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Riscoprire la Chiesa ortodossa oltre il dramma della guerra con mons. Braschi alla Facoltà di teologia di Lugano

Ospite della Facoltà di teologia di Lugano, mons. Braschi cercherà di dare risposta a una domanda fondamentale: qual è il ruolo delle religioni nella guerra tra Russia e Ucraina?

di Laura Quadri

«Messaggeri di pace e unità»: con questo motto Papa Francesco, dal 13 al 15 settembre prossimi, sarà in Kazakistan. Una tappa del suo pontificato, nel contesto di guerra attuale, estremamente importante, poiché Bergoglio si troverà per la prima volta dall’inizio del conflitto in un Paese al confine con la Russia. Delle possibili implicazioni del viaggio parliamo con mons. Francesco Braschi, direttore della classe di Slavistica presso la Biblioteca ambrosiana e ospite il prossimo 31 agosto, della Facoltà di Teologia di Lugano per una lectio magistralis dal titolo «Ex oriente lumen. Le Chiese orientali: una ricchezza necessaria, per respirare a pieni polmoni».

Mons. Braschi, il Papa in Kazakistan parteciperà a un summit interreligioso con i principali leader mondiali in un Paese confinante con la Russia. Quali conseguenze potrebbe avere questo viaggio, nonostante la notizia di queste ore, ovvero che il Patriarca Kirill non vi parteciperà come inizialmente previsto?

«Chiaramente gli occhi di tutti sono ora puntati su questo viaggio papale. D’altra parte, dichiarazioni ancora molto recenti, fanno capire quale sia la lettura del conflitto da parte del Patriarcato russo; ciò che complica qualsiasi proposta o tentativo di risoluzione. Perdura, in particolare, sin dall’inizio del conflitto, da parte russa, l’idea che sia in atto uno scontro metafisico tra le civiltà. Le origini di questo pensiero risiedono nell’antica convinzione che il popolo russo abbia ricevuto un’investitura messianica, a seguito del venir meno della «prima Roma» dopo lo Scisma d’Occidente nel XI secolo e del crollo della «seconda Roma», la caduta di Costantinopoli nel 1453. Dopo questi eventi storici il mondo ortodosso russo si è convinto di essere l’unica potenza in grado di continuare a tramandare al mondo i valori cristiani. Questa concezione (detta della «terza Roma», coincidente con Mosca) non avrebbe in origine che un significato spirituale, e sarebbe colpa dell’Occidente l’averla contaminata con mire espansionistiche di tipo imperialistico. Il patriarca Kirill, ma già il suo predecessore Alessio II, hanno assecondato questa interpretazione».

A Lugano, verrà per parlare agli studenti del ruolo delle Chiese nel conflitto, giusto?

«Esatto. È importante capire che, nonostante il fatto che in Ucraina nel 2017 sia avvenuto uno scisma di fatto mediante il riconoscimento di una Chiesa ortodossa indipendente da Mosca a fronte della Metropolia di Kiev unita al Patriarcato moscovita, la religione non è la causa principale di questo dramma. Mi interessa tuttavia portare all’attenzione degli allievi anche le conseguenze di questo conflitto sul piano intraortodosso. Pochi sanno, ad esempio, che la separazione della Chiesa ortodossa ucraina da quella russa (operata dal patriarcato di Costantinopoli) ha avuto – tra le altre conseguenze – iniziative sul piano ecclesiastico in sintonia con l’espansionismo russo in Africa. Il Patriarca di Alessandria di tradizione greca, che ha il titolo di «Patriarca di Alessandria e di tutta l’Africa», ha infatti riconosciuto la «nuova» Chiesa autocefala ucraina stabilita da Costantinopoli, scatenando la reazione della Chiesa ortodossa russa, che si è sentita in dovere di fornire un’alternativa ai fedeli ortodossi africani che non appoggiano questa scelta, fondando proprio di recente una diocesi ortodossa russa per tutta l’Africa, interferendo così con la giurisdizione del Patriarca «greco» di Alessandria e alimentando la rivalità esistente con la Chiesa Copta. Un conflitto intraecclesiale, questo, che è ancora tutto in divenire e di cui scopriremo le conseguenze solo nei prossimi anni».

Come Direttore della sezione di slavistica presso l’Ambrosiana, rientra tra i suoi compitiquello di trovare un modo per continuare a far apprezzare le ricchezze dell’ortodossia russa.

Come persegue ora questo compito?

«L’ortodossia russa – rispecchiando in questo il cammino di tutta la cultura russa – ha conosciuto dei momenti di scambio e di interazione con le culture mondiali e le altre Chiese cristiana che hanno avuto importantissime conseguenze; un dialogo vasto, continuato nel tempo e, soprattutto, estremamente arricchente. Raccontare la storia di questo dialogo fa parte della mia missione. Penso anche a quando, di recente, mi è arrivata la richiesta dall’Università Ortodossa San Tichon di Mosca di partecipare a un progetto di traduzione di tutte le opere di S. Ambrogio in russo. Questo progetto testimonia il desiderio di trovare in questo padre della Chiesa, venerato come Santo anche dalla Chiesa ortodossa russa, un nutrimento per la propria vita di fede. Al momento siamo a metà dei 23 volumi previsti per la pubblicazione. Sarebbe stolto voler interrompere questo progetto a causa della guerra in atto, che richiede anzi proprio di non abbandonare lo sforzo, su tutti i piani, di dialogo».

Proprio la necessità del dialogo è al centro dei numerosi appelli del Papa per la pace…

«L’Ucraina conta una percentuale significativa di cattolici di rito latino e di rito orientale. E gli appelli del Papa sono chiari: questa popolazione sta subendo un martirio. Ma in Vaticano si sta svolgendo un lavoro diplomatico costante di cui non possiamo sapere i dettagli, ma di cui emergono i segni con estrema chiarezza, come nel caso della visita, a inizio del conflitto, del Papa all’ambasciata russa a Roma. Tutti questi tentativi sono animati da una consapevolezza: quella basata sulla vittoria armata non sarà mai una soluzione capace di porre fine definitivamente al conflitto. Vi sono, a questo riguardo, delle pagine dell’enciclica Fratelli tutti davvero profetiche: già allora, il Papa denunciava il serio deteriorarsi dei rapporti tra i popoli. E invitava a voler vedere quale causa di questa situazione, problemi di più ampio respiro, sia sul piano politico, che culturale, sociale, spirituale, che non riguardano solo il mondo russo o dell’Europa orientale. Il mio auspicio è che l’appello del Papa al dialogo e la diagnosi da lui offerta vengano presi sul serio. In caso contrario, vedremo riproporsi una situazione che credevamo superata con la Guerra fredda: la suddivisione del mondo in blocchi contrapposti, senza possibilità di una vera interazione».


Il 31 agosto a Lugano la lectio magistralis di mons. Braschi

La lectio magistralis di mons. Braschi si terrà il 31 agosto alle 17 nell’aula multiuso della FTL. Porterà i suoi saluti il Capo Dicastero Cultura della Città di Lugano, Roberto Badaracco. La programmazione dell’evento si inserisce nella settimana di corsi intensivi online organizzati dall’Istituto ReTe a inizio del semestre. Informazioni su istitutorete.ch.



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30 Agosto 2022 | 10:19
Tempo di lettura: ca. 4 min.
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