amoris laetitia

Misericordia è vedere gli altri così come sono

«La gioia dell’amore che si vive nella famiglia è anche il giubilo della chiesa». Così inizia l’Amoris Laetitia. Come si presenta nella sua vita questo giubilo?

Rimane un po’ come un mistero, lo vivo  all’interno di me stessa, è spesso in silenzio, una camera segreta non è qualcosa di eclatante ma profondo e semplice, è un «io confido in te»  senza aspettative magiche.

Costruire un rapporto è come costruire una casa, sulla roccia o sulla sabbia. Oggi, che ci troviamo confrontati con la «cultura dello scarto e del provvisorio», come si può fondare un rapporto su basi solide senza essere influenzati da ciò che si vede all’esterno?

Devo dire che l’oggetto della sua domanda è difficile. Non conformarsi non è semplice è una forma di lotta quotidiana una conquista di ogni giorno. Proprio per questo è bello. Come costruire un rapporto? Penso che alla base e per superare gli occhi dello scarto, occorre vedere le cose da un’altra prospettiva, per intenderci scegliere sempre il bene, da non confondere con il non peccare perché questa è una missione impossibile per noi esseri umani. Il bene è l’amore. Non si tratta di una canzoncina poetica e melodica ma una scelta profonda. Quando l’altro parla io in genere, penso ad altre mille cose, la spesa, la casa, il divano ETC. Invece occorre fermarsi ascoltare profondamente. Tuttavia questo è quello che posso fare io nel mio piccolo, che certo non è da»scartare», credo però che sia anche necessario una riflessione a largo raggio un’azione concreta nella società, occorrerebbe ingegnarsi come ha fatto un tempo san Giovanni Bosco.  La società ha bisogno di una freschezza nel bene.

Il matrimonio è la tomba dell’amore, il matrimonio è la tomba della libertà. A dispetto di questi luoghi comuni, lei come vive e cerca la libertà all’interno del suo matrimonio (che oggi sembra esserne la tomba)?

Credo che il matrimonio possa funzionare se entrambi accettano che questo sia un cammino, dove occorre rendere concreta l’amicizia ma anche la sessualità va vissuta bene come un dono da valorizzare e dove occorre crescere non dove tutto già si sa. Il matrimonio e la libertà non sono luoghi da idealizzare ma da scoprire e migliorare ogni giorno. La coppia deve muoversi non istallarsi. Non è dunque il matrimonio in se ad essere una tomba ma la relazione.

Qualsiasi relazione può diventare una tomba. Non è il sacramento a essere tomba ma la mancata decisione di uscire sempre fuori da se stessi e scegliere il bene per l’altro. Occorre però molta trasparenza e molto dialogo, dunque altro che tomba e una meta continua di ricerca e di benessere.

Il Papa dice che bisogna ricordarsi che il matrimonio è un cammino e non un peso da sopportare tutta la vita…  Come accade questo nella sua esperienza?

credo di aver risposto con la precedente considerazione, il papa ci insegna ad essere tutti cosi, a camminare, prima di tutto è lui che ne da l’esempio, trovo che sia un grande camminatore è sempre alla ricerca non è statico non aspetta dall’altro ma agisce lui

Nell’Amoris Laetitia si parla di una «famiglia da proteggere» da tutto ciò di ideologico viene dall’esterno: in che modo lei si occupa di proteggere la sua famiglia e i suoi cari da questo?

beh prima di tutto per me è importante la preghiera, anche questa non è del tipo ogni mattina mi alzo e recito tante ave Maria e faccio la novena per la mia famiglia, queste cose sono molto utili come tale sono utensili. Per me è custodire dentro. Poi occorre fare tante cose concrete con il proprio partener, sostenendolo valorizzandolo ringraziandolo. In quanto ai propri figli, occorre secondo me cercare fin dall’inizio di capire chi sono loro. Spesso ci rispecchiamo verso i figli ma anche verso il partner, questo è sbagliato, occorre vivere la vita cioè, vivere se stessi e lasciare vivere l’altro. Aiutare i figli a essere se stessi verificarne i desideri più profondi.  Al contrario spesso noi soffochiamo il desiderio dell’altro. Per me dunque custodire, vuol dire prima di ogni cosa rendere forti, cioè se stessi. Da li la difesa la protezione sorge spesso spontanea e si capisce che non significa essere dei super eroi.

Il matrimonio rimanda al carattere indelebile dell’amore di Dio: come lo vive nella sua esperienza?

L’indelebili è collegata al segno che Dio ha dato alla specifica volontà delle due parti, prima di pensare a qualcosa di enorme, lo si può vedere come un patto giuridico arricchito da un sapore unico. Chiaro che se, non si ha questa consapevolezza del sapore unico non esiste il carattere indelebile.

Nella sua quarta parte, l’Amoris Laetitia, presenta l’inno alla carità di San Paolo. È possibile oggi vivere intensamente questa carità? Se si, come?

Credo di avere già risposto, occorre vedere la carità come una meta quotidiana, valorizzare, rispettare, l’altro, tutte cose che ho già espresso in precedenza.

L’amore coniugale sia un amore fecondo, aperto alla vita, e anche quando non ci siano dei figli, si cerchi comunque di essere famiglia, di «rendere domestico il mondo». Com’è possibile oggi vivere questo «essere fecondi»?

Più che parlare di fecondità mi piace l’espressione «rendere domestico il mondo», io credo che  non dobbiamo affannarci nel fare ma nell’essere  vivi dentro. Faccio spesso esperienza che anche un semplice sorriso  crea. La mia casa deve essere un luogo di accoglienza. Mi sembra che i primi cristiani ci diano l’esempio, spero non idealistico, ma riunirsi per cenare insieme e dopo pregare o parlare di Dio, questo è in questo periodo poco utilizzato da noi cristiani come strumento efficace e stabile per la nostra società.

Come la Pastorale familiare aiuta a vivere più intensamente la vostra vita?

Certo ogni pastorale è necessaria. Quella sulla famiglia, secondo il mio modesto e spero prudente punto di vista,  oggi deve essere intesa in senso più largo, non solo la classica famiglia, ma anche quella chiamiamola tra virgolette «struttura» dove due o tre sono insieme e non mi riferisco solo alle famiglie allargate dove occorre un discernimento della chiesa, ma a tutti evitando di divenire delle isole con una marea di comodità a cinque stelle.

Gli ultimi due punti centrali per quanto riguarda il discorso del Papa sono l’educazione dei figli e la misericordia verso chi ha una «vita faticosa». Come si sposano questi due aspetti nella sua esperienza?

In quanto all’educazione dei figli, ripeto che per me il punto forte è partire da loro, dai loro desideri, istaurando in questo modo un dialogo profondo. I figli ne saranno grati, certo non in adolescenza, dove occorrono anche i divieti, i contrasti, i fastidi reciproci. Tuttavia quando si diventa più adulti, si è grati a dei genitori che hanno saputo ascoltare le aspirazioni profonde, quindi hanno saputo ascoltare Dio nei loro figli.

La misericordia dunque è vedere gli altri cosi come sono. Partendo dal fatto che anche Dio mi guarda cosi per come sono, e meno male. Certo la misericordia è anche far crescere, Per me occorre vedersi bene dentro da qui parte ogni missione. Vedersi bene è capire se stessi i propri limiti e le proprie bellezze in questo modo sarò capace di relazionarmi nel miglior modo possibile, senza cercare perfezione ne per me, ne per l’altro.

17 Agosto 2016 | 12:43
Tempo di lettura: ca. 4 min.
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