Un'immagine della Processione di Mendrisio
Ticino e Grigionitaliano

Tornano le Processioni di Mendrisio. I trasparenti «il loro valore aggiunto»

Dopo due anni, il14 e il 15 aprile, giovedì e venerdì Santo, torneranno le Processioni storiche di Mendrisio nella loro forma tradizionale. Ne abbiamo parlato Anastasia Gilardi, storica dell’arte e docente alla SUPSI.

Prof.ssa Gilardi, qual è il coinvolgimento popolare che queste tradizioni suscitano ancora oggi dopo due anni di sospensione a causa della pandemia?

Non è la prima volta nella storia documentata dalla fine del XVIII secolo che a Mendrisio non è stato possibile fare le tradizionali processioni della Settimana Santa: oltre all’imprevedibile maltempo, guerre e pandemie hanno imposto la sospensione, talvolta anche in anni successivi. Ma la memoria umana è breve, per cui i due anni appena passati sembrano eccezionali. I mendrisiensi, comunque, non si scompongono e hanno organizzato con il consueto fervore anche questa edizione «post pandemia». Anzi, la pausa ha indotto riflessioni e considerazioni e rinnovato l’entusiasmo. Forse adesso «la vecchia guardia» ha cominciato ad accettare l’idea del passaggio delle consegne ai più giovani, che vanno incentivati a partecipare più attivamente per poter mantenere viva la tradizione.

Qual è il valore artistico e storico che ha permesso alle Processioni storiche di Mendrisio di entrare a far parte del Patrimonio Unesco?

Non dimentichiamo che l’unica ragione per la quale le processioni storiche di Mendrisio hanno potuto essere inscritte nel patrimonio culturale immateriale dell’UNESCO è la presenza dei «trasparenti», unici al mondo per la particolare tecnica con la quale sono eseguiti ancora oggi. Infatti si svolgono nel mondo centinaia di manifestazioni simili anche più ricche, più antiche e più articolate di quelle di Mendrisio, ma nessuna con questi eccezionali apparati effimeri notturni, che trasformano per quasi un mese il borgo in un luogo impensato e imprevedibile.

Un requisito per la candidatura all’UNESCO era la possibilità di vedere tutto l’anno i «trasparenti», cosa che non si era mai verificata prima del 2017 quando il Comune ha messo a disposizione la bellissima casa dell’Architetto Antonio Croci situata di fronte al Municipio. Per quanto sia essa stessa un capolavoro unico nel suo genere, non è certo adatta per questi oggetti che sono ingombranti, progettati per essere esposti in vasti spazi e ammirati al buio, e infatti da subito si è pensato di progettare una sistemazione migliore. Attualmente è in corso di elaborazione un ambizioso progetto per un «polo del trasparente» chiamato «Archi di Luce» in collaborazione con la SUPSI per conservare, esporre, restaurare, studiare e valorizzare questo patrimonio unico.

Qual è il segreto di questa tecnica che racchiude arte e spiritualità?

A partire dal 1791 il pittore di Rovio Giovanni Battista Bagutti, probabilmente su commissione del frate dei Servi di Maria Antonio Maria Baroffio comincia a dipingere quattro serie di dipinti su tela montati su telai variamente sagomati alcune sequenze di soggetti connessi con la Passione di Cristo, potremmo dire vista dalla parte di Maria sua madre. Prima le 10 grandi «porte»: archi che attraversano la strada delle Processioni; le 4 lesene e le 6 vele per la facciata della chiesa e convento di San Giovanni e 3 o 4 serie di lampioni portatili. Quasi tutte iniziano con l’episodio del «Congedo di Cristo da Maria». Inizialmente l’aspetto di queste tele era molto più chiaro e ricco di toni freddi rispetto all’attuale: il gusto neoclassico modernissimo alla fine del Settecento identificabile nelle cornici dipinte di ogni opera, dialoga con le composizioni e le figure mosse di stampo ancora rococò. Citazioni colte di composizioni e oggetti (come la colonna tronco-conica di una «Flagellazione») dimostrano la presenza di un consulente ecclesiastico molto ben formato, mentre la resa dei sentimenti nelle pose ed espressioni è contenuta anche se non priva di una moderata teatralità: indubbiamente una scelta stilistica ragionata per conciliare il linguaggio raffinato e colto dei frati e di qualche famiglia locale committente, con la necessità di coinvolgere emotivamente tutta la popolazione che assisteva e partecipava. Un equilibrio mirabile ed efficace, solo in parte attutito dai danni del tempo, tutto sommato limitati, considerando le terribili condizioni metereologiche e i trattamenti che subiscono ogni anno nel montaggio, esposizione e smontaggio. Bagutti certamente ha elaborato una tecnica straordinaria, fatta di supporti, pigmenti, leganti e vernici allora all’avanguardia, che poteva reperire e imparare ad usare solo grazie al patrimonio di esperienze e conoscenze che per cinque secoli hanno fatto degli artisti «dei laghi» degli autentici protagonisti della cultura artistica europea. Un’eredità che pochi artisti moderni sono in grado di affrontare alla pari.

Sul valore spirituale di questa tradizione si legga anche l’intervista al prof. Gianni Ballabio: Coldrerio e Mendrisio pronti a rivivere i tradizionali appuntamenti della Settimana Santa (catt.ch)

Silvia Guggiari

Un'immagine della Processione di Mendrisio | © processionimendrisio.ch
14 Aprile 2022 | 08:34
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