Internazionale

Verdetto nel processo per l'omicidio di padre Hamel

La Corte d’Assise Speciale di Parigi ha condannato, il 9 marzo 2022, tre persone a 8, 10 e 13 anni di prigione per il loro coinvolgimento nell’omicidio del prete cattolico Jacques Hamel, il 26 luglio 2016, a Saint Étienne-du-Rouvray (Seine-Maritime). L’arcivescovo Dominique Lebrun di Rouen ritiene che la giustizia sia riuscita a «discernere il più possibile il bene dal male».

Il processo, durato 17 giorni, si è svolto in assenza degli assassini di padre Hamel, che sono stati uccisi dalla polizia dopo il loro crimine. Le persone sotto processo erano tre membri del loro entourage. Sono stati accusati di «associazione criminale terroristica». Il tribunale ha condannato Yassine Sebaihia a 8 anni di prigione, Farid Khelil a 10 anni e Jean-Philippe Jean Louis a 13 anni.

Anche se rischiavano 30 anni di prigione, il tribunale ha tenuto conto del fatto che non conoscevano esattamente il piano criminale contro il prete. Tuttavia, erano «perfettamente consapevoli che Adel Kermiche e Abdel-Malik Petitjean appartenevano a un’associazione criminale e stavano preparando un’azione violenta», ha riferito AFP.

Il quarto imputato, Rachid Kassim, presunto morto in Iraq, è stato condannato in contumacia all’ergastolo con un periodo di sicurezza di 22 anni per «complicità» nell’omicidio. Jean-Philippe Jean Louis aveva cercato di andare in Siria con Abdel-Malik Petitjean e amministrava da Seine-et-Marne un canale Telegram che giocava un «ruolo centrale» nella propaganda dello Stato Islamico.

Pentimento del condannato

Il vescovo Dominique Lebrun ha rilasciato una lunga dichiarazione alla fine del processo. In esso ha detto che la famiglia di padre Hamel ha accolto il verdetto come un passo sulla strada della verità. «È stata fatta giustizia», ha detto. C’è stato discernimento tra il bene e il male per quanto possibile, da chi ha giudicato e dovuto condannare per il bene della società, per il bene degli uomini implicati.

L’arcivescovo di Rouen ha un pensiero per i detenuti che hanno espresso il loro pentimento alla fine della procedura, riporta il giornale La Croix. «Abbiamo sentito che scelgono la via del buon ladrone. Questa è la mia preghiera, la mia speranza nutrita dalle loro parole forti e inaspettate».

Questa preoccupazione non toglie la sofferenza della comunità cristiana. «Il silenzio seguirà il verdetto», scrive il prelato francese. «Dovrò digerire quello che ho sentito, meditarlo. Il male è terrificante. Pervertire la relazione con Dio fino al punto di uccidere nel suo nome mi ha scosso e mi ha interrogato profondamente». (cath.ch/cx/afp/arch/rz)

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10 Marzo 2022 | 11:15
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