Padre Martin Werlen,
Svizzera

Martin Werlen: «L'abbazia di St. Maurice deve comunicare sugli abusi»

Alla lettura delle accuse di abusi sessuali contro nove canonici dell’Abbazia di Saint-Maurice in Vallese, mons. Martin Werlen è rimasto quasi senza parole. Già abate di Einseideln, Werlen che ora è priore a St. Gerold nel Vorarlberg in Austria, ricorda che nel 2011 aveva avviato un’indagine esterna sugli abusi all’interno del collegio di Svitto. Quindici monaci avevano commesso abusi nei decenni precedenti. Riguardo al Vallese invece, come sappiamo un reportage della RTS ha svelato una situazione non chiara nell’abbazia di St. Maurice dove pure il priore, dopo l’abate che si è dimesso perchè indagato da Roma, sarebbe accusato di abusi. Inoltre altri canonici, viventi e morti, sarebbero abusatori (vedi sotto la notizia)

Cath.ch con kath.ch/traduzione e adattamento redazionecatt

«Ho guardato il rapporto della RTS», dice Martin Werlen, intervistato da kath.ch. «Effettivamente si resta senza parole. È chiaro che molte persone non hanno ancora capito di cosa si tratta – o non vogliono capirlo. (…) Purtroppo i risultati non mi sorprendono. Quello che serve oggi è una comunicazione aperta verso l’interno e verso l’esterno».

Pioniere nella lotta contro gli abusi

L’Abbazia di Einsiedeln, sotto la direzione di Martin Werlen dal 2001 al 2013, è stata un luogo pioniere nella lotta e nella prevenzione degli abusi. «Nel marzo 2010, in diretta al programma televisivo in lingua tedesca «10vor10», il giornalista mi chiese se potevo immaginare una commissione d’inchiesta esterna a Einsiedeln. Ho risposto sostanzialmente: sì, per l’abbazia di Einsiedeln, ma per la Conferenza dei vescovi svizzeri (CVS) non posso esprimermi. È senza dubbio la cosa più importante che ho fatto durante il mio mandato».

Un’indagine esterna ad Einsiedeln nel 2011

«La maggior parte dei confratelli di Einsiedeln ha sostenuto l’inchiesta. Ma altri la ritenevano superflua. Pochi, se non nessuno, hanno posto ostacoli», ricorda Martin Werlen.

«Anche prima di allora, avevamo regolarmente discusso il tema degli abusi nella nostra comunità e invitato degli specialisti a parlarne. Per me era importante non limitarsi a liquidare il problema applicando il cliché del caso singolo, ma scoprire l’aspetto sistemico (…) Il che è possibile solo se non parliamo di abusi in teoria, ma guardiamo insieme ai casi concreti e come sono stati affrontati. È qui che la resistenza sistemica è stata più forte».

Un passo importante

Per Martin Werlen, l’indagine di allora è stata un passo importante, soprattutto per le vittime, ma anche per la comunità, perché ha permesso di sviluppare la prevenzione. «Nessuno poteva più fingere con il mondo esterno che qui il problema non esistesse. Dovevamo lavorare su di esso».

Nel 1998, l’Abbazia di Einsiedeln ha pubblicato le prime linee guida contro gli abusi sessuali. «Sono state redatte su richiesta dell’abate Georg Holzherr, in collaborazione con un avvocato, uno psicologo, un collega cappellano e me. Nel 2002 sono state utilizzate come base per le linee guida che la commissione di esperti sugli abusi sessuali ha redatto per la Conferenza episcopale svizzera».

Da allora, e anche dopo la fine dell’abbaziato di mons. Werlen nel 2013, il lavoro è continuato intensamente. Di recente, la giornata di formazione continua della nostra comunità monastica si è svolta sul tema «Prossimità e distanza»«, conclude Martin Werlen. (cath.ch/kath.ch/mp/redazionecatt)

Martin Werlen è stato abate del monastero di Einsiedeln dal 2001 al 2013. Durante questo periodo è stato anche responsabile del gruppo di lavoro sugli abusi all’interno della CVS. Dal 2020 è priore di St. Gerold nel Vorarlberg (A).

Maurice Page/traduzione e adattamento redazionecatt

Leggi anche: St. Maurice: anche il priore viene accusato di abusi

Padre Martin Werlen, | © kath.ch
21 Novembre 2023 | 16:10
Tempo di lettura: ca. 2 min.
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