Summit Europa-Africa: suor Azezet, la tratta di esseri umani è «tra noi»

È la tratta di esseri umani, riportata all’attenzione della comunità internazionale dal reportage della Cnn sui migranti venduti all’asta come schiavi in Libia, uno dei temi al centro del quinto summit Europa-Africa, il 29 e il 30 novembre ad Abidjan, capitale economica della Costa d’Avorio. A pochi giorni dall’ennesima tragedia nelle acque davanti le coste libiche – con almeno 30 vittime, una quarantina di superstiti e 200 persone salvate – al vertice si parla pure di sicurezza e minacce jihadiste. Cinquemila i partecipanti di 55 Paesi africani e 28 del Continente europeo. Presenti capi di Stato e di governo, rappresentanti dell’Onu e di organizzazioni internazionali.

Tratta di esseri umani e nuove schiavitù non sono però una questione soltanto di oggi. «E’ almeno dal 2010 che ne parlo, ma il mondo lo ha ignorato perché ›tanto si tratta di africani’». È una denuncia e insieme una provocazione quella di suor Azezet Kidane, missionaria comboniana nata in Eritrea, con nazionalità britannica, che da sette anni opera in Israele al fianco delle vittime di tratta e sfruttamento, in particolare provenienti dal Sinai. «Da quando sono qui si è saputo che c’erano tanti posti di tortura: più di 15 in Sinai, in Sudan, anche in Libia. Ora la Cnn ne ha parlato, con una documentazione precisa, ma è come se fosse una goccia nell’oceano».

I vescovi di Comece e Secam, in occasione dell’incontro di Abidjan, denunciano ancora una volta che i giovani africani continuano ad essere vittime di trafficanti di esseri umani. Le ragioni sono «prima di tutto disperazione, infinite guerre, ingiustizie dei governati nei Paesi d’origine» e ancora diritti negati, aggiunge suor Azezet. «Poi l’estrema povertà, nonostante le ricchezze dei Paesi africani, che però vanno all’estero, mentre – prosegue la religiosa – la gente locale muore di fame«.

Il 60% della popolazione africana ha meno di 25 anni, ma tra i migranti che entrano in Europa vi sono soprattutto giovani e – secondo l’Oim – persone con un alto grado di istruzione, come medici, professori universitari, ingegneri e altri professionisti. Ma le storie di violenze e abusi «sono tante» e «sono in mezzo a noi», aggiunge suor Azezet. Racconta di «una donna vittima di tratta, abusata sessualmente da tre uomini», tre trafficanti, delle sue «frustrazioni» e dei suoi «incubi» che tornano; di un nigeriano «costretto nel Sinai a custodire cammelli per sette mesi, senza acqua, potendo bere soltanto quella destinata agli animali»; di ragazzi che, «per il fatto di essere stati appesi a delle corde dal tetto di un edificio, hanno perso le mani»; di uomini e donne che hanno «perso la vista perché bendati per mesi».

Giada Aquilino – News.va

29 Novembre 2017 | 19:58
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