Ticino e Grigionitaliano

In una nuova Guida gli edifici sacri di Barbengo

Far conoscere e apprezzare un territorio a partire dai suoi edifici storico-religiosi di pregio e sensibilizzare sull’importanza del loro restauro: con questo intento nasce la nuova guida della Società di storia dell’arte in Svizzera, dedicata agli edifici sacri di Barbengo e realizzata su iniziativa della stessa parrocchia. Curata per la Società da Louise Dalmas essa si snoda in un percorso geografico che da Cernesio prosegue a Figino, Barbengo-paese, Noga e si conclude a Cadepiano. Il ricavato andrà in favore dei restauri attualmente promossi dalla parrocchia della chiesa di S. Carlo. Sul suo territorio, infatti, «troviamo anzitutto due chiese – spiega la ricercatrice –: la parrocchiale di Sant’Ambrogio, che denota uno sviluppo storico articolato su più secoli e l’imponente chiesa di San Carlo, che rappresenta invece un unicum in Ticino per la sua collocazione, il suo stile e la sua committenza. Completano il panorama storico-artistico due oratori: quello intitolato a San Francesco d’Assisi e innalzato a Figino è impreziosito da dipinti murali della fine del XVIII secolo che ornano il presbiterio; quello dedicato a Sant’Antonio Abate ed eretto a Cadepiano conserva nella parete di fondo del coro e sull’arco trionfale un pregevole patrimonio di pittura murale risalente per lo più all’ultimo quarto del XVII secolo. Da segnalare, infine, la cappella votiva di Noga posta oltre il camposanto comunale sulla stradina che conduce a Casoro; alla parete di fondo sono appesi rilievi in terracotta dipinta eseguiti nel 1973 da Fra Guglielmo, padre francescano del convento di Loreto».

Un ex voto a San Carlo
La chiesa di San Carlo, in particolare, fu eretta negli anni 1891-1895 come ex voto da parte di Carlo Martinetti, riconoscente al suo santo patrono per la fortuna conseguita in Algeria, dove era espatriato in giovane età. «Progettata dall’architetto Costantino Maselli, cognato del committente, l’imponente costruzione neomedievale, soprannominata in passato Géson dalla popolazione locale, è con i suoi richiami allo stile romanico lombardo, nonché all’architettura gotica, e i suoi elementi tratti dalle chiese edificate in Algeria per i coloni francesi, un bene culturale che non ha simili in Ticino.

S. Francesca Romana (foto Pinacoteca Züst)

L’aula, caratterizzata da un accentuato verticalismo, è resa luminosa sia dalle numerose aperture che dalle tinte chiare delle pareti piuttosto spoglie, eccetto le due tele di grandi dimensioni eseguite da Giacomo Martinetti, rappresentanti San Carlo Borromeo e Santa Francesca Romana. I due maestosi dipinti sono stati recentemente esposti alla Pinacoteca cantonale Giovanni Züst di Rancate in concomitanza con le celebrazioni del bicentenario della nascita di Antonio Ciseri di cui il Martinetti fu uno degli allievi più apprezzati e talentuosi».

I restauri recenti e passati
La guida entra in profondità anche nella storia di questi edifici, successiva alla loro edificazione. Vi si spiega ad esempio come la chiesa di S. Ambrogio, risalente al tardo Cinquecento, subisce in seguito «varie trasformazioni architettoniche e ampliamenti che ne hanno determinato l’aspetto odierno. In vista dell’Anno Santo 1933, furono realizzati importanti interventi di restauro e di decorazione pittorica-plastica della volta della navata. Alla fine degli anni Sessanta, infine, vennero compiuti nuovi lavori di ammodernamento sia interni che esterni oltre a opere di consolidamento». Anche per questo, «la sobrietà esterna contrasta con la ricchezza del patrimonio artistico interno che va dal Tardomanierismo all’Iperrealismo contemporaneo, come ad esempio i due dipinti di Giovanni Gasparro, esponente italiano di spicco dell’arte sacra contemporanea. Altre preziosità artistiche sono poi la cappella di San Giuseppe e le edicole della Via Crucis poste lungo il vialetto che conduce al sagrato; esse sono state edificate nel 1952 su progetto dell’architetto Guidini junior e decorate nel 1969 con bassorilievi dello scultore vicentino Franco Biasia».

La guida, che è stata realizzata su progetto della Parrocchia di Barbengo – la quale ringrazia Banca Stato Canton Ticino, La Mobiliare, la fondazione Lucchini, la fondazione Pica Alfieri, Il Cantone e il Comune per l’aspetto economico – è in vendita in loco.

La Società di storia dell’arte in Svizzera e le sue Guide

Le processioni della Settimana Santa a Mendrisio, l’oratorio del Corpus Domini a Bellinzona, il Complesso di S. Maria degli Angeli o il cimitero di Lugano, ma anche la chiesa di San Biagio a Ravecchia, o il Monastero di Claro e, proprio di recente, la parrocchia di Barbengo: sono solo alcune delle ultime pubblicazioni dedicate alla Svizzera italiana, ai suoi monumenti e alle sue tradizioni storico-religiose di interesse, dalla Società di storia dell’arte in Svizzera (SSAS) per la sua collana  «Guide storico-artistiche della Svizzera».

Una serie di pubblicazioni spesso arricchite da un’importante documentazione inedita, affidate alla voce e alla riflessione degli studiosi di volta in volta individuati come più competenti sull’argomento, per giungere, a quasi un secolo e mezzo dalla fondazione dell’Associazione, nata nel lontano 1880, a poter restituire un’immagine il più possibile completa dei tesori nascosti nel cuore della Svizzera e poi anche del Ticino. Ad esse si aggiungono altri importanti progetti portati avanti nel tempo dell’Associazione, come ad esempio, i «Monumenti d’arte e di storia della Svizzera», inventario dei monumenti svizzeri avviato nel 1927 che conta fino a oggi 145 tomi; il portale «360° Swiss Heritage», che permette di fruire delle opere architettoniche svizzere più importanti in modalità virtuale o la creazione di App apposite, come «Swiss Art To Go» e «Europe Art To Go», per una fruizione a portata di mano.

Modalità attraverso cui prendere visione anche dell’arte religiosa locale: «Il patrimonio artistico-religioso del canton Ticino – commenta l’attuale caporedattrice Valeria Frei – è senza dubbio di grandissimo pregio e di una varietà e ricchezza stupefacente. Chi, ancora oggi, non rimane a bocca aperta quando si trova tra le mura del Battistero di Riva San Vitale, risalente a quasi 1’200 anni fa? Oppure quando si osservano i colorati affreschi o gli strani bassorilievi delle numerose chiese di origine romanica? Ma anche quando, varcando i cancelli di un cimitero, si trova inaspettatamente in un museo a cielo aperto, silenzioso e rispettoso per sua natura, ma eloquente ed espressivo nella sua forma. Crediamo per questo che ci siano ancora monumenti da scoprire anche nei luoghi più discosti, chiese e cappelle in grado di stupire per la ricchezza della loro testimonianza e a cui volentieri ci dedicheremo nei prossimi anni». Maggiori informazioni sulle Guide: gsk.ch/it.

Laura Quadri

28 Gennaio 2023 | 06:35
Tempo di lettura: ca. 4 min.
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