Ticino e Grigionitaliano

Una pagina evangelica di pedagogia cristiana davanti al peccato

Le parole di Gesù di questa domenica sono un grande insegnamento di amore e di misericordia. La tradizione della Chiesa ci insegna che le opere di misericordia sono quattordici: sette di natura corporale e sette di natura spirituale. La pagina del vangelo di questa domenica è concentrata in particolare su due opere di misericordia spirituale, ossia insegnare agli ignoranti e ammonire i peccatori.

In un’epoca in cui il relativismo fa da padrone alle nostre menti, queste parole potrebbero suonare come scandalose. Gesù ci dice che l’errore esiste, che questo errore è oggettivo e non saperlo riconoscere non ci scusa e non ci salva, come negare che al di là di un recinto sopra il quale è posto il cartello «Pericolo precipizio» non ci salverà dal precipitare, se decideremo di scavalcare. Gesù dunque ci mette in guardia: il precipizio esiste, la via giusta, piana, per non cadere è un’altra. Ecco il vero volto della misericordia! È quello che ci indica anche la prima lettura di quest’oggi, tratta dal libro del profeta Ezechiele: «Se io dico al malvagio: «Malvagio, tu morirai», e tu non parli perché il malvagio desista dalla sua condotta, egli, il malvagio, morirà per la sua iniquità, ma della sua morte io domanderò conto a te» (Ez 33, 8).

Gesù ci indica tre tappe per ammonire il peccatore e istruirlo della sua ignoranza. Queste tappe ci indicano il rispetto e la riservatezza che sin da subito dobbiamo mantenere nei confronti di chi è in errore. Anche san Pietro nella sua lettera scrive di essere «pronti sempre a rispondere a chiunque vi domandi ragione della speranza che è in voi […] con dolcezza e rispetto» (1Pt 3, 15). Rispettare il peccatore non vuol dire rispettare o approvare o giustificare l’errore: dal latino respicere, cioè «guardare due volte», ossia con cura, con attenzione. Cercare di capire cosa ha spinto quella persona a sbagliare, così come il medico osserva con cura una piaga purulenta per comprenderne la natura e indicare la terapia migliore. Il primo ammonimento è personale, perché le umiliazioni pubbliche non sono certo utili alla conversione. Anche questo è un messaggio per certi versi rivoluzionario in un’epoca in cui tutto va spiattellato sulla gogna pubblica della televisione, della radio, dei giornali e dei social network.

Le tappe successive acquistano una dimensione più comunitaria nella misura in cui il peccatore si chiude nel proprio errore e non si apre alla docilità del consiglio. Questo perché il giudizio della comunità che esclude è semplicemente la constatazione di una separazione che è già avvenuta nel cuore di chi sbaglia, separazione tra la sua persona e la legge amorevole di Dio.

(G.M/red)

6 Settembre 2020 | 07:44
Tempo di lettura: ca. 2 min.
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