Papa Francesco. (Foto di archivio)
Papa e Vaticano

Il Papa al G20: «Basta inutili stragi, la guerra non è una soluzione»

Basta con queste «inutili stragi» che ancora si sperimentano in ogni angolo del globo. Il grido di Benedetto XV all’indomani dello scoppio della prima Guerra mondiale si riverbera nel messaggio inviato oggi da Papa Francesco ai capi di Stato e di governo riuniti ad Amburgo per il G20, per aprire gli occhi sulle tragedie che gravano su popoli e nazioni. Come il Sud Sudan, il bacino del Lago Ciad, il Corno d’Africa e lo Yemen, «dove ci sono 30 milioni di persone che non hanno cibo e acqua per sopravvivere».

Richiamando l’esempio di Schuman, De Gasperi, Adenauer, Monnet, il Pontefice chiede ai leader globali di mettere in atto un impegno serio per «rigettare i conflitti armati», per «frenare la corsa agli armamenti» e questa «scia dolorosa di esclusione e di scarto, e anche di morte», dando la priorità «ai poveri, ai profughi, ai sofferenti, agli sfollati e agli esclusi, senza distinzione di nazione, razza, religione o cultura». L’obiettivo finale – scrive nella lettera indirizzata alla cancelliera tedesca Angela Merkel – è di costruire «una nuova era di sviluppo innovativa, interconnessa, sostenibile, rispettosa dell’ambiente e inclusiva di tutti i popoli e di tutte le persone».

In particolare Bergoglio – che esprime l’«apprezzamento» per gli sforzi compiuti «per assicurare la governabilità e la stabilità dell’economia mondiale» – punta lo sguardo sul problema mondiale delle migrazioni, tema centrale del vertice. È un «dramma» afferma, «inseparabile dalla povertà ed esacerbato dalle guerre», che dimostra come «la gravità, la complessità e l’interconnessione delle problematiche mondiali sono tali che non esistono soluzioni immediate e del tutto soddisfacenti».

Il suggerimento di Francesco è pertanto di «mettere in moto processi che siano capaci di offrire soluzioni progressive e non traumatiche e di condurre, in tempi relativamente brevi, ad una libera circolazione e alla stabilità delle persone che siano vantaggiosi per tutti». Oggi «il tempo è superiore allo spazio», osserva, e «questa tensione tra spazio e tempo, tra limite e pienezza» richiede «un movimento esattamente contrario nella coscienza dei governanti e dei potenti». Nei loro cuori e nelle loro menti c’è bisogno di dare «priorità assoluta» a poveri e profughi , senza distinzioni. Perché solo «se l’obiettivo finale del processo è chiaramente presente nella sua progettualità» è possibile trovare soluzioni efficaci.

Intanto bisogna «venire urgentemente incontro» alle tragedie in Africa e Medio Oriente e «dare un immediato sostegno a quelle popolazioni»; questo, assicura il Pontefice, è già «un segno della serietà e sincerità dell’impegno a medio termine per riformare l’economia mondiale ed una garanzia del suo efficace sviluppo».

Nel messaggio il Vescovo di Roma dice poi di essere «obbligato a chiedere al mondo di porre fine a tutte queste inutili stragi»La guerra – afferma, richiamando la lettera di Papa Giacomo Dalla Chiesa Ai Capi dei Popoli Belligeranti  «non è mai una soluzione». Tutte le parti devono allora darsi da fare per «ridurre sostanzialmente i livelli di conflittualità», per «fermare l’attuale corsa agli armamenti» e «rinunciare a coinvolgersi direttamente o indirettamente nei conflitti», accettando anche di «discutere in modo sincero e trasparente tutte le divergenze».

In caso contrario viene meno lo scopo stesso del G20 e di altri simili incontri annuali e cioè «di risolvere in pace le differenze economiche e di trovare regole finanziarie e commerciali comuni che consentano lo sviluppo integrale di tutti, per raggiungere l’Agenda 2030 e gli Obiettivi di sviluppo sostenibile». «Ciò non sarà possibile», ammonisce ancora il Papa, se si continua a persistere in questa «tragica contraddizione e incoerenza» della «apparente unità in fori comuni a scopo economico o sociale e la voluta o accettata persistenza di confronti bellici».

Bergoglio mette pure in guardia «dalle nuove ideologie dell’autonomia assoluta dei mercati e della speculazione finanziaria» che hanno sostituito le tragiche ideologie della prima metà del XX secolo. Esse, scrive, «lasciano una scia dolorosa di esclusione e di scarto, e anche di morte». Per contrastarle bisogna riagganciarsi a quel «sano e prudente pragmatismo» che ha determinato i successi politici ed economici del secolo scorso, «guidato dal primato dell’essere umano e dalla ricerca di integrare e di coordinare realtà diverse e a volte contrastanti, a partire dal rispetto di ogni singolo cittadino». Il pragmatismo, cioè, dei Padri dell’Europa e di tutti quei «leader europei e mondiali che hanno privilegiato sempre il dialogo e la ricerca di soluzioni comuni».

In conclusione, Francesco rivolge un appello diretto ai vertici del G20 chiedendo di ampliare la loro riflessione e non concentrarsi solo sul «ridotto numero di Paesi che rappresentano il 90% della produzione mondiale di beni e di servizi», ma pensare anche a «coloro – Stati e persone – la cui voce ha meno forza sulla scena politica mondiale». Sono proprio questi «che soffrono di più gli effetti perniciosi delle crisi economiche per le quali hanno ben poca o nessuna responsabilità». Allo stesso tempo, sottolinea il Pontefice, questa «grande maggioranza che in termini economici rappresenta solo il 10 % del totale» è quella parte dell’umanità «che avrebbe il maggiore potenziale per contribuire al progresso di tutti».

Di qui un invito a «far sempre riferimento alle Nazioni Unite, ai programmi e alle agenzie associate e alle organizzazioni regionali» per «rispettare e onorare i trattati internazionali e continuare a promuovere il multilateralismo», affinché «le soluzioni siano veramente universali e durature». E lo siano a beneficio di tutti.

(Salvatore Cernuzio / Vatican Insider)

Papa Francesco. (Foto di archivio)
7 Luglio 2017 | 17:38
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