Mons. Valerio Lazzeri
Ticino e Grigionitaliano

Mons. Lazzeri: «Negli ultimi due anni di episcopato ho maturato la rinuncia alla guida della diocesi di Lugano»

A mezzogiorno di lunedì 10 ottobre la notizia che da giorni era nell’aria e di cui si attendeva l’ufficialità. La conferma vaticana che papa Francesco, ha accolto la rinuncia al governo pastorale della Diocesi di Lugano in Svizzera del vescovo Valerio Lazzeri e la nomina di mons. Alain de Raemy ad amministratore apostolica «sede vacante et ad nutum Santcae Sedis«. A Lugano il vescovo Lazzeri, mons. de Raemy fino ad oggi vescovo ausiliare della diocesi di Losanna, Ginevra e Friborgo e il nunzio apostolico Krebs, si sono presentati a mezzogiorno davanti alla stampa accompagnati dall’addetto stampa Luca Montagner e dal vicario generale Zanini. La parola è toccata subito a mons. Lazzeri. La sua è stata una comunicazione essenziale, commossa anche. Il vescovo ha cercato di spiegare al Ticino cosa vive e cosa lo ha spinto a chiedere al Papa di poter lasciare il governo pastorale della diocesi di Lugano.

Gli ultimi due anni di episcopato hanno generato la decisione: il dialogo con i giornalisti

Una decisione su cui ha pesato molto l’ultimo biennio vissuto in diocesi e che «arriva dopo un percorso interiore lungo, maturato durante l’ultimo anno e che ha portato queste conseguenze. L’assemblea dei preti non c’entra nulla con questo evento», ha spiegato il vescovo Lazzeri rispondendo ad una domanda dei giornalisti. Un altro giornalista ha chiesto riguardo agli scandali accaduti in Diocesi in questi ultimi anni, se hanno causato la decisione. «Tutto concorre a riflettere e pensare al proprio ruolo», ha risposto Lazzeri. «Se sono arrivato a questa decisione è perché ho fatto un percorso personale. Non sono i fatti stessi a produrre la decisione, ma altri elementi che mi hanno fatto trarre le conseguenze». Qualcuno ha chiesto al vescovo se non è stata la «solitudine» vissuta in pandemia. «Anche la vita ecclesiale come quella sociale ha sofferto durante la pandemia. Ho vissuto la pandemia con spirito di servizio e non ho mai avuto l’idea di dare le dimissioni in quel periodo». Qualcuno ha chiesto eventualmente se ci sono questioni gestionali che hanno causato questa scelta. «Il ruolo del vescovo è impegnativo in questo tempo complesso di cambiamenti in atto, ad ogni livello nella società e nella Chiesa. Io mi sono attenuto a rispondere alla situazione concreta e nel modo migliore possibile». Lazzeri ha poi proseguito: «Sono felice di essere prete e vescovo, di annunciare il vangelo e celebrare i sacramenti. Mi sono sempre trovato bene con la popolazione. È’ evidente che non ho una laurea in economia e commercio e non ho scelto di dare la mia vita al Signore per essere a capo di un’istituzione complessa. Riconosco che uno arriva fino ad un certo punto». Un altro giornalista ha parlato della complessità della Chiesa di papa Francesco sta cambiando e cambia. «Il Papa parla di aprire un percorso più che raggiungere un obiettivo. In diocesi ho cercato di tradurre e portare gli stimoli provenienti dal Papa. Si tratta di un processo lungo ma questo non c’entra con la mia decisione». Quale sarà la prossima meta del vescovo Lazzeri? ” Ho chiesto un tempo di preghiera, riflessione, ripresa delle mie passioni di studio. Sceglierò un contesto dove questo sia possibile farlo senza intralciare il cammino della diocesi. La mia presenza sarà discreta e riservata».

L’intervento del vescovo Lazzeri alla conferenza stampa

«Non è facile per me prendere la parola questa mattina. Una folla di sentimenti contrastanti assediano il mio cuore. Sono consapevole delle conseguenze rilevanti, del peso e anche di un certo smarrimento che la decisione da me presa non mancherà di provocare in molte persone. A tutti chiedo da subito perdono», queste le sue prime parole, seguite poco dopo da una messa a tema delle sue motivazioni, essenziali: «Soprattutto negli ultimi due anni, è andata crescendo dentro di me una fatica interiore, che mi ha progressivamente tolto lo slancio e la serenità, richiesti per guidare in maniera adeguata la Chiesa che è a Lugano». Lazzeri ha fatto presente il peso personale avvertito «con il passare degli anni» degli «aspetti pubblici di rappresentanza, di governo istituzionale e di gestione finanziaria e amministrativa», aspetti che il vescovo ha dichiarato essere «lontani da tutto ciò che le inclinazioni naturali e il ministero mi avevano portato a coltivare in precedenza». Un crescendo quindi che si è fatto «insostenibile, nonostante la presenza di validi e competenti collaboratori, a cui va sin da ora tutta la mia riconoscenza», ha aggiunto. Ed ha continuato cercando di spiegare questa fatica vissuta. «Molte volte la necessità di esercitare un’autorità, che non può fare a meno anche di strumenti giuridici e disciplinari per assicurare il bene comune in determinate circostanze, ha messo a dura prova la maniera per me più spontanea e connaturale di entrare in relazione con le persone. Ho sempre fatto il possibile per non sottrarmi alle mie responsabilità di vescovo, ma mi sono reso conto che lo sforzo e la continua tensione che ciò mi imponeva mi hanno portato interiormente sempre più lontano da quello che sono e, in parte, anche da quello che continuo a ritenere essere il mio vero compito di pastore e di padre».

«Non riesco più ad immaginarmi nella posizione che ho cercato di fare mia»

Fino ad una chiara ammissione: «Ve lo dico a cuore aperto: non riesco più a immaginarmi nella posizione che finora ho cercato sinceramente e con tutto il cuore di fare mia; non riesco più a vedere un modo di interpretare e di vivere la missione di vescovo di Lugano autentico e sostenibile per me e, di conseguenza, veramente proficuo per tutti». A questo punto mons. Lazzeri ha fatto riferimento per spiegare la sua decisione all’articolo 4 delle «Disposizioni sulla rinuncia dei vescovi diocesani» approvate da papa Francesco il 3 novembre 2014 che recita: «Degno di apprezzamento ecclesiale è il gesto di chi, spinto dall’amore e dal desiderio di un miglior servizio alla comunità, ritiene necessario per infermità o altro grave motivo rinunciare all’ufficio di Pastore prima di raggiungere l’età di settantacinque anni (…)». In conclusione, Lazzeri ha riassunto il suo episcopato con un’immagine e una parola: «L’immagine che vorrei lasciarvi è quella ripresa nel ricciolo del pastorale, da me usato in questi anni, che fu già quello del Vescovo Giuseppe Martinoli. Esso raffigura il Signore glorioso dell’Apocalisse, Colui che tiene nella sua mano le sette stelle che rappresentano l’insieme della comunione ecclesiale. È Lui l’unica salda garanzia del legame indistruttibile che ci unisce per sempre, al di là delle vicissitudini che dobbiamo affrontare nel tempo. Ho cercato in questi anni di fare riferimento solo a Lui, di parlarvi solo di Lui, di portarvi a Lui, distogliendo da me il più possibile il Vostro sguardo. Non lasciate che questo momento Vi distragga da Lui». Tanti poi i ringraziamenti di mons. Lazzeri, dai suoi collaboratori più stretti, ai presbiteri, diaconi, ai fedeli uomini e donne che ha incontrato in questi anni, alle autorità cantonali, ai giovani, agli anziani, ai malati insieme alla richiesta di una preghiera per lui e per il vescovo Alain.

Le parole del nunzio

Dopo la lettura della comunicazione vaticana da parte del Nunzio, con il passaggio di consegne tra Lazzeri e De Raemy, fino a quando la Diocesi di Lugano non avrà un altro vescovo.

L’intervento del vescovo Alain

Con grande cordialità ha poi preso la parola mons. De Raemy facendo presente quanto il vescovo Valerio mancherà non solo alla diocesi di Lugano ma anche alla conferenza dei vescovi svizzeri. E assicurando subito tutti di aver deciso di risiedere fin da subito a Lugano. Poi il vescovo Alain ha ripreso il motto di mons. Lazzeri «non impedias musicam» (»non impedire che suoni e risuoni la musica da tutti gli strumenti»), motto episcopale del predecessore che esprime uno stile evangelico e soprattutto sinodale. Mons. Alain ha fatto intendere che vuole raggiungere e visitare tutti e tutte. Sono qui per «ascoltare, capire, aiutare a far risuonare un’armonia musicale dovuta proprio alla diversità degli strumenti. In modo che così si possa arrivare alla scelta di quel «capotavola» ideale che sappia valorizzare i molti carismi. E questa nostra intenzione particolare non dimentichiamo di chiederla anche nella preghiera.

Un saluto ai giornalisti e la voglia di imparare il «dialet»

Nel frattempo, vorrei far visita a tutte le Parrocchie, a tutte le Cappellanie, a tutti i servizi… se questo sarà possibile», ha detto il nuovo amministratore apostolico. Poi de Raemy ha salutato tutti i giornalisti presenti concludendo con l’impegno a imparare il «dialet» e la promessa di impegnarsi a conoscere il rito ambrosiano. Il vescovo Alain ha chiesto alla vita religiosa di pregare per il periodo di consultazione. Il vescovo Alain ha spiegato che manterrà tutte le cariche a livello nazionale.


Mons. Valerio Lazzeri | © Alessandro Crinari
10 Ottobre 2022 | 13:25
Tempo di lettura: ca. 5 min.
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