dipartimento di Teologia morale – nella Pontificia Università Gregoriana, ateneo retto dai Gesuiti. Per il teologo questi giovani «sono una prospettiva diversa che integra, promuove e spinge a una reale cura per la casa comune». Il Creato, detto con termine e maiuscola cristiani.

Professore, come descrive l’iniziativa di Greta e del Fridays for future?

«Questa mobilitazione globale risponde a una dinamica analoga a quella con cui la Chiesa si pone di fronte alle questioni sociali».

In che senso?

«È sostenuta da tre verbi: vedere, giudicare, agire. Greta e gli attivisti hanno «visto» la realtà, percependone la forti contraddizioni; hanno «giudicato», cioè hanno riconosciuto, l’assenza di futuro che questo nostro stile di vita produce; hanno deciso di «fare» per produrre un cambiamento».

Qual è il loro messaggio più importante?

«Ci ricordano che la «casa comune», come papa Francesco definisce la questione ambientale nella Laudato si’, è un qualcosa che ogni generazione eredita dalle precedenti e ha il compito di trasmettere alle generazioni future. I nostri figli ci ricordano che il domani va guardato con speranza e che la speranza non è mera passività ma un fattivo costruire un domani».

Quanto c’è della Laudato si’ nel pensiero e nelle azioni di questo movimento?

«Un tema che attraversa l’Enciclica è un richiamo a un paradigma definito ecologia integrale, per cui non basta integrare la lettura di fenomeni diversi. Esemplare è soprattutto la critica che viene mossa alla logica mondana che porta a perdere di vista la complessità dei legami e delle interazioni: «la tecnologia che, legata alla finanza, pretende di essere l’unica soluzione dei problemi, di fatto non è in grado di vedere il mistero delle molteplici relazioni che esistono tra le cose, e per questo a volte risolve un problema creandone altri». L’ecologia integrale ci permette di recuperare l’appello alla responsabilità umana, evidente quando si considera il posto che l’essere umano occupa nella trama delle relazioni ecosistemiche. Greta e il movimento che a lei si ispira sembra essere in profonda sintonia con tutto questo».

Dopo lo sciopero verde del 15 marzo, quali i prossimi passi da compiere?

«Applicare intimamente l’ecologia integrale, che non riguarda solo il modo di comprensione razionale della realtà, ma è costituita dai desideri e dagli atteggiamenti di fondo del nostro cuore, ha una dimensione prettamente spirituale. Solo se comprendiamo questa dimensione possiamo capire perché debba declinarsi anche in cammini di conversione interiore che comprendano seri esami di coscienza «per recuperare la serena armonia con il creato, per riflettere sul nostro stile di vita e i nostri ideali»».

Quali conseguenze concrete possono nascere? Fra l’immensità del problema ecologico globale e le potenzialità dei singoli non c’è una sproporzione?

«Bisogna comprendere appieno la portata anche delle piccole azioni quotidiane di attenzione all’ambiente che papa Francesco ci propone: «evitare l’uso di materiale plastico o di carta, ridurre il consumo di acqua, differenziare i rifiuti, cucinare solo quanto ragionevolmente si potrà mangiare, trattare con cura gli altri esseri viventi, utilizzare il trasporto pubblico o condividere un medesimo veicolo tra varie persone, piantare alberi, spegnere le luci inutili». Quando partono da motivazioni profonde, questi gesti non sono ascetici doveri di una ideologia verde assunta a criterio di vita, ma atti d’amore che traducono una spiritualità vissuta in un criterio operativo etico di impegno, a tutti i livelli del vivere personale».

Che cosa è chiamata a fare la politica?

«Nella Laudato si’ si legge che «cercare solamente un rimedio tecnico per ogni problema ambientale, significa isolare cose che nella realtà sono connesse, e nascondere i veri e più profondi problemi del sistema mondiale». E si alimenta così una «ecologia superficiale» che si lascia imbrigliare «all’interno della logica della finanza e della tecnocrazia». Invece, una strategia di cambiamento reale «esige di ripensare la totalità dei processi», perché «non basta inserire considerazioni ecologiche superficiali» mentre non si mette in discussione «la logica soggiacente alla cultura attuale»».

VaticanInsider

12 Aprile 2019 | 12:25
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