Agnuzzo, Chiesa di S.Andrea: da sinistra: don Carlo Cattaneo, Lisa Bigatto, padre Jarek, Lucia Wicki-Rensch (ACCS)
Ticino e Grigionitaliano

Ticino: la testimonianza di padre Bartkiewicz dalla Bulgaria

«La situazione della piccola minoranza cattolica in Bulgaria – meno dell’1% dei quasi 7 milioni di bulgari – è profondamente cambiata da quando nel maggio 2002 papa Giovanni Paolo II ha visitato questo Paese balcanico, la cui popolazione è a stragrande maggioranza ortodossa», afferma padre Jaroslaw Bartkiewicz. Le relazioni tra le diverse confessioni religiose sono «generalmente buone», dice il religioso francescano che, negli scorsi giorni, ha portato la sua testimonianza nelle celebrazioni eucaristiche e negli incontri comunitari in Ticino.

Testo di Jacques Berset, traduzione di Lisa Bigatto, entrambi collaboratori di «Aiuto alla Chiesa che Soffre (ACN)»

Padre Jarek (abbreviazione di Jaroslaw), religioso 47enne originario della città polacca di Ostrów Mazowiecka, ha visitato dal 27 gennaio al 5 febbraio parrocchie e comunità religiose della Svizzera francese e del Ticino su invito dell’Opera caritativa «Aiuto alla Chiesa che Soffre (ACN)».

In Bulgaria è grande la stima per Giovanni Paolo II

Missionario in Bulgaria dal 2005, padre Jarek spiega la stima di cui gode Giovanni Paolo II in questo Paese, che ha vissuto la persecuzione comunista: tra il 1946 e il 1990, tutti i sacerdoti sono stati imprigionati, le proprietà della Chiesa sono state confiscate, i sacerdoti stranieri sono stati espulsi e i seminari sono stati chiusi. È proprio per aver proclamato, il 31 dicembre 1980, compatroni d’Europa i santi Cirillo e Metodio, «evangelizzatori dei popoli slavi», venerati sia dai cattolici sia dagli ortodossi.   Dopo la sua ordinazione sacerdotale, padre Jarek si è recato in Bulgaria come missionario e ha vissuto nel convento francescano di Pleven, tra le montagne balcaniche e il Danubio, prima di trasferirsi a Sofia, la capitale bulgara, nel convento dei francescani precedentemente occupato dai religiosi carmelitani.

Padre Jarek si ispira a San Massimiliano Kolbe

Convinto della necessità di utilizzare i Media per l’evangelizzazione, a 100 anni esatti dal lancio nel 1922 della rivista «Il Cavaliere dell’Immacolata» del padre francescano Massimiliano Kolbe, martirizzato nel campo di concentramento nazista di Auschwitz, ha dato vita, insieme ad un confratello francescano polacco, all’emittente radiofonica online «Radio Ave Maria», grazie all’aiuto determinante dell’Opera caritativa internazionale cattolica di diritto pontificio «Aiuto alla Chiesa che Soffre (ACN)».   Ispirandosi al ricordo di san Massimiliano Kolbe, «patrono dei giornalisti cattolici», padre Jarek si è impegnato, con l’accordo del suo provinciale di Varsavia, a creare una radio cattolica – non ne esistevano nel Paese – rivolta non solo alla piccola comunità cattolica, ma anche a tutti coloro che sono alla ricerca di spiritualità. Il tutto con la benedizione di Mons. Christo Proykov, attuale vescovo greco-cattolico di Sofia e presidente della Conferenza episcopale bulgara.

Nel 2022 arriva in Bulgaria la prima Radio cattolica

«Ma è stata una vera sfida: non avevo alcuna esperienza su come organizzare una stazione radio, né attrezzature, né soldi, né personale…», ammette il francescano. Ha potuto iniziare grazie al sostegno della sede internazionale di «Aiuto alla Chiesa che Soffre (ACN)» a Königstein, in Germania. «Abbiamo raggiunto rapidamente molte persone, con molti riscontri anche dalla diaspora bulgara all’estero».  Nel 2022 nasce così la prima radio cattolica bulgara, strumento importante per l’evangelizzazione e l’ecumenismo nel Paese, un anno segnato per la Chiesa cattolica in Bulgaria dalle celebrazioni per il 20° anniversario dalla visita di Giovanni Paolo II nel Paese e per il 70° anniversario di quattro martiri bulgari. Tre sacerdoti assunzionisti e un vescovo passionista furono allora assassinati dal regime comunista (vedi riquadro). Nell’ambito di queste celebrazioni, alla presenza del cardinale Leonardo Sandri, inviato del Vaticano, è stata inaugurata la prima radio cattolica bulgara, uno strumento importante per l’evangelizzazione e l’ecumenismo nel Paese.

«Radio Ave Maria» nella casa che fu dell’arcivescovo Roncalli

Dal 22 ottobre 2022, gli studi di «Radio Ave Maria» hanno sede nel centro della capitale bulgara, nella casa restaurata di Mons. Angelo Roncalli, che fu visitatore e poi delegato apostolico a Sofia (dal 1925 al 1934), prima di diventare in seguito papa Giovanni XXIII.  «La Chiesa ha bisogno di un proprio mezzo di comunicazione», sottolinea padre Jarek, «ma non si tratta di avere un’emittente televisiva», perché, a suo avviso, la generazione più giovane non è interessata: i giovani bulgari sono dipendenti dagli smartphone, sono sui social network, su TikTok, ecc. e la radio FM, che è comunque troppo costosa, scomparirà a medio termine. La radio online, invece, può essere ascoltata ovunque e in qualsiasi momento, in auto, a casa, a passeggio… La sua stazione radio è online 24 ore su 24, sette giorni su sette, grazie ad un nutrito gruppo di volontari. Visitano villaggi lontani dalla capitale e ogni domenica «Radio Ave Maria» si alterna nel trasmettere la Santa Messa in bulgaro, in rito latino e in rito bizantino, il rito della piccola comunità greco-cattolica.

In memoria di mons. Roncalli, futuro papa Giovanni XXIII

Padre Jarek ha creato la Fondazione «Angelo Roncalli», che raccoglie le donazioni per finanziare i costi della radio: un’auto per i reportages, la benzina, l’elettricità, ecc. «Ma abbiamo rifiutato i soldi dello Stato, che voleva finanziarci dei progetti, per poter rimanere liberi, perché, come tutti sanno, chi paga comanda! Noi viviamo solo della Divina Provvidenza…». Sebbene la radio sia dedicata principalmente alla spiritualità, riflette anche la realtà del Paese: per decenni, dalla caduta del regime comunista, i giovani hanno desiderato andare a lavorare all’estero, il che ha portato all’invecchiamento della popolazione. «Non conosco una sola famiglia che non abbia visto emigrare alcuni dei suoi membri. Questo riguarda anche le famiglie cattoliche».

I giovani non hanno più bisogno di emigrare

I bambini vengono spesso cresciuti dai nonni, data l’assenza dei genitori. Ma, negli ultimi tempi, la tendenza si sta invertendo, spiega padre Jarek: molti giovani, ormai ben formati, preferiscono rimanere in patria. Trovano lavoro a livello locale, ad esempio in aziende informatiche internazionali. «Ora ci sono più opportunità per i giovani, ma è vero che gli anziani, nei villaggi e anche nelle città, fanno fatica a sopravvivere con le loro piccole pensioni. Le nostre parrocchie stanno facendo del loro meglio per aiutarli, grazie soprattutto a Caritas e all’Ordine di Malta, che forniscono cesti alimentari». Ma, per il frate francescano, la situazione del Paese, considerato il più povero dell’Unione europea, tende a migliorare – «la Bulgaria ha delle potenzialità» – malgrado si sentano le conseguenze della guerra in Ucraina.

Il ricordo della persecuzione

Sotto il regime comunista in Bulgaria, i sacerdoti cattolici furono accusati di seguire gli ordini del Vaticano per svolgere attività antisocialiste ed aiutare i partiti di opposizione. Nel 1949, ai sacerdoti stranieri fu vietato di predicare e al nunzio apostolico fu proibito di tornare in Bulgaria. Le relazioni tra il Vaticano e la Bulgaria si interruppero in quel periodo. All’inizio degli anni Cinquanta, le proprietà delle parrocchie cattoliche furono confiscate, tutte le scuole, i collegi e i club cattolici furono chiusi e la Chiesa cattolica fu privata del suo statuto giuridico. Tra il 1951 e il 1952, durante il processo contro i membri della Chiesa cattolica in Bulgaria, decine di sacerdoti diocesani, oltre a frati cappuccini e assunzionisti, suore e laici, furono condannati, secondo l’accusa, per «aver lavorato per agenzie di intelligence occidentali e per aver raccolto informazioni politiche, economiche e militari per l’Occidente». A seguito di un processo manipolato, tipico della tradizione staliniana, Mons. Evgeny Bossilkov, passionista e vescovo di Nicopoli (beatificato da Giovanni Paolo II il 15 marzo 1998), e i padri Kamen Vitchev, Pavel Djidjov e Josaphat Chichkov furono fucilati in un cortile della prigione centrale di Sofia l’11 novembre 1952.

JB/adattamento redazionecatt

Agnuzzo, Chiesa di S.Andrea: da sinistra: don Carlo Cattaneo, Lisa Bigatto, padre Jarek, Lucia Wicki-Rensch (ACCS) | © accs
7 Febbraio 2024 | 10:09
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