Svizzera

«La virtù della semplicità, strada sicura per scegliere bene»

«Siate sinceri e semplici, questo è l’essenziale». Lo scriveva il celebre scrittore russo Fëdor Dostoevskij, in questi giorni di scontro tra Ucraina e Russia spesso rievocato. La semplicità, intesa anche come frugalità di vita, è altresì un valore spirituale alla quale ci rimanda la Quaresima. Allo stesso tema, ha dedicato di recente un «elogio» cartaceo Mariel Mazzocco, professoressa presso la Facoltà di teologia dell’Università di Ginevra, nel suo libro, «Éloge de la simplicité» (edizioni Labor et Fides). Con la studiosa, andiamo alla ricerca della vera essenza della semplicità, sia da un punto di vista etico che spirituale.

Prof.ssa Mazzocco, perché un libro, proprio ora, sulla «semplicità»?
In una società quanto mai complessa la semplicità ci invita ad abbracciare un ideale di rinnovata leggerezza e trasparenza. Come sostenevano gli antichi padri del deserto, colei o colui che è semplice è in grado di trasformare in serenità la sua agitazione trepidante. Certo, trovare la semplicità in mezzo alla cacofonia dei tempi odierni può sembrare una sfida, eppure la strada della semplicità comincia proprio dentro di noi. Diventare semplici è una scelta.

In cosa consiste esattamente questa «semplicità»? È da intendersi unicamente come un valore solo spirituale, o può anche essere un valore etico e materiale?
Contrariamente ad un’opinione diffusa, la semplicità non si oppone alla complessità, bensì alla confusione. L’arte della semplicità è sofisticata, essa consiste nel sapere creare l’unità a partire dalla molteplicità e comporre luce con frammenti di tenebra. Potremmo anche dire che la semplicità non è il risultato di una sottrazione (per esempio, distaccarci dalle cose e dalle persone), ma di una equazione: imparare a discernere l’essenziale. Proprio perché di matrice spirituale, tale semplicità esprime una saggezza pratica avente una componente profondamente etica che può aiutarci a fornire delle risposte anche ai problemi del mondo contemporaneo.

Che contributo hanno dato, nei secoli, gli Autori cristiani alla riflessione su questo tema?
Tanto in Occidente che in Oriente il tema della semplicità è il filo rosso che unisce da secoli autori di differenti tradizioni spirituali. Meditazione, preghiera, silenzio, libertà gravitano nell’orbita della semplicità, andando a irrorare la spiritualità cristiana così come quella delle altre religioni. Tra i tanti autori di origine cristiana che hanno dato un contributo importante alla riflessione sul tema della semplicità, citerei: Filosseno di Mabbug, vescovo siriaco della Chiesa ortodossa del VI secolo, il mistico tedesco medievale Meister Eckhart, la scrittrice spirituale francese del Seicento Madame Guyon, e in tempi più vicini a noi Etty Hillesum, deceduta ad Auschwitz nel 1943.

Il suo libro si apre con un capitolo sulla semplicità e si chiude, invece, con un altro capitolo dedicato alla libertà. È da intendersi come un percorso?
Sì, un percorso per ritrovare il cammino verso noi stessi e abbattere i muri che spesso l’umanità erige per difendersi dalla paura; un viaggio per dissipare la confusione e l’incertezza. Il rapporto tra semplicità interiore e libertà è molto «semplice»: la semplicità è libertà.

Alcuni confondono la semplicità con l’ingenuità. Perché, a differenza dell’ingenuità, la semplicità è un valore?
Se la semplicità innocente e spontanea dell’infanzia può evocare l’ingenuità, ciò non si applica alla semplicità matura, guadagnata con l’esperienza.
Come insegna il vangelo di Matteo (Mt 10,16), nella vita bisognerebbe essere semplici come la colomba, ma prudenti come i serpenti, ossia affinare la propria capacità di discernimento. Virtù attiva, la semplicità può rivelarsi uno strumento decisivo di fronte alle scelte difficili che costellano la nostra vita.

Lei parla anche di «intelligenza del cuore». In cosa consiste?
L’intelligenza del cuore è lo sguardo di chi, libero di ogni sorta di pregiudizio e prevenzione, apre nuovi orizzonti di significato nel mondo; uno sguardo che sa riconoscere anche nelle piccole cose una traccia del divino che ci circonda.

Un capitolo è dedicato, infine, anche all’ «empatia»…
L’empatia è una risposta innanzi alla sofferenza altrui, una nota di speranza suscettibile di spezzare le catene dell’egoismo e della paura. Quello dell’empatia è un viaggio spirituale che dilata il cuore spingendoci ad uscire dai perimetri ristretti del nostro ego, per abbracciare l’altro e il mondo.

A chi consiglierebbe il suo libro?
Un libro di spiritualità non ha mai un «perché». Lo consiglierei a quanti desiderano percorrere un cammino di libertà interiore, al di là dell’inquietudine che pare paralizzare il mondo odierno.

di Laura Quadri

21 Marzo 2022 | 06:22
Tempo di lettura: ca. 3 min.
Condividere questo articolo!