Il Papa arriva in Mongolia
Papa e Vaticano

ll Papa è in Mongolia, viaggio ai confini della cristianità e del mondo

L’aereo con a bordo il Papa è atterrato nella mattinata del 1 settembre in Mongolia, partito giovedì 31 agosto da Roma. Il programma ufficiale, causa anche i vari fusi orari (vedi sotto) inizierà domani. Durante il volo il Papa ha salutato i giornalisti e parlando del Paese asiatico ne ha evidenziato la cultura «silenziosa». «La Mongolia si capisce con i sensi», ha detto, consigliando un po’ di musica di Borodin, «capace di esprimere cosa significa questa lunghezza e grandezza della Mongolia». Commentando, in una risposta al giornalista dell’Ansa, l’incidente mortale sul lavoro avvenuto nel torinese, ha detto che i lavoratori sono sacri.

Gli orizzonti del viaggio

Sono esattamente 1500 i cattolici in Mongolia. È questo il gregge di fedeli che Francesco sta visitando nel quarantatreesimo viaggio apostolico che lo porta non solo ai confini della cristianità, ma anche del mondo, in un territorio decine di volte più grande della Svizzera ma con una popolazione che è meno della metà di quella elvetica, poco più infatti 3 milioni e 200 mila sono i mongoli che risiedono nel Paese. Questa è la terra del famoso Gengis Khan (1162 – 1227), tra le steppe asiatiche, tra Cina e Russia. Un Paese dove dopo la caduta del regime comunista, nel 1992, è partita un’evangelizzazione guidata dai missionari, in particolare padre Giorgio Marengo, oggi con in suoi 49 anni, il più giovane cardinale della Chiesa cattolica. Il viaggio del Papa dal piccolo gregge in Mongolia porta a guardare ai confini geografici di questa terra, a Russia e Cina, le due potenze alternative agli Stati Uniti che nel mondo multipolare di oggi vogliono avere e trovano la loro rilevanza. La prima con la guerra, la seconda sicuramente con l’economia. Un viaggio che accade durante la mediazione vaticana in corso per la pace in Ucraina, con il cardinale Zuppi che è stato in Russia e Ucraina, poi e andato a Washington da Biden e ha annunciato una visita a Pechino. Lo sguardo però di queste ore va riservato anche ai cristiani che vivono in quella terra. Dopo le folle oceaniche del Portogallo e della giornata mondiale della gioventù di inizio agosto 2023, che ha radunato con Francesco per l’evento conclusivo un milione e mezzo di ragazzi, tra i quali oltre un migliaio di svizzeri con il vescovo Alain ma che (ahinoi) non hanno fatto notizia su molti media laici, ecco arrivare il viaggio ai confini del mondo dove sarà l’esperienza del «piccolo gregge» a dominare. Perché ogni fedele conta per il Papa, ogni Chiesa è importante, soprattutto quelle di periferia. Non per niente Francesco ha dato la porpora di cardinale al missionario italiano Giorgio Marengo facendo di lui il più giovane cardinale del Sacro Collegio. Nella Mongolia che conta oggi 1’500 cristiani, il cristianesimo era totalmente scomparso da diversi secoli, ma è rinato dopo settant’anni di regime comunista e una nuova Costituzione che ha introdotto la libertà religiosa. Accanto alla garanzia di libertà religiosa è stata però la fede popolare a giocare un ruolo: una venerazione sviluppatasi intorno ad una statua della Madonna, rivenuta da una donna e recuperata dalla spazzatura. Un’effigie che rappresenta un segno che viene da lontano e parla di una terra rievangelizzata certo di recente, ma che da qualche parte, nel suo DNA, aveva una relazione con il cristianesimo. Infatti, fin dai primi secoli del cristianesimo, i missionari si diressero in Asia, seguendo le vie della seta e gli antichi sentieri di Alessandro Magno. Anche se la cristianizzazione fu molto più faticosa che in Occidente, fu comunque una realtà. Furono i cristiani caldei, noti come cristiani siro-orientali, a percorrere le strade dell’Asia. Ne troviamo le tracce in India, Afghanistan, Cina e Mongolia. Presenze nelle grandi città e nelle oasi di sosta, un filo pazientemente tessuto che ha legato l’Asia al mondo cristiano. Marco Polo (1254-1324) annota nei suoi scritti la presenza di questi cristiani nelle remote regioni asiatiche. Riguardo a Gengis Khan (1162 – 1227) la madre pare fosse cristiana siro-orientale, mentre di lui era shiamanista. Furono quelli i tempi del grande impero mongolo, creato dal condottiero che riuscì a riunire sotto una sola bandiera diversi gruppi etnici di popoli nomadi. Leader definito – tra leggenda e realtà – «spietato», con i suoi successori arrivò alla conquista della maggior parte dell’Asia Centrale, della Cina, della Russia, della Persia, del Medio Oriente e di parte dell’Europa Centrale, dando vita, anche se per breve tempo, al più vasto impero della storia. In questo contesto sopravvisse un certo cristianesimo, che però non riuscì mai a diventare una religione di massa in Mongolia, forse per la mancanza di legami con Roma, in una terra lontana geograficamente, con le vie di accesso per raggiungerla sostanzialmente in territori islamici, forse per il legame dei mongoli alle religioni etniche e al buddismo. Questo riferimento al passato fa comprendere il valore del ritrovamento dell’effigie mariana di Darkhan, nel nord della Mongolia, una statua lignea di Maria alla quale il cardinale Marengo ha consacrato poi tutta la Mongolia. Ma perché solo ora la visita di un Papa? Va detto che San Giovanni Paolo II avrebbe voluto andare in Mongolia già nell’anno 2000, quando i cattolici locali erano poco più di un centinaio, ma la malferma salute del Pontefice rese un viaggio così lungo e complesso impossibile. Ci va Francesco in un momento storico e politico mondiale teso, dove si vorrebbe imporre il multipolarismo geopolitico non con l’uso della ragione ma con quello delle armi e delle tensioni internazionali. Ci va da pellegrino per rilanciare la testimonianza e in nessun modo il proselitismo, termine che Bergoglio stigmatizza sempre, recandosi in un Paese che è anche crocevia religioso: la maggioranza della popolazione è buddista tibetana (51%), un 40% si dichiara non religiosa, i musulmani sono poco più dei cristiani che complessivamente raggiungono il 1.3% su una popolazione complessiva di 3 milioni e 200 mila abitanti dispersi in un territorio vastissimo. Tra questi cristiani ci sono i 1’500 cattolici che aspettano Bergoglio. Il dato che salta all’occhio è quello dei «senza religione» in una terra segnata storicamente dal buddismo tibetano e dalle religioni etniche locali. Un viaggio alle periferie geografiche del mondo e del cristianesimo che incuriosisce, dato che per Francesco è solo dalla periferia che si può capire la realtà: dalla Mongolia possiamo quindi attenderci che Francesco parli al mondo.

cv

Il programma del viaggio del papa in Mongolia

 Dal 31 agosto sera al 4 settembre, Francesco si reca nel Paese asiatico. Quattro i discorsi previsti del Papa e una omelia per una visita che lo vede partire il 31 agosto alle 18.30 dall’aeroporto internazionale di Roma/Fiumicino diretto a Ulaanbaatar dove l’arrivo è previsto il giorno dopo, primo settembre, alle 10.00 ora locale, all’aeroporto Internazionale «Chinggis Khaan» della capitale dove avverrà l’accoglienza ufficiale senza discorsi.

I momenti della visita

Il viaggio entrerà nel vivo il 2 settembre, alle 9 del mattino (ora locale, Roma +6), con la cerimonia di benvenuto a Sukhbaatar la piazza centrale di Ulaanbaatar e con la successiva visita di cortesia, al presidente della Mongolia Ukhnaagiin Khürelsükh nel Palazzo di Stato. Nel corso della stessa mattinata, il Papa pronuncerà il primo discorso in occasione dell’incontro con le autorità, la società civile e il corpo diplomatico nella sala «Ikh Mongol» del Palazzo di Stato. Poi si svolgerà l’incontro con il presidente del. Grande Hural di Stato e quello con il primo ministro.

L’attività del Papa riprenderà nel pomeriggio, con l’appuntamento con i vescovi, i sacerdoti, i missionari, i consacrati, le consacrate e gli operatori pastorali, nella Cattedrale dei Santi Pietro e Paolo, dove Francesco terrà il secondo discorso. Sono due gli eventi previsti per domenica 3 settembre mattina: l’incontro ecumenico e interreligioso nell’»Hun Theatre», con il terzo discorso del Papa, e il pomeriggio la Santa Messa all’interno della «Steppe Arena», dove Francesco pronuncerà l’omelia. Lunedì 4 settembre, ultimo giorno della visita, si apre con l’incontro con gli operatori della carità e con l’inaugurazione della casa della misericordia, dove Francesco pronuncerà l’ultimo discorso. Segue la cerimonia di congedo presso l’aeroporto internazionale «Chinggis Khaan» di Ulaanbaatar e la partenza alla volta dell’aeroporto internazionale di Roma/Fiumicino dove l’arrivo è previsto per le 17.20 ora di Roma.

Per gli orari e gli eventi seguire le dirette di TV2000 calcolando +6 ore rispetto a Roma/Zurigo

Il Papa arriva in Mongolia | © twitter
1 Settembre 2023 | 10:39
Tempo di lettura: ca. 5 min.
mongolia (16), Papa (1256), Viaggio apostolico (162)
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