Samuel Crettenand alla stazione di Friborgo
Svizzera

Uno svizzero in sciopero della fame per i bambini di Gaza

Samuel Crettenand (50 anni) di Neuchâtel è in sciopero della fame dal 12 dicembre per sensibilizzare l’opinione pubblica sulla situazione a Gaza. Ha girato per le stazioni e le città della Svizzera occidentale con un cartello che riportava le ultime cifre relative al numero di bambini morti nell’enclave palestinese.
«Sciopero della fame, 12.553* bambini uccisi a Gaza», recita il cartello tenuto da Samuel Crettenand, con il disegno di un bambino sotto una bomba. In questo mercoledì mattina, i pendolari della stazione di Friburgo passano accanto a questo individuo alto e brizzolato senza che sembrino notarlo. Quando cath.ch è arrivato alla stazione, Crettenand ha messo la sua attrezzatura in un semplice zaino e si è diretto verso il bar più vicino.

Ha preso una tisana, che sarebbe stato il suo unico pasto della giornata. Dal 12 dicembre 2023, infatti, il suo stomaco non ha più ricevuto alcun cibo solido. In quella data, Crettenand ha deciso di agire per una causa che gli sta lacerando lo stomaco: la fine della violenza nella Striscia di Gaza.

Crettenand è un archeologo che conosce la zona ed ha amici a Gaza

«Dopo il 7 ottobre [data dell’attacco di Hamas alle località del sud di Israele e della risposta di Tsahal], sono entrato in una profonda depressione per almeno tre settimane. Non riuscivo più a lavorare», racconta. Samuel ha creato un legame speciale con Gaza e la sua gente. Nel 2007, questo archeologo di formazione ha visitato il territorio per una mostra sul patrimonio antico locale per cui stava lavorando. Si è lasciato incantare dalla regione e dalla sua gente e vi ha stretto una forte amicizia, in particolare con Fadel, un collega archeologo gazese.

Gaza non vuole essere dimenticata


Crettenand, nativo di Neuchâtel, originario del Canton Vallese, le prime settimane del conflitto era molto preoccupato perchè non riceveva da Fadel. Quando finalmente è riuscito a contattarlo, Fadel gli ha detto: «Chiamami tutte le volte che puoi. Quando lo fai, mi sento vivo». Samuel si è reso conto di quanto fosse importante che la popolazione di Gaza ricevesse attenzione.

Così lo svizzero ha deciso di sensibilizzare l’opinione pubblica svizzera su quello che è certamente il dato più scioccante del conflitto: le migliaia di bambini uccisi dai bombardamenti. Ogni mattina attacca un nuovo nastro adesivo sul suo cartello, indicando il numero di bambini uccisi dall’inizio del conflitto nella Striscia di Gaza. Le cifre, in costante e spaventoso aumento, si trovano sul sito dell’ONG euro-mediterranea Human Rights Monitor, che secondo lui fornisce i dati più affidabili. La mattina del 3 gennaio 2024, il numero era di 12.553*. In media, ogni giorno vengono uccisi 144 bambini, ovvero uno ogni 10 minuti, secondo almeno questi dati.

I bambini devono bruciare i libri di scuola

Al di là della morte che colpisce senza sosta, la sofferenza della popolazione della Striscia di Gaza è ancora largamente ignorata in Occidente, dice Samuel. I suoi contatti sul posto gli danno una visione realistica della situazione. Fadel, con cui è ormai in contatto regolare, ha dovuto rifugiarsi nel sud del territorio, come molti altri gazesi. Con il suo cellulare, filma la sua vita quotidiana, una lotta costante per trovare cibo e riparo. La sua famiglia, che vive nel centro di Gaza e conta circa 80 persone, sta cercando rifugio nel sud, in aree già sovraffollate.

«Bisogna pensare che la Striscia di Gaza è grande quanto il lago di Neuchâtel. I 2,3 milioni di persone che vi abitano sono stati costretti a stiparsi in uno spazio minuscolo. Il mio amico sta facendo tutto il possibile per preparare l’arrivo di altri profughi, in modo che possano almeno avere un tetto sopra la testa, che è già un lusso. E tutto questo in un periodo in cui inizia a fare molto freddo». Samuel ha persino visto i bambini ridursi a bruciare i libri di scuola per riscaldarsi.

Video virale

«Quando il mio amico mi ha mostrato la porzione di cibo che aveva ogni giorno, la mia prima reazione è stata quella di dirgli che non avrei più mangiato per solidarietà. Ma non mi sembrava un aiuto abbastanza concreto. Così ho intrapreso un’azione simbolica più forte, come lo sciopero della fame».

«Ho ancora abbastanza energia, ma se non ce la faccio più, mi fermo».

Samuel Crettenand

Il pretesto serve per una campagna di sensibilizzazione molto più ampia. Crettenand pubblica alcune delle sue azioni sui siti di social network della Svizzera francese, dove lo si trova con il suo cartello. Dice che spesso le persone si fermano per congratularsi e ringraziarlo. Uno dei suoi video, che lo ritrae in una strada di Ginevra, ha avuto oltre 800.000 visualizzazioni. È stato anche oggetto di un servizio del canale qatariota Al-Jazeera. Ha già ricevuto decine di migliaia di messaggi, la maggior parte dei quali positivi, ci assicura.

Festival della pace

Crettenand ha partecipato anche a eventi legati alla guerra. In particolare, è stato sulla spianata di Palazzo federale a Berna durante la sessione invernale 2023, dove ha discusso la situazione a Gaza con diversi parlamentari. Ha partecipato a due manifestazioni, una a Ginevra e a una a San Gallo, per chiedere un cessate il fuoco. Ibrahim Khraishi, Rappresentante permanente per la Palestina presso le Nazioni Unite, lo ha invitato nella sua ambasciata a Ginevra per esprimergli il suo sostegno e i suoi ringraziamenti.

In solidarietà con gli 1,9 milioni di sfollati e senzatetto di Gaza, Crettenand ha trascorso la vigilia di Natale a Ginevra davanti al Palazzo delle Nazioni Unite. Il 31 dicembre ha inoltre organizzato un veglione per la pace presso la Librairie arabe l’Olivier di Ginevra. «È stata una splendida serata di scambio, amicizia, fratellanza e buona volontà», racconta. L’incontro ha riunito un centinaio di persone di ogni estrazione sociale, tra cui musulmani, cristiani, atei ed ebrei. L’ex consigliere federale Ruth Dreifuss, ebrea, e Alfonso Gomez, sindaco di Ginevra, erano tra gli ospiti.

Samuel Crettenand, pur ammettendo la sua affinità con la causa palestinese, nega qualsiasi pregiudizio politico. Non è membro di alcun movimento o associazione e si considera esclusivamente un difensore della pace, che lotta contro ogni forma di discriminazione, compreso l’antisemitismo. Spiega di avere anche amici ebrei israeliani. Anche se non ha più contatti con loro dal 7 ottobre. «Non so esattamente quale sia la loro posizione o il loro stato d’animo. Ma credo che in questo momento sia difficile per loro mostrare qualcosa di diverso dall’unità nazionale», afferma il vallesano.

«Non appena si difendono i civili palestinesi, si viene associati all’islamismo e al terrorismo».

Samuel Crettenand, non rifiuta alcuna fonte di sostegno alla pace. Arricchito dalla cultura cattolica durante l’infanzia, anche se oggi la sua ricerca spirituale è diversa, si dice toccato dalle posizioni «chiare e coraggiose» assunte da papa Francesco sul conflitto a Gaza.

Ammanettato e portato alla stazione di polizia

Oltre a chiedere un cessate il fuoco immediato, Samuel Crettenand chiede che sia le Nazioni Unite sia la Svizzera riconoscano l’operazione dell’esercito israeliano a Gaza come «genocidio». Il vallesano ha anche criticato le relazioni del governo svizzero con Tel Aviv, in particolare i suoi legami militari, una causa per la quale si batte da dieci anni.

Dopo alcune settimane di digiuno, il 50enne ha ammesso di sentirsi piuttosto debole. Ha attraversato alcuni momenti difficili. A Berna è stato intimidito, buttato a terra, ammanettato e portato alla stazione di polizia. Nel suo stato di debolezza, questa violenza lo ha portato ad ammalarsi e a finire in ospedale. Non appena si difendono i civili palestinesi, si viene associati all’islamismo e al terrorismo», dice. La gente ha paura e spesso non capisce che molti palestinesi non sostengono Hamas». Ma l’incidente di Berna non lo ha dissuaso dal continuare il suo lavoro, che pone anche sotto la bandiera della libertà di espressione.

Il potere dell’amicizia

«Agirò secondo i miei sentimenti. In questo momento ho ancora abbastanza energia, ma se non ce la faccio più, mi fermerò. Vorrei anche evitare di danneggiare la mia salute». Samuel ha la fortuna di avere una buona forma fisica, di essere sportivo e di essere abituato a condizioni difficili, soprattutto nelle spedizioni in montagna. Ma la forza che gli permette ancora di stare in piedi deriva soprattutto «dal sostegno dei miei amici di Gaza».

(cath.ch/rz/traduzione e adattamento redazionecatt)

Nato in Vallese nel 1973, Samuel Crettenand ha studiato storia delle religioni e archeologia all’Università di Ginevra. Dopo aver lavorato come fotografo d’arte e archeologo, è attualmente presidente di CHAMAN, a Auvernier (NE), una società la cui missione è promuovere e diffondere iniziative di valorizzazione del patrimonio culturale, che opera anche come casa editrice. Grande conoscitore e appassionato del Medio Oriente, dove si è recato più volte, nel 2006 la sua casa editrice ha pubblicato un libro dal titolo «Gaza al crocevia delle civiltà», in collaborazione con il Museo d’Arte e Storia di Ginevra. Attualmente vive a Neuchâtel. RZ

*Un conteggio aggiornato da Euro-med Human Rights Monitor il 4 gennaio ha fornito una cifra inferiore, indicando tuttavia 12.040 bambini uccisi nella Striscia di Gaza dal 7 ottobre.

Raphaël Zbinden

Samuel Crettenand alla stazione di Friborgo | © @cath.ch/raphaelzbinden
5 Gennaio 2024 | 16:41
Tempo di lettura: ca. 5 min.
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