Migliaia di donne rinchiuse e seviziate in cliniche lager

Getta una nuova luce su una delle pagine più controverse della storia del Novecento il reportage pubblicato dalla «Süddeutsche Zeitung», importante quotidiano tedesco. Nella Germania est decine di migliaia di donne furono picchiate, abusate, violentate e detenute in cliniche lager per essere «rieducate». Una verità devastante, taciuta per decenni e che riemerge oggi soltanto grazie al coraggio di alcune sopravvissute.

Fino alla caduta del muro di Berlino (9 novembre 1989), almeno tremila donne all’anno vennero rinchiuse in speciali strutture sparse su tutto il territorio della Repubblica democratica tedesca (Ddr) per presunte malattie veneree o comunque di tipo sessuale. Erano poi sottoposte a umilianti controlli, regole ferree e castighi disumani che andavano dalla punizione del sonno alle violenze sessuali.

Tutto per diventare «vere socialiste», in base ai canoni dell’allora socialismo reale. Ma in realtà, in queste strutture finivano spesso ragazze povere, sfortunate e con disagi sociali o psichici, o presunti tali.

«Pochissime di loro erano veramente malate» scrive il quotidiano di Monaco. «Erano piuttosto classificate come asociali e perditempo, e sotto il paravento della medicina dovevano essere rieducate per diventare delle persone realmente socialiste. Abusi sessuali, violenze e umiliazioni erano all’ordine del giorno».

Le storie raccolte dalla «Süddeutsche Zeitung» sono atroci. Come quella di Bettina Weben, prelevata dalla polizia per una fuga d’amore da un istituto di minori in cui era stata rinchiusa dopo la morte della madre. Venne portata in un ospedale ad Halle e qui letteralmente detenuta, costretta a sottoporsi a terribili visite ginecologiche, o presunte tali. Alcune delle internate venivano sottoposte a cosiddette «iniezioni di febbre», che dovevano servire a far scoprire presunte infezioni in genere inesistenti. Un altro racconto terribile è quello di Martina Blankenfeld. Da adolescente aveva tentato il suicidio dopo essere stata violentata dal padre e la madre aveva gravi problemi psichici. Venne rinchiusa nel 1978 nella clinica Berlin-Buch. Anche lei, oltre a subire le molestie del personale, fu esposta all’arbitrio e alle violenze dei medici che la sottoposero a presunti esperimenti.

Lo storico della medicina Florian Steger ha intervistato decine di testimoni. Le storie si assomigliano tutte. Si apre così un capitolo nuovo sulla storia della Germania comunista, un capitolo che gli storici non potranno ignorare.

(Osservatore Romano)

6 Aprile 2017 | 09:53
Tempo di lettura: ca. 1 min.
germania (53), nazismo (5)
Condividere questo articolo!