Alessandro D'Avenia, professore e scrittore.
Ticino e Grigionitaliano

Longlake: il 24 giugno Alessandro D’Avenia con il romanzo «L’appello»

Finisce la scuola dopo un anno diverso, quello del ritorno all’insegnamento in presenza nonostante e con il Covid-19. Un anno difficile che, nel bene e nel male, ha lasciato il segno in tutti quanti. Anche il mondo è diverso, non si capisce ancora se cambiato in meglio o in peggio. Senza dubbio siamo in una società più stretta, materialmente più povera, umanamente più segnata. Adesso si spera, con i vaccini, di recuperare il terreno perso o comunque di tornare a vivere le relazioni con gli altri, con il mondo, con gli amici e anche con la scuola, in pienezza. Già la scuola. Arriva puntuale, alla fine dell’anno scolastico, la possibilità di un confronto sul tema dell’educazione in una serata proposta a Longlake, con un ospite che di scuola se ne intende: il professore di lettere Alessandro D’Avenia, scrittore, sceneggiatore, docente di liceo a Milano, commentatore di Leopardi e Dante, uno che non lascia quieti. D’Avenia presenterà la sua ultima fatica letteraria che «sa» di scuola già nel titolo: «L’appello» (Mondadori, 2020). «E se l’appello – si chiede l’autore – non fosse un semplice elenco? Se pronunciare un nome significasse far esistere un po’ di più chi lo porta? Allora la risposta «presente!» conterrebbe il segreto per un’adesione coraggiosa alla vita». Una scuola che fa esistere le persone, oltre le note e il profitto, una scuola che non sia «somma di istruzione e prestazione» sogna D’Avenia, con una vena forse un po’ utopica ma decisamente molto umana.

Questa è la provocazione che l’autore ci trasmette attraverso il protagonista del romanzo, un professore di chimica di un liceo italiano, Omero Romeo. Romeo, diventato cieco a seguito di una malattia, è costretto ad inventarsi di nuovo nel suo stesso mestiere di insegnante. Privato della vista, mortificato improvvisamente in una parte importante del suo relazionarsi con il mondo e con gli altri, affina altri sensi, come il tatto e l’udito e forse «il cuore». Riceve l’incarico in una classe dell’ultimo anno di liceo, definita «problematica». In quell’aula gli allievi ci vedono bene, ma forse non vedono fino in fondo nel loro cuore, e soprattutto qualcuno, non li ha mai guardati veramente, per quello che sono, ma solo a partire dal loro profitto.

Il professore cieco Romeo per incontrarli ad uno ad uno perfeziona «l’appello». Il metodo è semplice: chiede ai ragazzi, ogni mattina, di raccontarsi. «L’appello», così organizzato da Omero Romeo, al di là della dinamica fantasiosa del romanzo, racchiude un messaggio fondamentale: a scuola c’è bisogno di curare le relazioni. E forse l’anno del Covid-19 ha evidenziato questa necessità, più che in passato. Questo è il primo messaggio. Il secondo tocca il nocciolo dell’educazione come relazione a doppio senso: i contenuti passano – fa capire D’Avenia – per l’autenticità di chi li comunica, un’autenticità che chiede di mettersi in gioco reciprocamente, da una parte e dall’altra della cattedra. In sintesi, la proposta di D’Avenia, espressa magari un po’ filosoficamente, è di «far esistere l’allievo come persona, nell’incontro con l’esistenza del docente». L’uno si mette in gioco con l’altro, perché la conoscenza passa anche per la stima reciproca, la comunicazione di una passione nell’insegnare e nella materia. Quale considerazione trarne noi, reduci dal tempo del Covid-19? Forse la pandemia ci ha fatto vedere con più evidenza che senza relazioni autentiche, in tutti i campi, si va poco lontano.

Per chi è interessato, l’appuntamento è a Longlake, giovedì 24 giugno alle 18, al Boschetto del Parco Ciani: Alessandro D’Avenia dialogherà con il giornalista Jacopo Guerriero a partire dal libro «L’appello».

Alessandro D'Avenia, professore e scrittore.
23 Giugno 2021 | 06:32
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