Ticino e Grigionitaliano

Un giorno per ricordare i nostri cari e tutti coloro che muoiono soli

Già alle elementari, al rientro dalla settimana di vacanza novembrina era quasi scontato un componimento sulla Giornata dei Morti. Potrebbe sembrare un compito poco adatto per ragazzi che sanno di avere davanti a sé una lunga vita, un tema per gli adulti o ancor di più per i vecchi. Ma in fondo non era poi risultata così triste quella visita pomeridiana al Campo santo. Da ragazzi ci si andava anche in altre occasioni, in compagnia di amici, per qualche arrampicata sui muri di recinzione. Il Giorno dei Morti si era invece al seguito del prete, composti e raccolti, assieme a tanti altri. Non c’eranosologliabitantidelpaese.Anche parenti e conoscenti venuti da fuori partecipavano alla funzione. Se poi fosse stata una bella giornata, anche la natura sarebbe sembrata vestita a festa. Il cielo azzurro, le cime delle montagne pennellate di bianco, le selve di abeti, dorate, le boscaglie ingiallite, macchiate di rosso ciliegia. I prati attorno al cimitero erano comunque sempre imbruniti. Dentro il cimitero c’era invece una festa di colorati crisantemi. Gli anni passano e le occasioni per recarsi al cimitero e non solo a quello del paese aumentano. Ben presto ho così imparato che il tema della morte non è una prerogativa degli adulti o dei vecchi. Già durante il ginnasio un compagno perse banalmente la vita durante un gioco. La corda che forse per scherzo si era messo attorno al collo si trasformò in forca e lasciò attoniti, sgomenti, atterriti genitori, familiari, amici e compagni. In quella circostanza mi resi conto che in fondo la vita di ciascuno di noi è appesa ad un filo. Poco dopo i vent’anni, con grande tristezza, attorniato da una folla di persone, abbiamo accompagnato al Campo santo del paese uno di quei compagni di giochi con i quali ci si arrampicava sulle mura di cinta del cimitero. Inesorabile, assieme a tanti altri, è poi giunto anche il giorno di accompagnare per l’ultima volta in cimitero la mamma. Non per aiutarla a bagnare i crisantemi sulle tombe dei parenti; ma per lasciare là le sue spoglie per sempre. Qualche anno più tardi, anche quelle di papà.

E così il Giorno dei Morti è oramai diventato il giorno dei miei morti. Un giorno per ricordare, assieme a chi c’è ancora, non soltanto la tristezza dei distacchi, ma soprattutto le ore liete trascorse con chi non c’è più, ma ci attende. Qualche giorno fa, mentre rimuginavo questi pensieri, mi è capitato di ascoltare un podcast della NZZ. In un appartamento monolocale zurighese era stato rinvenuto il cadavere di una persona morta quindici giorni prima. I vicini se ne accorgono perché dalla porta d’entrata dell’appartamento fuoriusciva cattivo odore. Il podcast riferisce sulle ricerche effettuate da una giornalista sulle circostanze di questa morte anonima. Al defunto viene dato il nome fittizio Ali. Le autorità cantonali informano la giornalista che quello di Ali non è un fatto isolato; ma che settimanalmente vengono annunciati due o tre casi simili. Nonostante le approfondite ricerche la giornalista non è riuscita a trovare alcun familiare del defunto. Nessuno che si sia accorto che lui era morto, nessun parente o conoscente che abbia potuto prendersi cura delle sue spoglie, di accompagnarlo al cimitero. Che tristezza. Penso che quest’anno il Giorno dei Morti avrò una preghiera anche per Ali.

di Agostino Del-Pietro, frate cappuccino

| © unsplash
2 Novembre 2022 | 08:38
Tempo di lettura: ca. 2 min.
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