Africa

Africa, i Comboniani: «L’informazione è la prima forma di solidarietà»

Un incontro con i media per cominciare a invertire i termini di una narrazione negativa sull’Africa, spesso volutamente strumentale, non di rado alimentata da stereotipi xenofobi e razzisti e da movimenti politici che fanno dell’odio per lo straniero il principale motivo di propaganda. È questa l›iniziativa presa dai missionari comboniani nel tentativo di «rompere il muro di omertà verso i fatti che avvengono nelle periferie geografiche del nostro tempo». In questi termini si è infatti espresso padre Giulio Albanese, direttore di Popoli e missione, aprendo la conferenza stampa tenutasi presso la Radio Vaticana martedì 14 novembre. Un’occasione per dare voce a chi, nelle realtà drammatiche e complesse del nostro tempo, vive e opera da molti anni quasi sempre lontano dai riflettori dei media, dal flusso quotidiano delle informazioni. Per questo hanno partecipato all’incontro padre Domenico Guarino, comboniano della comunità di Palermo (impegnato nell’accoglienza dei migranti), suor Gabriella Bottani (comboniana, coordinatrice di Talitha Kum, rete mondiale della vita consacrata contro la tratta delle persone), padre Elias Sindjalim (comboniano togolese, attivo nella Repubblica del Congo), Luciano Ardesi (africanista, collaboratore di Nigrizia). Con loro padre Rogelio Bustos, del consiglio generale dell’Istituto.

 

L’evento rientra peraltro nelle celebrazioni per i 150 anni della fondazione della Congregazione da parte di Daniele Comboni, il grande missionario italiano che, nella seconda metà dell’ 800 (i Comboniani sono stati fondati nel 1867), dedicò la propria vita al continente africano secondo un’indicazione precisa: «Salvare l’Africa con l’Africa». In questo contesto le diverse realtà missionarie hanno preso la parola, ciascuna consapevole che il fenomeno migratorio sta facendo da detonatore a progressive ondate di paura e disinformazione. «Si dimenticano spesso – ha detto in merito Albanese – le vere ragioni di questo esodo, per tale ragione il mondo missionario deve veicolare dei messaggi, l’informazione, infatti, è la prima forma di solidarietà» . In tal senso è stato ricordato, una volta di più, che la grande maggioranza degli spostamenti di popolazione che riguardano l’Africa sono interni al continente e solo una piccola parte di queste migrazioni coinvolge l’Europa o l’Italia.

 

Padre Sindjalim, religioso originario del Togo che ha operato a lungo nella Repubblica del Congo, ha ripercorso brevemente le tappe di un recente passato fatto di turbolenze politiche sfociate in conflitti armati permanenti in cui tre gruppi armati si contendono il controllo del Paese oltre al governo. Quindi ha ricordato che, in un quadro già tanto disastrato, la disoccupazione ha un tasso record dell’86%, «chi lavora ha paghe inadeguate, si può dire che il congolese medio vive per miracolo mentre nel Paese dilaga la corruzione».

 

Suor Bottani, da parte sua, ha parlato dell’impegno delle religiose contro la tratta delle persone, fenomeno globale nel quale «il continente africano è al primo posto per numero di vittime in relazione al totale della popolazione. L’Africa sub-sahariana presenta inoltre un altro primato, quello della percentuale di minori oggetto della tratta, pari al 64%.

 

Ancora, ha spiegato come «i campi profughi sono diventati luoghi dove reclutare persone da trafficare, questo succede in Sudan, Egitto, Kenya, Uganda, Etiopia, ma anche in Italia» . Ci sono poi aspetti della tratta, ha osservato, meno noti, come i matrimoni forzati, l’uso di organi per trapianti illegali o venduti nell’ambito del fenomeno della stregoneria, mentre le bambine a volte rimangono vittime perché si crede che il rapporto con una bambina vergine possa portare alla cura dell’Aids.

 

Il 71% delle vittime della tratta sono donne, ha proseguito la religiosa, ma è giusto che tutti si uniscano nel contrastare il fenomeno, anche gli uomini, «perché la schiavitù delle donne è un problema dell’umanità».

 

L’africanista Ardesi ha toccato il tema del land grabbing, ovvero dell’accaparramento delle terre da parte di grandi gruppi multinazionali o di grandi potenze economiche. Un fenomeno cominciato intorno al 2008 in coincidenza con il dilagare della crisi economica mondiale che ha portato a una valorizzazione dei prodotti agricoli, delle necessità alimentari mentre si diffondeva l’uso di terreni per biocarburanti. Molti degli accordi sottoscritti per l’affitto o la cessione di terreni hanno clausole segrete e le proprietà finanziarie si trovano in paradisi fiscali come le Cayman dove è difficile se non impossibile venirne a conoscere l’identità, anche per questo è complicato monitorare; di sicuro le conseguenze sono l’impoverimento di popoli e nazioni e l’espulsione di migliaia di persone da un determinato territorio; senza contare che l’agricoltura in Africa è sostenuta in grande misura dalle donne. Cina, Singapore, Usa, Gran Bretagna, Sudafrica e i Paesi del golfo sono fra i protagonisti – ma non gli unici – di questa attività predatoria.

 

Infine padre Domenico Guarino ha ricordato quale sia l’impegno dei missionari a Palermo e in Sicilia in favore dei migranti, ovvero di quel pezzo di Africa che giunge sulle nostre coste. «Di quelli che hanno la fortuna di toccare terra – ha spiegato – più del 70% ha subito un trauma durante il viaggio. Tra loro ci sono minori, vittime di torture o stupri nei centri libici, donne sole che spesso cadono nelle mani di trafficanti e sfruttatori». Padre Guarino ha inoltre criticato duramente l’accordo fra Italia e Libia che «ha reso molto più drammatica la vita dei migranti abbandonandoli lì dove i diritti sono violati quotidianamente» Tutti, ha aggiunto, parlano dei migranti senza tenere conto della realtà, dei numeri reali, della loro condizione; di fatto i migranti oltre a essere una risorsa economica sono spesso una risorsa ideologica. «Noi siamo contenti – ha detto ancora il missionario – di Papa Francesco che è un alito di vita nel nostro cammino e un riferimento anche per molte associazioni laiche. Dobbiamo separare i migranti dal loro uso ideologico».

 

Infine, il 17 novembre si terrà nell’aula magna della Pontificia Università Urbaniana (via Urbano VIII 16, Roma) dalle 15,30 alle 19, un simposio dedicato a Daniele Comboni dal titolo: «Rigenerare l’Africa con l’Africa».

Francesco Peloso – VaticanInsider

15 Novembre 2017 | 18:10
Tempo di lettura: ca. 4 min.
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