Pina De Simone.
Papa e Vaticano

Sinodo: «Il coraggio di una Chiesa in cammino nella storia»

di Cristina Vonzun

Pina De Simone, filosofa e teologa italiana, docente, moglie, madre di famiglia, mi racconta con gioia il suo Sinodo, un mese intenso vissuto a Roma come madre sinodale, tra le 54 donne votanti all’assemblea che si è conclusa una settimana fa.

Pina De Simone, che Chiesa esce da questo Sinodo?

Una Chiesa in cammino che ha il coraggio di mettersi all’ascolto. Lo ha fatto in questi anni che hanno preparato l’Assemblea sinodale, dall’ottobre del 2021 dapprima nelle Chiese locali, poi con le Assemblee continentali. Una Chiesa che ha il coraggio di mettersi in cammino come popolo, di interrogarsi e lasciarsi interrogare su cosa siamo chiamati ad essere in questo tempo, come comunità ecclesiale, tra la gente, nei diversi contesti.

Cosa può dirci della Relazione di sintesi (vedi sotto ndr) che ora viene riconsegnata a tutta la Chiesa?

Siamo arrivati al testo finale facendo tesoro del lavoro che è stato fatto nelle settimane dell’assemblea. È un testo che è stato scritto in due riprese: una prima bozza che ha prodotto 1260 emendamenti che sono stati frutto di un confronto nei tavoli sinodali tra tutti i partecipanti, con un coinvolgimento intenso e appassionato. Il testo che risulta è stato riscritto a partire da tutti questi emendamenti; quindi, è il frutto di un lavoro comunitario notevole.

Due grandi temi, tra tanti altri, saltano all’occhio: l’accento forte sul Popolo di Dio e il ruolo della donna. Lei ritrova nel documento le istanze discusse in assemblea?

Pienamente. Sono temi che tracciano un cammino ulteriore da fare. Tutto il documento è fatto così: le convergenze, le questioni aperte e le proposte emerse. Questo perché è un testo di lavoro. Si individuano i punti fermi: le convergenze che condividiamo e che dicono la fede della Chiesa, poi le domande su cui lavorare e le proposte che sono le piste di lavoro su cui avviare una qualche esperienza. Non sono questioni solo teoriche: hanno a che fare con la prassi. Rispetto al Popolo di Dio, ad esempio, c’è tutto il discorso della valorizzazione dei ministeri e dei carismi. Ci sono indicate questioni aperte e prospettive di impegno verso le quali avviare delle esperienze pratiche e di riflessione, talune già in atto nelle Chiese locali, come la domanda della possibilità di nuovi ministeri legati all’ascolto e all’accompagnamento e il ruolo dei laici.

L’accento sui ministeri non rischia di creare confusione di ruoli?

La questione non è quella di uniformare o sommare i ministeri ma quella di articolare le diversità all’interno della comunità. Nella Chiesa cattolica la sinodalità e la struttura gerarchica vanno insieme, così come la sinodalità e la collegialità, per quanto riguarda la responsabilità dei vescovi e il loro essere pastori in comunione con il Papa. Il Sinodo non vuole mettere in discussione la struttura della Chiesa ma vuole vivificarla dall’interno, ritrovando un senso forte di comunione che comporta una valorizzazione piena dell’apporto e del dono specifico di ciascuno.

Come vede dal Sinodo un possibile e futuro sviluppo di tradizioni e dottrina?

La tradizione stessa rende possibile questo perché «non è un museo», come ripete il Papa, ma è viva e quindi comporta una crescita nella comprensione delle verità della fede. Non sono quindi le verità che vengono messe in discussione ma è la comprensione che noi ne abbiamo, perché essa si approfondisce. Il mistero di Gesù Cristo, che è il Vangelo, è consegnato alla Chiesa perché la Chiesa vi entri e lo sappia sempre più testimoniare. In questo lavoro la Chiesa non si astrae dalla storia, ma dalla storia vengono le domande che aiutano ad entrare nel Mistero. «Lo Spirito vi guiderà verso la verità tutta intera» (Gv 16,13). La verità è qualcosa in cui dobbiamo entrare, nel discernimento che chiede di capire dove lo Spirito parla. Il criterio è quello dei frutti: i passi che la Chiesa compie se danno frutti di comunione e la allargano, allora vuol dire che quei frutti sono suscitati dallo Spirito; invece, se sono frutti che creano contrapposizione, no. Per questo la Chiesa cammina lentamente, perché la comprensione non sia solo di alcuni ma di tutti.

Pina De Simone. | © avvenire
5 Novembre 2023 | 07:36
Tempo di lettura: ca. 2 min.
Condividere questo articolo!