Padre Mauro Jöhri
Ticino e Grigionitaliano

Padre Mauro Jöhri sul Natale di San Francesco a Greccio 800 anni fa: «Volle rappresentare Gesù che nasce nella povertà»

di Katia Guerra

Una mangiatoia con del fieno, un asino e un bue: così san Francesco rappresentò il presepe 800 anni fa, in una grotta di Greccio, un villaggio discosto nei pressi di Rieti. Un evento evocato ancora oggi e che segnò l’inizio di una tradizione. Padre Mauro Jöhri, frate cappuccino, ci riporta a quel 24 dicembre del 1223, per ricordarci il significato del Natale e per riflettere sul messaggio che ancora oggi continua a trasmettere. «Per capire il primo Natale a Greccio di San Francesco è importante ricordare che alla fine di novembre dello stesso anno ci fu l’approvazione della Regola dei frati minori da parte di papa Onorio III» ci spiega padre Jöhri. «Era la Regola che san Francesco dovette riscrivere, dopo che quella presentata al capitolo generale nel 1221, non venne accolta. Inizialmente era composta da 24 capitoli, molto spirituali. San Francesco, dimostrando flessibilità e amore per i suoi frati, la ridusse da 24 a 12 capitoli. Il nuovo testo, oltre a contenere gli elementi originari e forti del suo carisma, rifletteva pure la legislazione in vigore in quel periodo nella Chiesa. È stato un momento di gloria, molto importante a livello ecclesiale». In questo contesto San Francesco scelse di andare a Greccio, un luogo periferico quasi sconosciuto, della valle di Rieti, a celebrare il Natale. Ed è lì che decise di rappresentare visivamente la scelta fatta da Gesù di farsi uomo in una grotta di Betlemme in condizioni di estrema povertà, semplicità, umiltà. «Farà preparare la mangiatoia con del fieno come luogo in cui far posto alla venuta del Signore. E farà mettere accanto ad essa un asino e un bue, a rappresentare tutti i popoli e il popolo di Israele. Su quella mangiatoia sarà celebrata l’eucaristia. In quell’occasione San Francesco lesse il vangelo e pronunciò un’omelia semplice. Fu un momento di gioia e di allegria», ci dice padre Mauro, che evidenzia come il messaggio di San Francesco fosse rivolto il primo luogo ai suoi frati, per ricordare loro, in modo che si potesse toccare con mano, che il punto di riferimento era ed è sempre e ancora l’incarnazione del figlio di Dio in condizioni di estrema povertà, semplicità e umiltà, e che questo doveva essere il loro stile di vita.

Nel corso del tempo la forza di questo messaggio ha continuato a risuonare, anche se a volte lo sguardo è stato distratto dalle molte statuine e da altri elementi esteriori che si sono aggiunti. «Oggi come allora bisogna ritornare alla Chiesa semplice, alla freschezza del Vangelo, come sottolinea papa Francesco, a questa schiettezza, povertà, scelta così immediata del figlio di Dio presente in mezzo a noi, che il presepe ci ricorda», sottolinea il frate cappuccino. Gesù può nascere ovunque, in qualsiasi angolo del mondo e anche in situazioni difficili, come quelle delle guerre, ed è venuto per tutti, ma soprattutto per gli emarginati, gli esclusi, i sofferenti e il suo è un messaggio di pace e di speranza. La rappresentazione del presepe è un modo per annunciare in modo visibile e tangibile che Dio abita ancora in mezzo a noi.

In questo tempo di attesa che ci porta verso il Natale, l’invito di padre Mauro Jöhri è «di fare memoria di questo dono immenso che è la nascita di Gesù, di questo messaggio che continua ad essere attuale di un Dio d’amore, della grazia del perdono, della presenza di misericordia. Ma l’Avvento è anche uno sguardo sulla fine dei tempi, sul compimento ultimo della storia, sul momento del giudizio in cui ci sarà chiesto di rendere conto delle nostre vite. Come Dio si è fatto vicino a noi per darci la vita, anche noi saremo giudicati sulla nostra capacità di usare misericordia. Quindi a Natale è importante anche compiere dei gesti verso quelle persone che sono più ai margini».

Papa Francesco ha ricordato il 29 novembre gli 800 anni della Regola dei frati minori e in una lettera alla famiglia francescana li ha invitati ad andare «incontro al mondo là dove molti fratelli e sorelle attendono di essere consolati, amati e curati».


Il Natale di Greccio: celebrazioni in Ticino

Padre Mauro Jöhri è stato invitato a parlare sul tema «Il Natale dal presepe di Greccio a noi» dall’associazione benefica in memoria di Gianni Pestoni ABGP nel salone dell’ex convento di Monte Carasso il 3 dicembre, alle ore 15. L’evento è organizzato proprio per ricordare la ricorrenza degli 800 anni del presepe di San Francesco a Greccio.

Nella chiesa del Sacro Cuore di Bellinzona l’evento di Greccio del 1223 sarà ricordato attraverso la riproduzione del primo presepe di San Francesco nella Greccio di oggi. La ricostruzione, dopo diversi mesi di lavoro, sta per essere ultimata. Sarà il pezzo forte del tradizionale Percorso Presepi che quest’anno potrà essere visitato a partire dal 17 dicembre e fino al 7 gennaio dalle 14 alle 17.45. A Natale e a Capodanno dalle 15 alle 17.30.

A Tesserete l’atelier «Filly» commemora gli 800 anni dal primo presepe di San Francesco con la vendita di più di 100 presepi artigianali il cui ricavato va a favore dell’associazione «SwissAbility» e al Baby Hospital di Betlemme. L’atelier in via Battaglini 13 è aperto da mercoledì a sabato dalle 14 alle 19 fino al 13 gennaio.


Padre Mauro Jöhri | © Hans Merrouche, kath.ch
3 Dicembre 2023 | 10:29
Tempo di lettura: ca. 3 min.
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