Internazionale

Pastorale per gli anziani: non si va in pensione dal Vangelo

In un mondo che insegue i miti dell’efficienza, del guadagno e della produttività, qual è il posto degli anziani? Chi porta con sé il bagaglio degli anni è un peso o il custode di una ricchezza? E se in questo tempo l’anziano viene emarginato e scartato finanche dalla propria famiglia, non sarà la Chiesa a dovere e a voler essere la famiglia degli anziani? È quanto si chiederanno, cercando risposte comuni, circa 550 esperti e operatori pastorali che si riuniranno da oggi 29 al 31 gennaio a Roma, presso l’Augustinianum, per il primo congresso internazionale di pastorale per gli anziani, organizzato dal Dicastero per i laici, la famiglia e la vita e significativamente intitolato: «La ricchezza degli anni». L’iniziativa – come riporta l’Osservatore Romano – è stata illustrata ai giornalisti nel corso di un incontro svoltosi la mattina di martedì 28 gennaio nella Sala stampa della Santa Sede.
«Il nostro desiderio — ha detto Vittorio Scelzo, uno dei responsabili del nuovo ufficio della pastorale per gli anziani creato all’interno del Dicastero — è di far sì che l’insistenza magisteriale del Papa su questo tema e il lavoro che tante associazioni, movimenti e persone fanno nella vita quotidiana per il sostegno agli anziani diventino una cultura stabile e diffusa a livello della vita della Chiesa».

La società contemporanea appare sempre più messa in difficoltà e in imbarazzo da un fenomeno che è sotto gli occhi di tutti: il notevole incremento della popolazione di età pari o superiore ai 65 anni, che arriverà a contare, entro il 2050, oltre un miliardo e mezzo di persone. Ma ciò che agli occhi del mondo sembra un «problema», come è visto e vissuto dalla Chiesa?

Come anticipato ai giornalisti da alcuni dei partecipanti al congresso, la tre giorni romana è un’occasione per condividere e conoscere esperienze da ogni latitudine. Il fenomeno dell’invecchiamento della popolazione, infatti, non tocca solo i paesi ricchi. Perciò viene spiegato anche, ad esempio, cosa significa vivere da anziani in Africa, dove la famiglia tradizionale è in crisi. Si condividono esperienze come quelle della Pastoral da pessoa idosa in Brasile, del movimento Vita ascendente in Spagna o della associazione Comunità Giovanni XXIII in Italia e in 43 paesi dei vari continenti.
«Da questo incontro — ha spiegato Scelzo — non ci aspettiamo che escano linee pastorali già ben definite. Sicuramente, però, inizieremo a mettere quanti si dedicano agli anziani, in rete tra loro e con rappresentanze più istituzionali, come le conferenze episcopali, affinché tutto questo diventi patrimonio condiviso della Chiesa». Bisogna, ha aggiunto, «fare in modo che la generosità di alcuni diventi la cultura di tutti».
Il congresso, che si apre nel pomeriggio di mercoledì 29 con la relazione introduttiva del cardinale prefetto Kevin Farrell, è articolato in tre sessioni tematiche: la prima dedicata al contrasto della cultura dello scarto, la seconda al rapporto tra generazioni all’interno delle famiglie e, infine, la terza durante la quale verrà evidenziato il ruolo, all’interno della Chiesa, di chi è «più ricco di anni».
«Vorremmo — ha spiegato Scelzo — che si risvegliasse negli anziani la consapevolezza di essere loro stessi protagonisti. Il Papa ha detto «Non dovete tirare i remi in barca» e davvero tante persone, libere dagli impegni di lavoro, possono dare tanto alla Chiesa, possono essere comunicatori del Vangelo».

Poi c’è il grande tema della cultura dello scarto. Per la Chiesa, ha sottolineato Scelzo, è inaccettabile pensare che ci siano persone letteralmente abbandonate negli istituti. Fondamentale è nutrire la consapevolezza che là dove gli anziani non hanno più una famiglia, possono trovarla nelle comunità ecclesiali.

L’Osservatore Romano/redazione

29 Gennaio 2020 | 11:54
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