Roberto Simona a Mosul in una chiesa devastata dai jihadisti
Svizzera

Pubblicazione: «Conversioni religiose e libertà», di Roberto Simona

Mentre il dibattito in Europa tende a concentrarsi sulla radicalizzazione dei musulmani o dei giovani convertiti all’Islam che si sono uniti ai gruppi jihadisti che combattono in Siria o in Iraq, la conversione dei cristiani all’Islam o dei musulmani al Cristianesimo rimane poco studiata. Roberto Simona, politologo e specialista del dialogo tra religioni cristiane e musulmane, cerca di colmare questa lacuna.

Nel suo libro «Conversioni religiose e libertà», appena pubblicato dalle Edizioni Antipodi di Losanna, Roberto Simona analizza il duplice fenomeno della conversione dei cristiani all’Islam e della conversione dei musulmani al Cristianesimo.

Specialista in minoranze cristiane nei paesi musulmani

Roberto Simona, specialista delle minoranze cristiane nei Paesi musulmani, originario del Ticino, ha trascorso anni a studiare la conversione di una quarantina di persone all’Islam, al cattolicesimo o alla fede evangelica nei quattro angoli della Svizzera. Questo lavoro lungo e molto complesso – molti di questi nuovi convertiti vivono la loro esperienza religiosa nella privacy e nella discrezione, fuori dai radar dei media – affonda le sue radici nelle esperienze professionali dell’autore, che, come umanitario, membro di un’organizzazione internazionale di aiuto cattolico e di un’organizzazione per la difesa delle libertà (*), ha viaggiato per anni nelle repubbliche musulmane dell’ex Unione Sovietica, in Kosovo, in Medio Oriente e nell’Africa sub-sahariana, che è sotto attacco da parte dei jihadisti.

Lasciare la religione ereditata dai genitori

Registrate nel corso di diversi anni – nella Svizzera tedesca, in quella francese e in Ticino – queste interviste a nuovi convertiti o a persone in via di conversione offrono uno sguardo sociologico su questo processo. Roberto Simona ha difeso la sua tesi di dottorato su questo tema nel 2019 all’Università di Losanna (UNIL), sotto la direzione di Mounia Bennani-Chraïbi, docente dell’Istituto di Studi Politici dell’UNIL, che firma la prefazione del libro.

Il libro si basa sulla sua tesi di laurea intitolata «Uno studio sociologico del processo di conversione in Svizzera: dal cristianesimo all’islam e dall’islam al cristianesimo». Da un punto di vista sociologico, la sua ricerca si è basata su un’indagine qualitativa condotta su un campione di persone residenti in Svizzera che hanno affrontato un processo di conversione dopo aver abbandonato individualmente la religione cristiana o musulmana ricevuta dai genitori per aderire all’altra religione.

Nessuna persona radicalizzata

L’autore spiega a cath.ch che il suo interesse per la conversione non risale all’emergere di correnti jihadiste come Daech – lo Stato Islamico – o di gruppi affiliati ad al-Qaeda, anche se ne ha visto esempi in Africa o in Medio Oriente durante le visite sul campo nel corso della sua attività professionale. Durante la sua ricerca in Svizzera, non ha cercato convertiti che si fossero radicalizzati o che avessero mostrato tendenze a usare la violenza per cambiare la società, e sapeva che tali profili non sarebbero stati certamente disposti a farsi intervistare.

Grazie alle numerose interviste condotte dall’autore, questo libro presenta esperienze individuali che danno un’idea della diversità delle traiettorie e ci permettono di rispondere alle seguenti domande: «Chi sono questi convertiti? Come si sono convertiti? Ci sono differenze nel processo di conversione, a seconda che si scelga l’Islam o il Cristianesimo? Che ruolo hanno le chiese o le associazioni religiose in questo processo? Quali sono le conseguenze che i convertiti devono affrontare come risultato della loro scelta?

Convertirsi all’Islam in Svizzera ha delle conseguenze

Secondo l’autore, gli effetti individuali e collettivi della conversione all’Islam e al Cristianesimo non sono gli stessi. Se per le persone nate nell’Islam e convertite al cristianesimo si tratta di un fattore di integrazione nella società svizzera, al contrario gli svizzeri diventati musulmani sembrano diventare estranei alla loro società di origine. (cath.ch/be/ traduzione catt.ch)

(*) Roberto Simona è specializzato in temi e progetti legati alla nozione di libertà. Ha lavorato nei Paesi dell’ex Unione Sovietica e in quelli a maggioranza musulmana per organizzazioni internazionali come il Comitato Internazionale della Croce Rossa, Aiuto alla Chiesa che Soffre e l’Associazione Svizzera per la Difesa della Libertà Articolo 18.

Roberto Simona a Mosul in una chiesa devastata dai jihadisti
13 Luglio 2022 | 13:55
Tempo di lettura: ca. 2 min.
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