Ticino e Grigionitaliano

Mons. De Raemy: cittadino del mondo e vescovo che ama stare tra la gente

di Cristina Vonzun

Nel trambusto di questi giorni il Ticino ha accolto per desiderio del Papa il vescovo ausiliare di Losanna, Ginevra e Friborgo, Alain de Raemy, come amministratore apostolico della diocesi di Lugano, chiamato quindi ad accompagnare i fedeli e i preti in questo tempo di attesa e messa in atto da parte del nunzio apostolico delle procedure per la nomina del nuovo vescovo. Mons. de Raemy si è trasferito da domenica scorsa in Curia a Lugano, dove nel frattempo ha ricevuto un ufficio in cui accogliere chi gli rende visita. Il vescovo Alain è una persona molto dinamica, quindi si può supporre che sarà spesso anche fuori dalla Curia. Lo incontriamo per una simpatica chiacchierata che comincia facendo il conto degli scatoloni necessari per il trasloco.

Mons. Alain, come è andato il trasloco da Friborgo a Lugano? I tempi sono stati brevissimi, ma lei è arrivato già organizzato, sembra di capire… «Ho sorpreso il caro vescovo Valerio quando sono arrivato domenica sera in auto da Friborgo con 6 valigie piene di tutto quello che penso possa essere utile almeno per i prossimi 6 mesi. Questo per non dover tornare a Friborgo».

Ha già in programma qualche appuntamento?

«Ho ripreso l’agenda con gli appuntamenti del vescovo Valerio e sono a disposizione per altri incontri e appuntamenti. Chi lo desidera, basta che si faccia avanti. Andrò a visitare parrocchie e vicariati.

Domenica vado a Gordola per celebrare la cresima e poi al raduno del Movimento del Rinnovamento nello Spirito a Castione. Aggiungo anche che non mi tiro mai indietro quando mi si chiede di fermarmi a pranzo dopo una celebrazione o un incontro. Un pranzo in compagnia è sempre una bella occasione di condivisione».

Nel caso di un invito a pranzo, possiamo sapere qual è il suo piatto preferito? «In occasione del compleanno chiedevo sempre a mia mamma di prepararmi il tonno fresco al forno, il pezzo intero di pesce (Alain de Raemy è nato a Barcellona, ndr) oppure la fondue Bourguignonne. In Ticino so che c’è la bella tradizione dei Grotti, e poi c’è il risotto».

Oltre la biografia ufficiale, cosa le piace fare nel tempo libero? «Mi piace molto viaggiare, anche lontano dalla Svizzera. E poi nuotare, uno sport che pratico soprattutto in vacanza dove cerco sempre un posto dove posso andare in acqua, già al mattino, a mezzogiorno e alla sera. Per me questa è la vacanza ideale».

Tornando al Ticino, quanto conosce il territorio del nostro Cantone? «L’ho visitato poco. La prima volta quando ero studente di liceo ad Engelberg. È stato un mio ex compagno di scuola, proprio in questi giorni, a ricordarmelo con un messaggio. Eravamo venuti con la banda musicale del liceo in piazza Riforma a Lugano, nel 1977. Sono tornato alcuni anni fa a celebrare il matrimonio di una coppia di amici, a Locarno, e poi due volte sono venuto in Ticino con la Conferenza episcopale. Una volta in auto sono anche passato dalle Centovalli e ho visto il santuario della Madonna di Re. E va detto, che per esercitarmi in geografia, ogni volta che prendevo l’aereo per andare a Roma cercavo sempre di riconoscere dall’alto Lugano e i laghi».

Quali sono le sue letture preferite? «Mi piace molto il romanzo biografico di tipo storico».

Ad esempio, uno degli ultimi che ha letto? «La vita di Santa Bakhita (1869- 1947), questa donna del Sudan, che è stata schiava e poi una volta libera è diventata religiosa. È un romanzo scritto a partire da fonti storiche. La vita di Santa Bakhita narrata in questo modo è impressionante. Lei è un esempio di umiltà e di grande volontà. È stata una donna che ha vissuto e superato condizioni terribili».

In questi giorni lei ha già fatto qualche incontro con la gente. Che impressione ha avuto? «C’è ancora sorpresa nella gente, anche un certo shock per quanto accaduto. Ho visto però che a partire da una situazione di sorpresa e di inquietudine – almeno con coloro che ho incontrato in Curia e al Centro pastorale San Giuseppe – stiamo già simpatizzando. La conoscenza personale aiuta».

Nel suo primo messaggio alla diocesi di Lugano ha manifestato il desiderio di incontrare i preti. In attesa che questo avvenga, cosa vorrebbe dire loro?

«Di concentrarsi sulla persona e sul messaggio di Cristo come ci è donato dalla Chiesa e di farlo insieme».

Lei, nella diocesi di Losanna, Ginevra, Friborgo (LGF), tra i suoi compiti, ha quello di seguire i sacerdoti. Può spiegarci questo suo ruolo?

«È il ministero dell’accompagnamento fraterno e vocazionale dei preti. In pratica, si tratta di stimolare e accompagnare la vocazione dei preti da fratello tra loro, quindi senza esserne capo, direttore spirituale o confessore. Si tratta di un ruolo fraterno per sostenere la loro vocazione. Abbiamo istituito questo ruolo un anno fa, dopo che ci siamo resi conto con la crisi degli abusi, la crisi dell’autorità e la sinodalità che forse cambia le abitudini dei preti, della necessità di una presenza del vescovo più vicina ai preti».

Quindi un ruolo fraterno?

«Sì, perché oggi c’è una tendenza a separare il vescovo dai preti: ma i preti sono un’emanazione del ministero del vescovo, bisogna quindi curare questa relazione non per accentuare l’autorità dei preti e diminuire il ruolo dei laici, ma per sottolineare che i preti sono parte della vita del vescovo e viceversa. La responsabilità del vescovo viene così condivisa dai preti, il vescovo non deve essere isolato dai preti».

La sinodalità è cammino, viaggio insieme con i laici. Da voi, come va?

«Lavoriamo a livello parrocchiale e regionale con le unità pastorali che forse sono le vostre nascenti reti/zone pastorali. A questo livello viviamo una bella condivisione con laici, preti, religiosi. È il modo sinodale di essere Chiesa. Da noi funziona molto bene, anche se è vero che partecipano coloro che fanno parte della cerchia dei cattolici già impegnati. Vorremmo coinvolgere anche altri».

Nella diocesi di LGF c’è molto coinvolgimento dei laici?

«Ci sono laici che svolgono un ruolo di rappresentanza del vescovo nei cantoni della diocesi di LGF. Si occupano del coordinamento locale dei diversi aspetti della vita della Chiesa tipicamente cantonali. Uno scopo della riforma nella diocesi di LGF è di diversificare i rappresentanti del vescovo affinché provengano da differenti ambiti (diaconia, ecologia, formazione, vita consacrata etc…), tra i quali anche quello territoriale. Prima, infatti, il consiglio episcopale era composto solo dai vicari territoriali, adesso vogliamo diversificare i consiglieri ed avere laici specialisti».

Nella conferenza episcopale svizzera lei ricopre diversi compiti, tra questi è vescovo responsabile del dicastero dei giovani. Che lettura ha della fede delle nuove generazioni? Si dice che i giovani sono lontani da Dio. È così?

«Anche se si dice che un giovane è lontano da Dio, in realtà Dio è vicino a quel giovane.

Io vedo nei giovani di oggi che spesso non hanno ricevuto la fede in famiglia, una grande curiosità. Sono ricettivi, non hanno pregiudizi. Certo si scandalizzano degli abusi, ma hanno anche una grande ricerca di senso».

Prima dell’intervista mi ha detto che nelle lettere scritte dai cresimandi si scopre questa ricerca di Dio…

«Sono lettere nelle quali i ragazzi si raccontano al vescovo, esce il loro profilo. Ne leggo tantissime; mi viene in mente una ragazza che ha scritto: «È da tempo che credo in Dio, ma non l’ho mai visto. Sono convinta però che un giorno lo vedrò e lo sentirò». Un’altra ragazza ha scritto: «Quando andiamo al catechismo sentiamo parlare di Dio, ci viene detto che abbiamo a che fare con Lui. Ma Lui è un amore che non si può spiegare». In sostanza questa ragazza dice che al di sopra di tutto, anche di tutte le parole che proviamo a dire, c’è questo amore. Ecco il senso di Dio in loro».

Lei è anche responsabile del dicastero dei media nella Conferenza dei vescovi svizzeri. Alla fine della conferenza stampa di lunedì ha ringraziato i giornalisti. Che sguardo ha sui giornalisti?

«Il giornalista ha un compito non facile che è quello di capire l’altro, capire cose che forse non vive, perché magari non è di quel mondo. Nella Chiesa abbiamo talvolta un linguaggio e anche atteggiamenti che possono sorprendere chi non li conosce. Ammiro molto quando un giornalista fa lo sforzo di riuscire a capire l’altro e un mondo diverso dal suo».

Mons. Alain De Raimy: dati biografici

Alain de Raemy nasce il 10 aprile 1959 a Barcellona, da padre friborghese e madre vallesana. Terminata la scuola dell’obbligo in Spagna arriva in Svizzera per proseguire gli studi presso il Collegio dei Benedettini di Engelberg (OW) dove conclude la maturità in latino e inglese nel 1978. Dopo un anno di studi in architettura e diritto all’università di Zurigo, decide di cambiare indirizzo e comincia il percorso in filosofia e teologia all’Università di Friburgo. In quell’ambito, fattasi più chiara la sua vocazione al sacerdozio, entra nel seminario diocesano di Losanna, Ginevra e Friborgo. Nel 1986 ottiene la licenza in ecclesiologia presso l’Università di Friburgo e il 25 ottobre di quell’anno viene ordinato presbitero a Friborgo. I suoi primi incarichi sono di Vicario parrocchiale nella parrocchia di San Pietro a Yverdon dal 1986 al 1988, poi parroco in solidum a Losanna nelle parrocchie di Sant’Amedeo, Sant’Andrea e dello Spirito Santo, dal 1988 al 1993. Nel frattempo, continua i suoi studi teologici a Roma, alla Gregoriana e all’Angelicum. Ausiliare a Morges nel 1995, nel 1996 torna a Friburgo come parroco della parrocchia di Cristo Re (1996-2004), parroco e canonico della Cattedrale di San Nicola nonché moderatore dell’Unità pastorale Notre-Dame di Friborgo (2004-2006). Il 1° settembre 2006 viene nominato cappellano della Guardia Svizzera Pontificia in Vaticano. Alain de Raemy parla correntemente francese, spagnolo, tedesco, svizzero tedesco, italiano e inglese. Il 30 novembre 2013 viene nominato vescovo ausiliare della diocesi di Losanna, Ginevra e Friburgo. È stato ordinato l’11 gennaio 2014 nella Cattedrale di Saint-Nicolas a Friburgo. Mons. de Raemy è membro del Presidium della Conferenza dei vescovi svizzeri (CVS). All’interno della CVS, è responsabile dei dicasteri dei giovani, dei media e della cappellania militare, ed è presidente della Commissione per il dialogo con i musulmani, oltre che membro di altri gruppi di riflessione. Il 10 ottobre 2022 è stato nominato dal santo Padre Amministratore Apostolico della Diocesi di Lugano.

16 Ottobre 2022 | 13:41
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