Foto Vatican Media.
Ticino e Grigionitaliano

Da Figino la testimonianza di Renata e Luca Brunoni: «Benedetto XVI, maestro di umiltà»

di Laura Quadri

Colonia, Valencia: due città, tantissimi ricordi, il sapore di una condivisione autentica, non solo con le migliaia di partecipanti ai due eventi – il primo la Giornata mondiale della Gioventù tenutasi nel 2005, il secondo la Giornata mondiale delle Famiglie del 2006 – ma in primis, soprattutto, con lo stesso papa Benedetto XVI. Ricordi gravati nella mente di Renata Brunoni e del marito Luca di Figino, che ricordano così il Papa emerito: «Penso – sottolinea Renata – che sia stato il Papa giusto al momento giusto, un faro, un timone fermo, per una nave – la Chiesa – portata a navigare in acque poco certe. Ho davvero molto apprezzato, nel tempo, la fermezza della sua fede, anche negli anni in cui si è dovuto ritirare dal suo Pontificato.

È stato un Papa umile, ma forse a volte anche incompreso; eppure la sua umiltà ha parlato più di tutto il resto.

Il suo modo di restare fedele in tutto e per tutto a Cristo è stato impressionante. Dai suoi scritti emergono valori irrinunciabili: anzitutto quello della famiglia e quello della sacralità della vita. Mi auguro che memore della sua eredità la Chiesa possa rinascere». Proprio agli stessi scritti di Benedetto XVI, fa riferimento anche il marito Luca: «Credo siano da indagare, oltre alle sue encicliche e ai suoi testi magisteriali, le ultime pubblicazioni. Penso in particolare al testo Una vita curato dal giornalista Peter Seewald e alle sue Ultime conversazioni. Sono fonti di luce inesauribile. Io stesso leggendoli ho potuto ottenere molta chiarezza ed apprezzare molto anche il suo umorismo linguistico – tutto da scoprire – modellato sulla figura da lui stimata del commediografo tedesco Karl Valentin», sottolinea.

Date significative

Luca è inoltre rimasto colpito da alcune significative coincidenze: «Credo che la morte di un Papa non possa essere un evento casuale. Colpisce che sia avvenuta in giorno di sabato, in ragione dell’alto valore simbolico che egli stesso attribuiva al suo immediato battesimo avvenuto il Sabato Santo. Così anche che Benedetto XVI sia morto nel giorno in cui la Chiesa fa memoria di Papa Silvestro, il grande Pontefice che aveva aperto l’importante stagione della Chiesa costantiniana, modalità in cui il cristianesimo si è configurato sino ai nostri giorni. È curioso che anche Ratzinger, nei suoi ultimi scritti, dichiari a questo proposito di sentirsi sul crinale di un’epoca. «Sento – scriveva – di appartenere a un mondo nuovo che non è ancora iniziato». Inoltre, il 31 dicembre è la data di morte anche di S. Caterina Labouré, a cui si deve l’inizio della devozione alla Medaglia miracolosa. Un legame tutto mariano che si vede anche in altri momenti significativi della vita di Ratzinger: la nascita, ad esempio, nel giorno di Bernardette Soubirous, la veggente dell’Immacolata e la sua rinuncia al ministero proprio nel giorno della Madonna di Lourdes».

«Ricentrare tutto in Cristo»

Infine, il pensiero va alle ultime ore del pontefice: «Sin dall’esperienza di Colonia, dove ebbi l’onore di potermi ingaggiare nell’accompagnamento dei giovani della nostra Diocesi che parteciparono alla Giornata mondiale, mi colpì l’importanza che il Papa decise di dare alla dimensione dell’adorazione, alla preghiera, tutto per ri-centrare la vita dei giovani attorno a Cristo. Così nel suo bellissimo testamento, reso noto in queste ore, ribadisce coerentemente la centralità di Cristo, per la vita di tutti e la sua. Cristo è per lui la verità che si lascia incontrare dagli uomini al di là di qualsiasi costruzione ideologica, una dimensione che valica il tempo della fede e ci ricongiunge con l’eternità. Davvero – ci trasmette il Papa in eredità – che Cristo è la verità e la Chiesa il suo Corpo.

Le sue parole prima di morire, «Signore ti amo!» del resto sono le stesse parole pronunciate nel Vangelo da San Pietro. Così Benedetto è stato Papa fino in fondo e fino all’ultimo».

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5 Gennaio 2023 | 12:52
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