Internazionale

Striscia di Gaza: tutta la parrocchia in preghiera con Papa Francesco. Padre Romanelli: «Ci chiama ogni giorno»

«Senti il rombo dell’aereo? Ecco, ora bombardano»: la voce di suor Nabila Saleh, religiosa delle Suore del Rosario viene improvvisamente coperta dal rumore di un aereo israeliano. In collegamento con il Sir, da dentro la parrocchia latina della Sacra Famiglia di Gaza, prova da giorni a raccontare quanto sta avvenendo nella Striscia di Gaza. Nel complesso parrocchiale hanno trovato rifugio quasi 700 sfollati, un numero cresciuto dopo il raid aereo israeliano al complesso della vicina parrocchia greco-ortodossa di san Porfirio che ha causato 18 vittime e decine di feriti. «Ogni giorno la situazione si fa più dura e critica. I bombardamenti non si fermano. Ieri i raid di Israele hanno colpito la nostra zona, qui vicino alla parrocchia. Siamo stanchi e afflitti, i bambini non dormono, le famiglie fanno sempre più fatica ad andare avanti sotto le bombe». Ieri alla comunità cristiana di Gaza sono arrivate le parole del patriarca latino di Gerusalemme, card. Pierbattista Pizzaballa: «un po’ di sollievo – dice la religiosa – parole che ci hanno fatto bene all’anima».

Sotto le bombe. Ma ci sono anche ›corpi’ da assistere e curare: «Chiediamo che si fermino le bombe e i razzi, la popolazione gazawa è sfinita – implora la religiosa -. Tra i nostri fedeli ci sono anche anziani, disabili gravi, bambini. Piange il cuore a vederli in questa situazione. Mi chiedo che male hanno mai fatto per meritare un simile destino».

«Dove sono finiti l’umanità, il diritto, il rispetto della vita: dove? Sotto le bombe».

«Mancano cibo, acqua, elettricità ma si va avanti. Gaza è distrutta, macerie ovunque. L’importante, però, è restare in vita, ci sarà tempo per ricostruire». «La notte appena trascorsa l’abbiamo passata dentro la chiesa perché razzi e bombe sono esplose qui vicino – aggiunge suor Maria del Pilar, missionaria dell’Istituto del Verbo Incarnato (Ive) a Gaza -. Nessuno tra i nostri ha riportato ferite, ma solo tanta paura, specie tra i bambini. Dopo quasi tre settimane di guerra in parrocchia stiamo tutti abbastanza bene e questo lo considero un miracolo. Qui abbiamo circa 700 sfollati, per un totale di 132 famiglie, ognuna di queste con i suoi problemi, pensieri, paure ed educazione. Nonostante ciò la convivenza tiene e ci si aiuta gli uni gli altri, senza risparmio».

Le telefonate del Papa. La più grande consolazione per i cristiani di Gaza è «la quotidiana telefonata di Papa Francesco per parlare con noi» afferma suor Pilar che proprio ieri ha raccontato direttamente al Pontefice quanto stanno vivendo nella parrocchia: «gli ho riferito anche dei bombardamenti e dei razzi. Ascoltare le sue parole per noi è confortante». «Il Papa ci chiama ogni giorno – racconta al Sir da Betlemme, dove è bloccato dallo scoppio della guerra, il parroco di Gaza, padre Gabriel Romanelli – ci manifesta la sua preghiera, la sua vicinanza e la sua preoccupazione. Ripete sempre di custodire i bambini e di pregare tanto. Ogni giorno, al termine della telefonata, ci benedice tutti».

Giornata di preghiera. Un invito, quello alla preghiera, che padre Romanelli raccoglie subito: «Ci uniremo domani a Papa Francesco per la giornata di digiuno e di penitenza, e vivremo anche noi un’ora di preghiera per implorare la pace nel mondo. I primi a farlo sono e saranno proprio i cristiani di Gaza. Sin dalle prime ore del mattino si preparano alla Messa, ce ne sono due al giorno, alla recita del Rosario, all’Adorazione continua».

«Tutti, bambini, giovani, anziani, famiglie trascorrono il tempo pregando, una preghiera incessante che si alza da ogni angolo della struttura parrocchiale, quasi a rispondere al rumore delle bombe e dei razzi».

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| © Parrocchia di Gaza
26 Ottobre 2023 | 19:11
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