Ticino e Grigionitaliano

«La vacanza: un tempo gratuito per vivere un po’ di riposo in Dio»

di Cristina Uguccioni

La vacanza può fare davvero bene alla vita: ne illustra il motivo, in questa conversazione con Catholica e catt.ch, padre Mauro Giuseppe Lepori. 63 anni, ticinese, è abate generale dell’Ordine Cistercense e vicepresidente dell’Unione dei Superiori Generali.

L’Abate Mauro Lepori

Nel libro della Genesi si legge: «Dio, nel settimo giorno, portò a compimento il lavoro che aveva fatto e cessò nel settimo giorno da ogni suo lavoro che aveva fatto. Dio benedisse il settimo giorno e lo consacrò, perché in esso aveva cessato da ogni lavoro che egli aveva fatto creando» (2,2-3). Pensando alle vacanze estive, come ci istruisce questa pagina biblica?
Il racconto della creazione ci rivela l’opera di Dio e il fine cui tende questa opera: la relazione, l’amicizia con Lui. Il riposo del settimo giorno è il tempo nel quale Dio si trova davanti all’essere umano, creato nel sesto giorno, e l’essere umano si trova davanti a Dio e scopre il senso pieno della propria esistenza. Questo stare insieme, l’uno di fronte all’altro, in amicizia, è il vero riposo. Durante la creazione, ogni sera, Dio si è fermato a contemplare le creature, soprattutto l’uomo e la donna, benedicendole. Tutto è «cosa buona» e reca il segno di questa benedizione, tutto esiste affinché l’uomo e la donna accolgano il dono della comunione con Dio. Consacrare il settimo giorno significa consacrare tempo alla comunione con Lui e con gli altri, una comunione gratuita, quindi scevra da calcoli di utilità o di convenienza. Il precetto del riposo del sabato o della domenica, presente nella tradizione giudaico-cristiana, esiste per permetterci di fare esperienza del riposo in Dio e dell’essere suoi figli. Allo stesso modo, il tempo della vacanza dovrebbe essere dedicato a fermarci per rinnovare questa esperienza costitutiva. La vacanza dovrebbe proprio essere una ri-creazione.

Papa Francesco ha affermato: «L’ossessione del profitto economico e l’efficientismo della tecnica mettono a rischio i ritmi umani della vita, perché la vita ha i suoi ritmi umani. Il tempo del riposo (…) è destinato a noi perché possiamo godere di ciò che non si produce e non si consuma, non si compra e non si vende». E invece vediamo che l’ideologia del profitto e del consumo rischia di minare irreparabilmente anche il tempo del riposo e della vacanza.
Il Papa ha ragione: nel nostro tempo questo rischio è sempre in agguato. Dobbiamo esserne consapevoli e decidere di fermarci. Dovremmo organizzare vacanze che, lungi dal cedere alla frenesia del divertimento coatto e alla logica del consumo, ci diano l’opportunità di vivere la comunione con Dio. Non si tratta di stare in chiesa tutto il giorno, ma di stare di fronte a tutto ricordandoci che il nostro cuore è fatto per Dio. Se non facciamo mai esperienza dell’amicizia con Cristo e con il Padre nella preghiera, nella contemplazione, nel silenzio, non comprenderemo che questo è il compimento di tutto il resto. Accade così anche nei rapporti umani: se non ci fermiamo e non trascorriamo tempo buono con i familiari, con gli amici, se ragioniamo solo in termini di utilità e produttività, non scopriremo la pienezza che questi legami regalano. La gratuità ha bisogno di tempo: la vacanza serve per dare tempo alla gratuità, per dare tempo all’amore di manifestarsi come ciò che più conta nella vita. Vivere la comunione con Dio porta a scoprire che tutto ci è donato: le cose, la natura, le persone e anche noi stessi. Una società che non vive questo riposo in Dio e ha smarrito il senso della creazione è una società incapace di riconoscere che ciascuno di noi, in quanto creato, è dono e quindi possiede un valore assoluto. Per questo una società del genere finisce per calcolare il valore delle persone e scartare quelle che reputa valere poco. Il tempo della vacanza serve a recuperare la consapevolezza che tutto è dono e a vivere il lieto stupore che si accompagna a questa consapevolezza.

Quale riflessione vorrebbe offrire a quei credenti che intendono affollare le vacanze di opere buone da compiere, convinti che nell’edificazione del Regno di Dio non ci si possano permettere momenti di riposo?
Suggerirei loro di ascoltare Gesù che afferma: «Chi rimane in me, e io in lui, porta molto frutto, perché senza di me non potete far nulla». La nostra opera non sono anzitutto le opere buone: è la fede, che permette a Dio di operare attraverso di noi. Non siamo noi a costruire il Regno di Dio: esso è una grazia che – certo – vuole germinare attraverso di noi, ma resta opera di Dio. Il nostro compito è lasciare agire Lui e diventare suoi strumenti, come ha fatto Maria con quel suo «Ecco, sono la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola». Questo atteggiamento non è passività: è apertura fiduciosa all’azione potente e salvifica del Signore. Bisogna contrastare la tentazione dell’attivismo religioso e utilizzare la vacanza anche per imparare a liberarci dalla pretesa di essere gli artefici del Regno.

Quale augurio desidera rivolgere a quanti si accingono a trascorrere un periodo di vacanza?
Auguro di fermarsi per permettere alle persone e alle cose di rivelarsi come un dono di Dio, per permettere alla realtà di rivelare la bellezza della sua gratuità. È proprio questo che ci ritempra e ci riposa veramente, che ci ripone nella nostra verità. Vivere le vacanze in questo modo trasforma la vita e quindi anche la ripresa delle consuete attività sarà diversa perché diventerà facile riconoscere come gratuiti e sorprendenti il lavoro, i colleghi, le incombenze quotidiane. Possano le vacanze rendere gli occhi del cuore capaci di vedere che tutto è grazia.

28 Giugno 2022 | 06:11
Tempo di lettura: ca. 3 min.
Condividere questo articolo!