La storia

Da schiava ad ambasciatrice

Da schiava dei miliziani dell’Is ad ambasciatrice delle Nazioni Unite per la dignità dei sopravvissuti alla tratta di esseri umani. Un ruolo che la vede «alleata del Papa». E per questo ha voluto fortemente incontrarlo. È impressionante la storia che Nadia Murad Basee Taha, ventiduenne yazida, ha raccontato a Francesco. Rapita nel suo villaggio di Kocho, nel nord dell’Iraq, il 3 agosto 2014, ha visto morire sei fratelli e la madre. Portata con due sorelle a Mosul, Nadia ha subito ogni sorta di soprusi fino a essere venduta più volte come schiava.

Dopo tre mesi è riuscita a fuggire rocambolescamente. Da allora la giovane donna denuncia coraggiosamente le atrocità perpetrate contro la sua gente, portando avanti «la battaglia perché nessuna persona subisca simili violenze e venga trattata come una bestia».

Disabilità e migrazione, due marginalità a confronto attraverso una prospettiva diretta, semplice: ecco il senso del documentario I migrati, già andato in onda sulla Rai e su Tv2000 e presentato al Papa. Protagonisti sono quattro disabili della comunità XXIV luglio, un’associazione di volontariato dell’Aquila. Benito Marinucci, Barbara Fontanazza, Gianluca Corsi e Giovanni Diletti si sono improvvisati giornalisti, con tanto di telecamera, e hanno girato su un pulmino per i paesi dell’Appennino che accolgono i migranti. Il risultato è un racconto poetico on the road senza pregiudizi e filtri ideologici. «Disabili e migranti hanno abbattuto le barriere della comunicazione e si sono fidati» spiega il regista Francesco Paolucci. E Lucio Brunelli, direttore giornalistico di Tv2000, confida che proprio lo sguardo puro e senza nessun pregiudizio del documentario è il racconto di una Italia dove l’accoglienza può diventare reciproco arricchimento.

È sulla stessa lunghezza d’onda che si sta muovendo la coraggiosa rete civica dei sindaci per l’accoglienza dei migranti nella provincia di Varese. Un progetto nato espressamente in risposta a un appello del Papa nel 2015 e che oggi vede protagonisti quarantotto comuni. A illustrare a Francesco il loro lavoro sono venuti i sindaci di Besozzo, Castellanza, Comerio, Maccagno con Pino e Veddasca, Tradate e Vergiate insieme a rappresentanti di altri comuni. «Alla nostra gente — spiegano — cerchiamo di far capire che non c’è contrapposizione tra italiani e stranieri e che nessuno dev’essere lasciato indietro». E così a oggi sono millesettecento i richiedenti asilo ospiti in questi comuni. «Abbiamo realizzato — raccontano i sei sindaci — progetti di accoglienza e integrazione, con avviamento allo studio e al lavoro: un servizio reso possibile dai volontari delle parrocchie e della Caritas».

La firma di Papa Francesco in calce all’appello per la campagna «bambini d’Italia» è l’unica di un adulto: tutte le altre sono di ragazzi che chiedono alle istituzioni di riconoscere come cittadini i loro coetanei sbarcati sulle nostre coste coi barconi. A presentare il progetto al Papa è stato Ernesto Olivero, fondatore del Sermig: «È un’iniziativa scaturita nel nostro Arsenale della pace a Torino, una ex fabbrica di armi delle due guerre mondiali trasformata da migliaia di giovani in una casa sempre aperta per chi non ha riparo, fa fatica e cerca il senso della vita». Nell’appello si legge tra l’altro: «Tutti i bambini che nascono e vanno a scuola in Italia sono italiani, anche se i loro genitori sono stranieri: questo deve essere riconosciuto, così ameranno di più la terra dove sono nati, non cresceranno sentendosi diversi ed esclusi, con dentro un odio sottile che prima o poi può esplodere». Olivero ha anche presentato al Papa l’appuntamento del 13 maggio a Padova, che vedrà insieme migliaia di giovani nel nome della pace per dire: «L’odio non ci fermerà, ripartiamo dall’amore».

Un centro di cardiologia pediatrica a Rabat è l’obiettivo che Laurianne Sallin, eletta miss Svizzera, sta cercando di realizzare anche per ricordare sua sorella Gaëlle. E l’impegno a stare accanto ai più deboli — «soprattutto poveri, bambini, disabili e anziani» — è stato assicurato al Papa anche dai rappresentanti della Federazione brasiliana delle accademie di medicina.

Al Pontefice è stata anche presentata la manifestazione «Runner in vista», un’esperienza di sport e di solidarietà a favore dell’Unione italiana ciechi e ipovedenti. Si tratta, spiegano i promotori, «di undici appuntamenti non competitivi aperti alle famiglie, ai vedenti e ai non vedenti». La prima tappa sarà a Roma il 6 maggio: «L’obiettivo è diffondere i valori dell’inclusione sociale e del diritto alla mobilità: lo sport, e non a caso è stata scelta proprio la corsa, diventa linguaggio universale per promuovere un mondo senza barriere che sappia rispettare, ascoltare e valorizzare tutte le persone nelle loro diversità».

A nove giorni dal pellegrinaggio a Fátima, l’artista portoghese Maria João Bahia ha portato in dono al Papa un calice di cristallo, con dentro una manciata di terra del santuario, realizzato per il centenario delle apparizioni. Francesco ha anche benedetto la corona per la copia della statua della Madonna di Fátima venerata nel santuario ucraino di Krysowice: a presentargli l’iniziativa è stato l’arcivescovo di Leopoli dei latini, monsignor Mieczysław Mokrzycki.

(Osservatore Romano)

4 Maggio 2017 | 07:30
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