Commento

«Madre della Chiesaˮ, quella proclamazione a sorpresa di Paolo VI

Con l’istituzione obbligatoria della festa di Maria Madre della Chiesa nel calendario liturgico romano per il lunedì successivo alla Pentecoste , stabilita da Papa Francesco con un decreto reso noto sabato 3 marzo 2018, si compie un cammino iniziato 54 anni fa. Era il 21 novembre quando Paolo VI, nel discorso conclusivo della terza sessione conciliare, durante la seduta che promulga la costituzione Lumen gentium dedicata alla Chiesa e i decreti sull’ecumenismo e sulle Chiese orientali, proclamava davanti a più di duemila vescovi riuniti in San Pietro, Maria come «Madre della Chiesa».

 

Più volte, negli anni 1959 e 1960 Giovanni XXIII aveva definito in questo modo la Madonna e lo stesso Paolo VI, al termine della seconda sessione di lavori conciliari aveva espresso la speranza che si arrivasse a quella proclamazione. Nelle precedenti sessioni del Vaticano II si era discusso se promulgare a parte uno schema dedicato alla Madonna o se inserire invece un capitolo mariologico nello schema «De Ecclesia». Era prevalsa la posizione dei vescovi tedeschi e austriaci, i quali avevano chiesto al teologo Karl Rahner di preparare uno studio al riguardo.

 

Secondo Rahner il testo della commissione preparatoria, intitolato «Sulla Santa Vergine Maria, Madre della Chiesa», rappresentava «fonte di viva inquietudine» e «sarebbe risultato un male inimmaginabile dal punto di vista ecumenico, sia per quanto riguarda gli orientali e sia per quanto riguarda i protestanti». Lo schema era stato così ridotto fino a farne un capitolo della costituzione sulla Chiesa, ma la proposta era passata per soli 17 voti (1.114 a favore, 1.097 contrari): dal titolo del capitolo erano dunque scomparse le parole «Madre della Chiesa».

 

Il 4 settembre 1964 il cardinale Stefan Wyszynski, primate polacco, a nome dell’episcopato del suo Paese, aveva inviato al Papa una supplica perché si rinnovasse la consacrazione del genere umano al cuore immacolato di Maria e si proclamasse la Madonna «Madre della Chiesa» o «Madre dei popoli». Paolo VI chiese alla commissione dottrinale di studiare la questione, e il parere contrario che quest’ultima aveva riportato era esclusivamente legato a motivi di «convenienza ecumenica».

 

«Il cardinale Ottaviani comunicò al segretario Felici la decisione della Commissione», ricordava monsignor Vincenzo Carbone, «spiegando che il voto negativo era stato motivato da ragioni pastorali, psicologiche ed ecumeniche». L’organismo dottrinale aveva però riconosciuto che il titolo poteva essere ammesso teologicamente. Apprendendo la decisione della commissione, Papa Montini aveva commentato: «Mi dispiace un poco, ma pazienza».

 

La maggioranza dei padri conciliari, come è documentato dai loro interventi e dalle petizioni presentate in aula, non era affatto contraria alla proclamazione. E quando il Papa, inaspettatamente e di sua personale iniziativa, affermò durante il discorso conclusivo della terza sessione conciliare: «A gloria dunque della Vergine e a nostro conforto noi proclamiamo Maria Santissima Madre della Chiesa», l’assemblea dei padri scoppiò in un fragoroso applauso.

 

Non mancarono però le critiche, anche pesanti, all’iniziativa papale. Jean Guitton, il filosofo amico di Montini, presente in basilica, scrisse che il gesto di Paolo VI era sembrato quello «di un ospite che mette a disagio i suoi invitati». Gli invitati erano in questo caso gli osservatori non cattolici. «La decisione del Papa non fu affrettata, né improvvisa. Essa maturò dopo attenta considerazione del dibattito, lunga riflessione e consultazione», ricordava monsignor Carbone.

Andrea Tornielli – VaticanInsider

6 Marzo 2018 | 07:30
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