Sinodo

Migranti, il cardinale etiope Souraphiel: dove sono le radici cristiane dell’Europa?

«È triste quando sentiamo che alcune frontiere vengono chiuse a persone che fuggono dalla fame e dalla guerra, e ci si chiede: dove sono le radici cristiane dell’Europa? L’Europa non è un continente che dichiara valori cristiani?»: si è espresso così il cardinale Berhaneyesus Souraphiel, arcivescovo di Addis Abeba e presidente della Conferenza episcopale etiope, nel corso del briefing quotidiano del Sinodo sui giovani in corso in Vaticano (3-28 ottobre). Un padre sinodale ha proposto un Sinodo dedicato interamente al ruolo delle donne nella Chiesa. In aula sono intervenuti tra gli altri il Capo della Chiesa greco-cattolica ucraina e, quale delegato fraterno, il «ministro degli Esteri» del patriarcato di Mosca e di tutte le Russie.

«Quando si parla di Africa più della metà delle popolazioni sono giovani, vogliono cambiare le cose, vogliono uscire dalla povertà: la maggior parte dei mass media mondiali parla delle migrazioni dei giovani dall’Africa verso il Medio Oriente o, attraverso Sudan e Libia, verso l’Europa, ma questo è un quadro piuttosto limitato della situazione perché la maggior parte delle migrazioni dei giovani si verificano all’interno dell’Africa, si può dire che il 20% dei migranti vengono raccontati mentre non vengono raccontate l’80% delle migrazioni che si verificano all’interno del continente», ha detto il porporato etiope.

«Le migrazioni – ha proseguito – avvengono a causa della mancanza di governance che provoca corruzione, conflitti, guerre civili, movimenti di liberazione. Oltre a questo c’è il commercio di armi, un grande business che viene dall’Europa, dall’America, dalla Cina verso l’Africa e nessuno ne parla, proprio perché è un grande business. Le armi vengono dove ci sono conflitti civili, molti giovani muoiono per questo motivo. Ci sono bambini soldati, ci sono armi moderne, sofisticate come le mine… questa è la grande tragedia dei giovani che migrano in Africa. Spero che la Santa Sede con i suoi rapporti diplomatici e le relazioni con gli altri leader cristiani possa vedere cosa si può fare. In passato quando un migrante andava da un Paese all’altro veniva accolto, gli veniva dato un bicchiere d’acqua, dell’acqua per lavarsi, un luogo per riposare. Oggi non è facile essere migrante. Quando molti europei sono andati in altri paesi avevano più opportunità rispetto ai migranti di oggi. L’Etiopia è un paese povero ma ha quasi un milione di rifugiati, dopo l’Uganda è il secondo paese di immigrazione».

«Uno straniero che bussa alla tua porta va accolto bene: è triste quando sentiamo che alcune frontiere vengono chiuse a persone che fuggono dalla fame e dalla guerra, e – ha sottolineato il cardinale Souraphiel – ci si chiede: dove sono le radici cristiane dell’Europa? L’Europa non è un continente che dichiara valori cristiani? Si è parlato anche di questo all’interno del Sinodo. C’è anche quanto ha detto il Santo Padre sul colonialismo ideologico, quando per avere aiuti ti pongono delle condizioni e ti chiedono di accettare valori dell’Occidente. Le multinazionali a volte vanno in luoghi ricchi di risorse come il Congo spazzano via un villaggio, i bambini, i giovani, gli anziani per estrarre minerali dalla terra. La Chiesa cattolica che è presente lì ne è testimone. Abbiamo visto anche persone che sono rimaste vittime di questo traffico di esseri umani e di questo sfruttamento: la Chiesa rimane al fianco di questi sfollati, di queste persone costrette a lasciare il paese». Souraphiel dice di essere «rimasto toccato quando il cardinale Vincent Nichols (arcivescovo di Westminster e presidente del Santa Marta Groupndr) ha detto che nel mondo ci sono 40 milioni di schiavi in questa epoca moderna, e la maggior parte sono giovani: questo fa parte della rete di traffico di esseri umani del mondo».  «Al Sinodo si è parlato anche di cosa possiamo fare, cosa può fare la Chiesa in quanto universale. Questo ha toccato anche il cuore dei nostri membri giovani del Sinodo. Spero che il Sinodo si rivolgerà a tutti i giovani, non solo a quelli del mondo sviluppato, ma anche quelli che non hanno i mezzi. La Chiesa deve parlare a nome loro. Prima di altre questioni come l’era di internet o le tecnologie moderne, ci sono giovani per i quali la questione è la sopravvivenza», secondo il cardinale etiope, che ha poi ribadito, nel corso del briefing. «Ricevere lo straniero, il rifugiato, ogni persona nel bisogno è un valore cristiano, un obbligo cristiano, chiudere le porte non è mai stato nella tradizione cristiana. Sappiamo che tutti quelli che vengono potrebbero non essere stranieri innocenti o persone che hanno sofferto per la violenza nel loro paese, ma la maggior parte lo è: se vedi una madre, una nonna che bussa alla porta per un posto dove stare, credo sia una questione di coscienza, e la coscienza è formata dai valori cristiani in Europa. L’Europa ha ricevuto molti rifugiati, ad esempio la Germania, altri hanno però chiuso le frontiere. L’Europa non ha più posto per le radici cristiane? Anche Giovanni Paolo II poneva questa questione, questa domanda che vale per ogni coscienza cristiana».

Per il porporato, inoltre, in Africa ci sono anche molti giovani che non vogliono partire ma vogliono restare nel proprio paese e migliorare le cose dall’interno: «Alcuni pensano che venire in Europa sia un paradiso, ma non è la realtà, pensano che venendo qui possano sistemare la propria situazione e quella della famiglia, ma non è così. E quando sentiamo il razzismo che viene in alcune parti di Europa, o altre parti del mondo, vogliamo ricordare che la vita per rifugiati non è facile, la vita lontano da casa da famiglia non è facile. Questo va detto anche per rafforzare il desiderio di rimanere a casa e cambiare la situazione dal di dentro».

Con la congregazione di questa mattina, la sedicesima, si sono conclusi gli interventi dei padri sinodali sulla terza parte dell’Instrumentum Laboris, e da questo pomeriggio tornano a riunirsi i circoli minori linguistici. Tra i temi emersi nel dibattito, ha riferito Paolo Ruffini, prefetto del Dicastero vaticano per la Comunicazione, la necessità di un maggior protagonismo alla donna. Si tratta di una vera e propria urgenza: così l’ha definita un padre sinodale domandandosi se non sia opportuno un Sinodo universale dedicato al temaVatican News riferisce inoltre che è tornata la proposta di un Consiglio pontificale dei giovani in seno alla Curia romana, composto da membri dei cinque continenti: l’idea è quella di avere un presidio di giovani «a casa» con il Successore di Pietro.

Al briefing è intervenuto anche l’arcivescovo di Bologna, Matteo Zuppi, che, in risposta ad una domanda, è tornato a ribadire il senso di una pastorale per le persone omosessuali. Il presule, che ha scritto la prefazione della versione italiana del gesuita statunitense James Martin, «Un ponte da costruire», ha sottolineato che «è un problema che riguarda tante persone» e non è una questione attuale, come dimostra il fatto che il gruppo di omosessuali cattolici i Bologna ha più di trent’anni. «A mio avviso è una questione pastorale, e come tale io ritengo vada trattata: quando diventa ideologico diventa più complesso», ha detto Zuppi, che – reduce dall’incontro della pace organizzato in questi giorni a Bologna dalla comunità di sant’Egidio, ha sottolineato, in generale, alcuni temi che lo hanno colpito della discussione al Sinodo quali la pace, il dialogo, le migrazioni, la «comunione» come risposta al clericalismo e il nazionalismo, e la necessità che la Chiesa parli a tutti, nessuno escluso.

Suor Alessandra Smerilli, economista e membro del Comitato scientifico e organizzatore delle settimane sociali dei cattolici, ha messo in evidenza nel corso del briefing il sogno di una Chiesa profetica che sappia ascoltare il grido dei poveri e del creato per eliminare le disuguaglianze, coerentemente con l’enciclica Laudato si’ di Papa Francesco. Padre Alexandre Awi Mello, segretario del Dicastero per i Laici, la Famiglia e la Vita, ha ricordato il recente libro-intervista al Papa sulla figura di Maria, sottolineando che il Papa vede nella Madonna «una immagine della Chiesa accompagnatrice, accogliente, misericordiosa».

Al giornalista che domandava quanti sono i padri sinodali con diritto di voto, e se il cardinale Baldisseri, segretario del Sinodo, sia nel novero, Ruffini ha risposto ricordando che l’elenco dei padri sinodali è stato pubblicato prima ancora che l’assemblea iniziasse.

In aula sono intervenuti, tra gli altri, Sua Beatitudine Sviatoslav Shevchuk, Capo e Padre della Chiesa greco-cattolica ucraina, che ha sottolineato, tra l’altro, che è ormai il «quinto anno che l’Ucraina è vittima dell’aggressione militare della Federazione Russa. Sono sopratutto i giovani ucraini di varie etnie, lingue, culture e appartenenze religiose che ogni giorno muoiono per la nostra Patria e difendono il Paese diventando i veri, principali protagonisti della trasformazione della nostra società». Al Sinodo è intervenuto anche, quale delegato fraterno, il metropolita Hilarion di Volokolamsk, capo del Dipartimento per le relazioni esterne del Patriarcato di Mosca che ha portato il saluto di Kirill, Patriarca di Mosca e di tutta la Russia, ed ha sottolineato il valore della fraterna collaborazione ortodosso-cattolica di fronte a scristianizzazione, al secolarismo, al rinnegamento dei valori cristiani e alle persecuzioni.

È stato poi deciso che il Sinodo stili una lettera ai giovani di tutto il mondo. A questo fine è stata istituita una commissione composta dai seguenti membri, che rispecchiano le aeree geografiche: Padri sinodali mons. Dieudonné Nzapalainga, Arcivescovo di Bangui (Repubblica Centroafricana), mons. Emmanuel Gobilliard, Vescovo ausiliare di Lyon (Francia), mons. Anthony Colin Fisher, Arcivescovo di Sydney (Australia), mons. Eduardo Horacio García, Vescovo di San Justo (Argentina), e inoltre due giovani uditori, Briana Regina Santiago, Apostole della Vita Interiore (Stati Uniti d`America) e Anastasia Indrawan, Membro della Commissione per i Giovani della Conferenza Episcopale di Indonesia (Indonesia). Infine, fanno parte della commissione quale inviato speciale fratel Alois, Priore della Comunità Ecumenica di Taizé (Francia), e quale esperto, don Michele Falabretti, Responsabile del Servizio Nazionale per la Pastorale Giovanile della Conferenza Episcopale Italiana.

(Vatican Insider)

 

19 Ottobre 2018 | 11:47
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