Internazionale

Verso il viaggio del Papa in Egitto. Semi di pace

Papa Francesco «è uno dei principali leader che possono condurre il mondo verso la pace e la sicurezza. Per questo abbiamo deciso di riallacciare i rapporti di dialogo, poiché lo consideriamo un uomo moderato e un uomo di pace, e questi sono gli stessi nostri obiettivi. Ed è anche per questo che abbiamo deciso di lavorare insieme a lui e speriamo che la conferenza getti una luce nel tempo triste che stiamo vivendo, colpiti da atti di terrorismo sparsi ormai in tutto il mondo». In un’intervista al Sir, l’ambasciatore Abdel Rahman Moussa, consigliere (per le relazioni esterne) del grande imam di al-Azhar, Ahmad al-Tayyib, parla del Pontefice e della sua partecipazione alla Conferenza internazionale per la pace organizzata il 28 aprile dalla prestigiosa università sunnita che ha sede al Cairo. Com’è noto, Francesco il 28 e 29 aprile sarà in Egitto per un viaggio apostolico durante il quale incontrerà, oltre ai vescovi cattolici egiziani, il patriarca della Chiesa ortodossa copta, Tawadros ii.

Anche Tawadros considera il Papa «un vero testimone della pace e della verità. Ovunque vada, porta la voce di tutte le persone più fragili e sofferenti del mondo. Ovunque sia, viene concessa la pace. Per questo siamo felici di questa visita». Il patriarca ricorda la definizione di Francesco «ecumenismo del sangue»: «I martiri testimoni del Signore sono dappertutto. Rinsaldano il cristianesimo ovunque esso è diffuso e rafforzano la fede. È il loro sangue che conserva la Chiesa nel passare del tempo e la rafforza nelle difficoltà». Tawadros ii sottolinea il rapporto speciale che lo lega al Papa, simbolizzato dalla preghiera comune che, ogni 10 maggio, «celebra l’amore fraterno tra noi». Una data decisa insieme dai due leader cristiani in memoria della prima visita di un patriarca copto ortodosso (Shenouda iii) a un pontefice (Paolo vi), avvenuta il 10 maggio 1973 in Vaticano. Un rapporto speciale confermato dalla lettera che Francesco ha inviato a Tawadros per la Pasqua, nella quale scrive che «le tenebre, il fallimento, il peccato possono essere superate e diventare punto di partenza di un nuovo cammino», auspicando per le rispettive Chiese «una sempre più profonda solidarietà nel proclamare il Vangelo», al servizio di coloro che sono nel bisogno.

Alla conferenza l’al-Azhar ha invitato più di duecento personalità di tutto il mondo. Oltre ai responsabili dell’ateneo sunnita, ci saranno rappresentanti delle principali Chiese del Vicino oriente con l’obiettivo di approfondire il dialogo. «Siamo tutti chiamati a lavorare insieme e siamo tutti partner nel ricercare la pace», ha osservato Abdel Rahman Moussa, il quale — commentando il particolare momento di tensione vissuto in Egitto (prima gli attentati alle chiese di Tanta e di Alessandria la domenica delle Palme, poi l’attacco terroristico vicino al monastero di Santa Caterina rivendicato dal cosiddetto stato islamico) — ribadisce che «il terrorismo non ha religione, non ha patria», e che «nessuna religione nel mondo può permettere l’uccisione delle persone». Il terrorismo «non distingue tra musulmani e non musulmani, ma mira a terrorizzare le persone e a creare un clima di instabilità», conclude il consigliere del grande imam, annunciando che, al termine della conferenza, ci sarà una dichiarazione finale, «un appello alla pace in tutto il mondo, esortando tutti a fermare ogni atto di terrorismo in ogni parte del pianeta».
In coincidenza con la visita di Francesco sarà al Cairo, invitato da al-Tayyib, il patriarca ecumenico Bartolomeo. Anche l’arcivescovo di Costantinopoli parteciperà alla conferenza, segno che il dialogo ecumenico e interreligioso prosegue con determinazione il proprio cammino.

(Osservatore Romano)

21 Aprile 2017 | 07:15
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egitto (55), PapaFrancesco (1459)
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