Svizzera

Svizzera: i 50 anni della Commissione «Giustizia e Pace»

La celebrazione per il 50esimo anniversario della commissione «Giustizia e pace» della Conferenza dei Vescovi svizzeri (CES) , lo scorso 19 novembre a Berna, ha riunito all’incirca 70 persone. Davanti ai mutamenti del mondo attuale, bisogna restare attenti a non avere paura del cambiamento, ha sottolineato mons. Felix Gmür, presidente della CES.

Il presidente della Commissione ad interim Thomas Wallimann ha sottolineato l’importanza della Commissione, sebbene essa attraversi anche una crisi. La questione, dunque, è: «Cosa possiamo fare con le poche risorse disponibili?». «Dobbiamo creare delle sinergie. Siamo messi nella condizione di dover sondare nuove vie», ha risposto Wallimann. Bisogna ripensare anche al concetto di «sussidiarietà nella Chiesa», ha poi sottolineato.

Dopo questa introduzione da toni non troppo positivi, si è entrati nel vivo dei festeggiamenti, con una tavola rotonda cui hanno partecipato diversi relatori, sviluppando il tema della pace e della giustizia. Primo tema, nello specifico, la biodiversità, affrontata da Markus Wüest, dell’Ufficio federale per l’ambiente. «La Terra è sul punto di lasciare la sua zona di sicurezza», ha notato.

Bernd Nilles, direttore di Sacrificio quaresimale, ha messo in evidenza, invece, il ruolo giocato delle grandi imprese con sede in Svizzera in ordine alla distruzione del clima. «Come Giustizia e Pace, abbiamo il compito, anche in questo campo, di agire come gruppo di riflessione per i Vescovi», ha fatto notare. Sul ruolo delle imprese è convinto anche il prof. Georges Enderle, dell’Università dell’Indiana, intervenuto subito dopo: «La problematica dei diritti dell’uomo fa parte del processo di globalizzazione. È un dovere dello Stato proteggere i diritti umani se le imprese non si assumono le loro responsabilità». Le imprese che producono dei beni privati dipendono e utilizzano dai beni pubblici. Ma questo significa che devono anche contribuire alla loro creazione. Tuttavia, spesso questo non accade. Il riferimento è all’iniziativa per delle multinazionali responsabili, che il Parlamento svizzero sta attualmente discutendo. «A mio avviso – ha sottolineato il professor Enderle – questa iniziativa è un passo avanti importante. Non comprendo perché essa trovi tanta opposizione». Per delle imprese che hanno del buon senso, «il rispetto dei diritti umani dovrebbe essere un principio basilare».

Molti relatori, infine, hanno citato la Laudato si’ di Papa Francesco, sottolineandone l’importanza. Ma nel dibattitto si è anche riflettuto sul futuro stesso della Commissione. Essa dovrebbe stare al passo con l’evoluzione della società, per questo «urge una riorganizzazione», ha sottolineato Nilles. Bisogna – suggerisce – ricercare la cooperazione con le parrocchie e le comunità, in apertura con le altre forze sociali. Un concetto chiave è quello della «sobrietà felice», termine coniato da Jean-Claude Huot, già segretario generale di Giustizia e Pace. «Bisogna, anche come Commissione, saper rinunciare a determinate cose con il sorriso. Rinunciare oggi, per investire domani». Mons. Gmür, come Presidente della CES, invece ha reso omaggio al lavoro della Commissione. Il contributo apportato, con molta professionalità, in 50 anni è notevole. Il pensiero va ai molteplici dossier preparati dalla CES, in occasione della revisione delle leggi e delle iniziative popolari. «Questa partecipazione attiva del popolo di Dio» è importante.

Cath.ch/red

23 Novembre 2019 | 13:54
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